Antonio Manzo
Il covo scientifico del Garante Nazionale Privacy nasce e cresce dall’università di Salerno. E’ questo uno dei motivi pe i quali la Procura Regionale della Corte dei Conti di Roma ha avviato la sua indagine per un presunto danno erariale chiedendo tutte le carte relative a due consulenze autorizzate dall’ateneo salernitano per i compiti presso Pasquale Stanzione. Presidente dell’Autorità nazionale Garante Privacy già docente emerito di diritto privato all’università di Salerno. Sono due i docenti in aspettativa per il ruolo assunto all’Authority. Non sarebbero le sole circostante che hanno incuriosito i magistrati contabili tanto da aver ipotizzato il covo scientifico originario dal qual è partito uno scandalo nazionale ancora da scoprire. L’ipotesi: un centro di potere per scambi di favori, un crocevia di confilitti di interessi, un palcoscenico per il protagonismo giroidico di alcuni dei membri ampiamente pagati per la recita ben remunerata. A sostegno dell’accusa, tutta da dimostrare, sul sito dell’Autorità Garante c’è in dossier intitolato Garantismi o personalismi? pubblicato nel luglio scorso a firma di un inconsapevole Stefano Rodotà (appositamente richiamato dall’aldilà mentre giovava a scacchi, fa sarcasticamente notare chi ha pubblicizzato il dossier). Naturalmente il consiglio Autorità scade nel 2027 e dovrà essere rinnovato dal Parlamento. Nel frattempo c’è una scheda per ogni componente, a partire dal presidente Stanzione, nel dossier individuati nella più classica confraternita dei “baroni” dell’università italiana e descritto con frasi della nostra inchiesta giornalistica sull’amichettismo all’università di Salerno. Questi riferimenti individuati con nomi e cognomi, rispetto a quello anonimi contenuti nel dossier del Garante, sono stati segnalati nell’inchiesta giornalistica anche alla Procura della Repubblica di Salerno, competente per i reati informatici, e di Nocera Inferiore, competente per gli eventuali reati sulla gestione dei concorsi interni alla stessa università. Negli ultimi anni sono usciti alcuni giuristi che hanno avuto legami con l’Autorità Garante Protezione Dati Personali. E’ il caso di un allievo prediletto di Stanzione, l’avvocato Giovanni Maria Riccio, socio fondatore e docente Unisa di diritto privato comparato, a tanto da indurre Guido Scorza a nominare responsabile dello studio E-Lex di Roma, la moglie che è un avvocato civilista con incarichi istituzionali ma in altro settore ministeriale. Sia la moglie che Riccio gestiscono lo studio del consigliere Autority Guido Scorza. Riccio svolge consulenza privacy per Telepass e Ita Airways ed è molto vicino a Stanzione e Guido Scorza. Essere amici non è reato, ma comincia a diventarlo quando il conflitto di interessi diventa chiaro e palese, con inevitabile intreccio economico. Così come i magistrati contabili intenderebbero verificare se l’attività professionale del professore salernitano professor Salvatore Sica, noto in tutt’Italia per la sua competenza in materia di privacy si intreccerebbe con l’attività istituzionale del suo maestro Pasquale Stanzione. Recentemente si è verificato un episodio presso l’Autority sugli stop deliberati dal Garante per ChatGPT. Dall’atto di contestazione notificato a ChaptGpt si è passati nel giro di un paio di anni a provvedimenti liberatori con l’intervento di uno studio legale privato specializzato. “Se fossi ancora tra voi avrei 92 anni” dice il falso Stefano Rodotà nel suo dossier con schede per ciascun membro del Collegio Garante da Pasquale Stanzione, presidente, in quota Pd ma eletto per anzianità, a Ginevra Cerrina Feroni vice presidente in quota Lega, a Guido Scorza in quota Cinque Stelle e Agostino Chiglia in quota Fratelli d’Italia. Sui membri del Collegio vale la pena ritornare. Resta nella storia istituzionale lo scontro avuto da Stanzione come presidente Privacy con l’allora premier Mario Draghi. Nel pieno dei primi giorni Covid, Stanzione va a Palazzo Chigi con la proposta di adeguare i compensi dei membri del Collegio del Garante. Fino al 2021 i compensi erano di 240mila euro lordi, l’anno per il presidente e 160 mila agli altri consiglieri. Sotto il Governo Draghi con la pressione dei membri del Collegio i compensi furono tutti portati tutti a 240 mila euro. Si tratta di uno dei compensi più alti previsti dalla legge italiana per un dipendente pubblico, inferiore solo a quello del Primo presidente della Corte di Cassazione e superiore a quello del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che nel 2022 si è volontariamente ridotto il compenso annuale da 239mila euro a 180mila lordi l’anno. Per Stanzione i compensi risultano minori perché conguagliati con la pensione da professore ordinario che egli già percepisce. Il redditizio covo scientifico nato all’università di Salerno garantisce, per compensi così alti, un approccio eticamente impeccabile.





