Martedì i volontari e le volontarie di Greenpeace sono entrati in azione a Salerno per chiedere di cambiare il nostro sistema di produzione di cibo e abbandonare il sistema degli allevamenti intensivi. Gruppi di volontari dell’associazione ambientalista hanno allestito dei punti informativi al Supermercato Carrefour in Via Posidonia n°132 in Salerno con “carrelli parlanti” che mostravano le conseguenze ambientali e sanitarie della zootecnia intensiva, mentre dei finti spot promozionali invitavano a scoprire le “offerte sconvenienti” del sistema degli allevamenti intensivi. “La produzione intensiva di carne è uno dei principali motori di deforestazione e perdita di biodiversità, due importanti fattori di rischio per il verificarsi di epidemie, perché possono favorire nuovi salti di specie (spillover) di virus e batteri dagli animali agli esseri umani. Negli allevamenti intensivi, inoltre, tanti animali sono costretti a vivere in spazi ristretti: un ambiente ideale per il proliferare di agenti patogeni come i coronavirus e i virus dell’influenza. Anche se non compare in etichetta, il rischio di nuove epidemie è un prezzo troppo alto da pagare per continuare a produrre sempre più carne a basso costo”, dichiara Simona Savini, campagna Agricoltura di Greenpeace Italia. Invertire la rotta è possibile: Greenpeace chiede al governo di usare i fondi pubblici per accompagnare una transizione ecologica del settore, sostenendo economicamente le aziende che producono su piccola scala e gli allevatori che intendono uscire dal modello intensivo riducendo anche il numero degli animali allevati. Questo dovrebbe essere un pilastro delle politiche agricole che l’Italia è chiamata ad adottare entro dicembre 2021. La scorsa settimana gli attivisti e le attiviste di Greenpeace erano invece entrati in azione davanti al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf), riuscendo a strappare un incontro con il ministro Stefano Patuanelli, che si è mostrato favorevole al confronto sulle proposte dell’associazione per superare il problema posto dagli allevamenti intensivi italiani.
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