di Erika Noschese
Non bastava la totale assenza di manutenzione ordinaria e straordinaria dell’impianto, né il fatto che le panchine sono arrivate dopo soli tre anni e siano comunque inadatte allo spazio cui sono destinate. Ora, al “Vestuti”, sono vespe e calabroni a svolgere le attività di preparazione atletica pre-campionato, a tal punto da mettere in seria difficoltà le società sportive aventi diritto, che si sono sentite comunicare la temporanea indisponibilità dell’impianto a causa della presenza di più nidi di questi insetti. Non è bastata nemmeno la rassicurazione dell’intervento di un esperto, accorso ieri (in tempi record, va detto, rispetto agli standard cui questa “abilissima” amministrazione ci ha abituati, soprattutto su quest’impianto, ndr) per verificare le condizioni in cui versasse lo stadio di piazza Casalbore: non è stato possibile trovare i nidi ancora presenti per cui, nonostante le rimozioni di altri nidi già avvenute nei giorni scorsi, lo status di inagibilità resta tale. Le attività delle associazioni sportive sono a rischio e si ipotizzano già soluzioni alternative per la ripresa degli allenamenti, una situazione che getta un’ombra su un’infrastruttura già di per sé precaria. I Vigili del Fuoco, intervenuti nei giorni scorsi, hanno rimosso due alveari ben visibili sulla parte alta della tribuna, ma la presenza di numerosi insetti in campo rende ancora impraticabile l’utilizzo dello stadio. Alcune voci suggeriscono che il problema sia legato al ristagno d’acqua: un’ulteriore conferma delle condizioni di degrado in cui versa l’intera struttura. L’amministrazione, che aveva previsto l’intervento tempestivo di un esperto auspicando una facile risoluzione del problema, non è riuscita a risolvere alcunché. Anzi, si è sentita dire che la situazione è più complicata del previsto. Di fronte a questa emergenza, emerge un quadro desolante di inerzia e abbandono. L’unica struttura polivalente della città è al collasso, mentre la politica locale “sembra” (con virgolette sarcastiche dovute) disinteressarsi della questione. In questo scenario, il dibattito si concentra sull’assurdo teatrino di richieste di fondi regionali che, come ormai chiarito, non arriveranno. Una tattica che sa di farsa e che sembra avere il solo scopo di simulare una presunta operatività, mentre la realtà dei fatti dimostra un immobilismo totale. Il “Vestuti”, invece di essere un fiore all’occhiello per la città, è diventato il simbolo della vergogna e dell’incuria: una situazione di cui nessuno osa parlare, né in maggioranza né all’opposizione, se non per alimentare una narrazione vuota di contenuti e di azioni concrete. Le vespe e i calabroni sono solo l’ultimo, amaro, segnale di un degrado profondo, con buona pace di chi dice di interessarsi a piè spedito delle attività sportive salernitane ma solo con proclami “vuoti” in termini di sostanza, visti i risultati cui devono amaramente far fronte numerose società sportive cittadine. Non è bastato, infatti, far partire il bando per la concessione in uso degli spazi sportivi comunali, per la stagione 2025/2026, soltanto a fine luglio, impostando come termine ultimo per le richieste il 31 agosto – gli altri anni si era almeno arrivati ad aprire questa finestra impostando il termine ultimo per presentare le richieste delle società sportive al 31 luglio, al fine di garantire alle società aventi diritto di iniziare le proprie attività nei tempi giusti –. Fortunatamente la città si ritiene europea e non biblica, altrimenti al posto di vespe e calabroni ci saremmo ritrovati a fronteggiare rane, zanzare e mosche o addirittura le locuste. E visto che l’amministrazione ha avuto (e sta avendo) evidenti difficoltà anche con topi e blatte, che non rientrano tra le piaghe d’Egitto ma tra i problemi che ogni amministrazione dovrebbe saper prevenire anziché “curare” (per non dire pescare, come nel caso dei topi), viene da immaginare che la poca attività proficua in favore dell’impianto di piazza Casalbore, unito all’assenza di reali attività di disinfestazione annunciate dal medesimo Comune di Salerno, avrebbe potuto generare il panico generale. Che occorra davvero “il pugno duro” di Conor McGregor (o Connor, come ha voluto chiamarlo un consigliere di opposizione durante le sue attività di propaganda) per risollevare Salerno dal baratro?





