di Marco De Martino
SALERNO – 11 punti in otto giornate, 10 gol fatti ed altrettanti subiti, decimo posto in classifica in coabitazione con diverse squadre tra cui le corazzate Palermo e Cremonese: un bottino da non disprezzare quello conquistato dalla Salernitana di Martusciello, reduce da una autentica rivoluzione estiva, operata dal direttore sportivo Gianluca Petrachi, che ha letteralmente rivoltato come un guanto l’organico. Dopo due mesi di campionato ed in vista di un ottobre di fuoco con le sfide a Spezia, Cremonese e Cesena che diranno molto sulle ambizioni di Sepe e compagni, è già il momento di fare un primo consuntivo di cosa c’è che sta andando per il verso giusto e cosa meno.
COSA VA Il primo punto positivo di questa Salernitana è l’aver ritrovato un gruppo unito, coeso e che viaggia verso una sola direzione. Le macerie accumulatesi nella passata stagione sono state spazzate vie dal lavoro certosino di Martusciello e Petrachi, i quali hanno plasmato un gruppo disteso, con il sorriso e con la voglia di divertirsi in allenamento e in partita. La fotografia è la festa dei calciatori, in primis di Kallon, sostituito 25’ dopo il suo ingresso in campo, dopo l’impresa di Palermo. Altra nota positiva è quella del miglioramento della fase difensiva. Dopo aver subito 10 gol nelle prime cinque giornate, con una media retrocessione di due gol incassati a gara, la Salernitana ha svoltato negli ultimi 270’ collezionando ben tre clean sheet, evento che non si verificava da ben quattro anni. Una rondine non fa primavera, è vero, ma è pur vero che gli innesti di Stojanovic e Ferrari ed i progressi di Bronn, Sepe e Njoh ma anche l’attenzione dei centrocampisti ed il sacrificio degli attaccanti hanno conferito equilibrio al pacchetto arretrato. Bisogna continuare così anche perché i campionati si vincono (anche) subendo pochi gol. Terzo punto a favore dei granata è l’esplosione del talento di Lorenzo Amatucci. Il classe 2004, già paragonato a Roberto Breda, suo mentore lo scorso anno a Terni, è già primo in serie B nella classifica dei contrasti effettuati e di quelli vinti. La sua personalità, unita alle ottime qualità tecniche, hanno ridestato la manovra della Salernitana e donato equilibrio ai reparti. Dulcis in fundo, l’usato sicuro come ama definirlo Giovanni Martusciello. La rinascita di Sepe, Bronn e Simy è un vanto per il tecnico ma anche per Petrachi che, in ritiro, ha parlato tanto ai pochissimi calciatori reduci dal triennio di serie A. Il portiere, investito dei gradi di capitano, ha ritrovato il campo e, con esso, la sicurezza tra i pali. Il tunisino, al di là di qualche amnesia, si sta dimostrando un buon difensore mentre il nigeriano, dopo anni di sbeffeggiamenti nei suoi confronti, si sta prendendo una silenziosa ma significativa rivincita.
COSA NON VA Le note stonate iniziano con la difficoltà a trovare la via del gol da parte degli attaccanti. A parte Simy e Braaf, gli altri componenti del pacchetto avanzato della Salernitana non sono sembrati ancora brillanti negli ultimi sedici metri avversari. Wlodarczyk, nonostante la fiducia di Martusciello, ha confezionato solo un assist ed ha fallito una clamorosa occasione da gol a Reggio Emilia. Torregrossa si è fatto notare più per le proteste e per gli errori sotto porta che per la sua fama di attaccante navigato e spettacolare. Kallon è stato fermato dalla maxi squalifica, mentre Dalmonte da un paio di infortuni muscolari. Discorso a parte per Valencia che, nonostante il gol importantissimo e molto bello messo a segno contro la Sampdoria e le prime quattro gare da titolare, è uscito dai radar a causa della sua situazione contrattuale. Un peccato. Un altro punto negativo è rappresentato dagli infortuni che hanno falcidiato soprattutto il centrocampo. Tongya e Reine-Adelaide sono stati costretti a fermarsi già due volte, mentre, a fasi alterne, Soriano e Maggiore, tutti sempre per noie di carattere muscolare. La società, in tempi non sospetti, aveva promesso un centro all’avanguardia per prevenire e curare gli infortuni ma, ad oggi, nulla è stato fatto e la situazione è rimasta la stessa degli ultimi anni. I tanti infortuni forniscono l’assist per parlare della terza nota stonata granata, ovvero quella della mancanza di alternative nella zona nevralgica del campo. Amatucci è stato costretto ad un super impiego e non ha un alter ego in rosa. Lo stesso Tello è stato subito catapultato in campo senza avere avuto la possibilità di comprendere al meglio gli schemi di Martusciello ed andando incontro a brutte figure. Tongya ha dovuto più volte tappare falle, finendo per giocare quasi sempre da mezzala e incappando, nel match con il Pisa, nel secondo infortunio muscolare stagionale. Un altro under, o magari anche uno tra Mamadou Coulibaly o Legowski, avrebbe fatto comodo… Chiusura dedicata al vero, grosso e probabilmente più complesso problema di questa Salernitana, la situazione societaria. Danilo Iervolino, proprietario e non più presidente, continua (a detta di Petrachi) a dirigere la Salernitana ma anche a trattarne la cessione. Un modus operandi che preoccupa la tifoseria, inebriata dal gioco ancora in stato embrionale di questa squadra ma che al momento non può sognare in grande visti gli scenari futuri poco rassicuranti. Cessione o rilancio? Probabilmente Iervolino non ha ancora deciso. Magari questa Salernitana bella ma ancora in fase di crescita, contribuirà a fargli prendere una decisione definitiva. In un senso o nell’altro.