di Monica De Santis
“Il mostro non è mio fratello” così Luca Palmieri ieri al Tg3 commenta l’orrendo omicidio avvenuto per mano della cognata e di due dei quattro nipoti a Giffoni Valle Piana. Luca, fratello di Ciro spiega che Monica Milite le aveva detto poche ore dopo la presunta scomparsa di Ciro che “Se n’è andato, non è tornato, sono venuti a prenderlo delle persone di un brutto giro”. Una bugia perchè nessuno era andato a prendere Ciro e lui non era andato via, ma bensì era stato massacrato, dalla moglie Monica Milite, dal figlio Massimiliano e da un altro figlio di 15 anni. “Non giustifico e non ammetto le violenze, ma arrivare da uno schiaffo ad una atrocità del genere – dice ancora il fratello Luca – Io penso che il mostro non sia Ciro”. Alla base del delitto potrebbe esserci un quadro di violenze domestiche perpetrato per anni dal 43enne nei confronti della moglie. Violenze che alla fine hanno spinto Monica a difendersi nel peggiore dei modi, uccidendo il marito dal quale si stava separando. Intanto non sono stati ancora fissati gli interrogatori di garanzia dei tre indagati per l’omicidio di Ciro. Venerdì pomeriggio il figlio 15enne, assistito dall’avvocato Damiano Cantalupo, è stato ascoltato dal procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Salerno. Adesso si attende la fissazione dell’interrogatorio dinanzi al giudice per le indagini preliminari. Dopo sarà ascoltata la mamma Monica Milite ed il fratello ventenne Massimiliano che nelle prossime ore potrebbero avere un primo incontro con il loro legale di fiducia. I tre sono ritenuti responsabili di omicidio volontario aggravato anche dalla crudeltà dell’azione e di occultamento di cadavere. E’ stato affidato ai servizi sociali, invece, il figlio 11enne che era in casa al momento dell’omicidio e, come si evince dalle immagini delle telecamere di video sorveglianza, ha assistito a tutto. E’ rientrato a Giffoni Valle Piana pure il primogenito di Ciro Palmieri e Monica Milite che lavora al Nord e a cui, adesso, spetterà il compito di seguire l’evoluzione di questa drammatica vicenda. Gli investigatori stanno ricostruendo il contesto familiare nel quale è maturato l’agghiacciante delitto. E il sospetto, basato su una serie di testimonianze ed indizi, è che alla base di tutto possa esserci una condizione di disagio e violenze. In particolare, sette anni fa Monica Milite denunciò per maltrattamenti il marito ma, da quanto si apprende, poi avrebbe ritrattato quelle accuse. Probabile, però, che quei problemi familiari non siano mai stati superati del tutto e che la situazione sia tragicamente precipitata nel pomeriggio del 29 luglio. Le immagini registrate dalle telecamere di video sorveglianza hanno immortalato la lite scoppiata nell’abitazione di via Marano e, soprattutto, la reazione d’impeto avuta prima dalla moglie e poi dai figli che hanno colpito con più coltelli il 43enne, fino ad ucciderlo. Secondo il racconto di alcuni vicini la coppia era solita litigare. Spesso si sentivano provenire da quella casa le urla di Ciro, solito a perdere la calma con la moglie e d anche con i figli.