di Arturo Calabrese
Il curriculum di Vincenzo Pepe, candidato della Lega nel collegio proporzionale di Napoli per il Senato, è ancora lungo. In questa seconda parte, si cercherà di rinfrescare la memoria di lettori ed elettori, al fine di dare un quadro più completo della situazione. Prima di iniziare, è giusto sottolineare l’innocenza dei diretti interessati fino al terzo grado di giudizio e soprattutto la buona fede di chi oggi tenta di sedersi a Palazzo Madama per il collegio napoletano nonostante, come nel caso di Pepe, sia originario del Cilento e viva ad Agropoli. Altro elemento di cui parlare è la mancata par condicio che si è concretizzata nella serata di martedì a Vatolla presso Palazzo Vargas, sede della Fondazione Giambattista Vico di cui Pepe era presidente per poi abdicare in favore del figlio Luigi Maria, anche lui molto famoso alle cronache e ben abituato a leggere il suo nome sui giornali.
I Fiori del male
Mai titolo fu più adatto. Il Gal Cilento Regeneratio, di cui la Fondazione è socio maggioritario per la parte privata, ha organizzato una serie di eventi culturali in vari centri del Cilento. Martedì sera, in quel di Vatolla, il Gal e la Fondazione hanno consegnato, come riporta il manifesto dell’evento, il “Premio Cittadinanza onoraria del Cilento” a Antonella Polimeni, rettore dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Da capire il significato di tale premio: a nome di chi è stata conferita la cittadinanza onoraria? I simboli dei comuni che campeggiano nel medesimo manifesto stanno ad indicare che dando il patrocinio sono concordi con tale scelta? E se sì, quali sono le motivazioni? E soprattutto, perché pochi comuni possono parlare a nome di un intero territorio? Domande che molto probabilmente rimarranno inevase, ma su cui la politica locale dovrebbe interrogarsi. Una cittadinanza onoraria è un atto voluto dal consiglio comunale, chiamato ad esprimersi su proposta del sindaco. Lo si vota in pubblica assise, come ogni altro atto. A Vatolla, non sembra ci sia stato alcun consiglio comunale. Presente alla serata anche Luca Cerretani, consigliere provinciale in forza al Partito Democratico, che sui social la mostra con fierezza. «Una bellissima serata a Vatolla in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria del Cilento alla Prof.ssa Antonella Polimeni, magnifica rettrice dell’Università “La Sapienza” di Roma, riferimento culturale internazionale e scienziata di chiara fama – scrive con orgoglio – le sale di Palazzo de Vargas sono fuori dal tempo avendo ospitato i pensieri sul governo mondiale dei popoli di Giambattista Vico alla fine del seicento ed allo stesso tempo dentro al tempo fungendo da laboratorio di sviluppo locale del territorio». Parole che confermano il conferimento di una cittadinanza onoraria a nome e per conto di non si sa bene chi. Nelle foto che completano il post, nel quale stranamente mancano i soliti ringraziamenti a cui Cerretani ha abituato gli internauti, si nota anche Vincenzo Pepe. In piena campagna elettorale, dunque, con l’appoggio di enti pubblici, si permette ad un candidato di parlare senza dare agli avversari politici la medesima possibilità. Pepe è candidato nel collegio napoletano, nulla di più vero, ma la sua presenza può ugualmente influenzare la campagna elettorale, essendo ormai lui un volto legato ad un certo partito politico, anche se è difficile capire quale. Pepe nel Cilento è espressione del Gal, ente pubblico a traino Pd. La stessa presenza del consigliere Cerretani è emblematica in tal senso. Fuori dai confini cilentani, però, Pepe diventa leghista.
“Vico Nero”
Vicenda cardine dell’operato di Pepe. La vicenda risale al marzo del 2020, quando la Guardia di Finanza procedette con un sequestro a Vatolla, seguito da un decreto preventivo firmato dal Giudice per le indagini preliminari Sergio Marotta. L’indagine sul candidato Vincenzo Pepe è per evasione fiscale e truffa aggravata ai danni dello Stato. Il provvedimento, in possesso di chi scrive, è stato confermato dal Riesame e circa un anno dopo, nel febbraio del 2021, ha subito la stessa sorte in Cassazione. Il decreto di sequestro preventivo segue la serrata attività delle Fiamme Gialle che hanno seguito un contributo della Regione Campania alla Fondazione Vico pari a 300mila euro “per lo sviluppo di imprese innovative nel settore del turismo sostenibile”. Stando alle accuse, i soldi sono stati ottenuti in seguito alla presentazione di false fatture. Ad emetterle, tra gli altri indagati, anche Alfonso Maria, anch’egli figlio di Pepe, in qualità di rappresentante di “ALA ITALIA SRL” «al fine – scrive Marotta – di consentire alla Fondazione l’evasione delle imposte sui redditi e sul valore aggiunto». Giusto per citarne una, e sempre con lo scopo di dare un quadro più ampio al lettore e all’elettore, la società avrebbe una fattura di 20mila euro per «”lavori di adeguamento degli impianti alla normativa di sicurezza vigente e realizzazione di impianto antintrusione – Palazzo De Vargas” – si legge – (fattura che differisce per l’oggetto dalla copia ricevuta nella contabilità dell’emittente, società priva della strutturazione aziendale necessaria per l’esecuzione delle prestazioni)». Tra le accuse della procura vallese, però, c’è dell’altro. Sotto la lente d’ingrandimento, è finita la cessione ad una società di liquidazione, che può essere ricondotta al candidato ed alla moglie, di ben 26 quadri e diverse cartine geografiche di immenso valore di proprietà della Fondazione, senza che la stessa ne avesse beneficio. E, ancora, c’è una presunta omissione di redditi per circa 4 milioni di euro, un’evasione di imposte per un milione e mezzo e bonifici sui conti correnti degli indagati la cui motivazione è ancora da accertare.
(continua)