di Matteo Gallo
C’è un unico filo luminoso a tenere insieme le centoventi pagine del libro di don Antonio Quaranta, sacerdote salernitano alla guida della chiesa di San Vincenzo de’ Paoli. E’ la testimonianza dell’amore di Dio che, nella sua prima opera letteraria dal titolo ‘Una giornata lunga una vita’, si fa inizialmente rilegatura solida e stabile e successivamente, nel divenire narrativo, cammino che attraversa la realtà del mondo per depositarsi nel cuore del lettore. La pubblicazione, edita da Cantagalli e i cui proventi saranno destinati dall’autore a favore di opere di misericordia, è stata presentata ufficialmente nelle sale dell’ex Colonia San Giuseppe alla presenza, in particolare, di monsignor Carlo Villano, vescovo ausiliare della diocesi di Pozzuoli. “L’esigenza di scrivere questo libro –spiega don Antonio Quaranta- nasce dal voler condividere la bellissima esperienza di Dio che riempie le mie giornate ed è il senso della mia vita. Il libro vuole far emergere, attraverso le storie concrete delle persone, che Dio è inscritto dentro ogni uomo, con l’intento di aiutare a riflettere sulla vita, rendere ragione che l’uomo è la via per arrivare a Dio e del perché l’uomo ne ha cancellato le tracce”. Matrimonio. Adolescenza. Anzianità. Carriera. Aborto. Malattia. Genitorialità. Le storie raccontate hanno un nome e un cuore. Si incarnano nella vita di tutti giorni, di donne e uomini comuni e si pongono come paradigma della condizione umana ab origine, fin dalla sua origine, in principio dei tempi e in ogni tempo. “Questo libro -sottolinea don Antonio Quaranta- si rivolge a tutti perché si pone le domande che, tutti, prima o poi, devono affrontare. Da dove viene il male? Perché il soffrire? Perché l’amare? Quale senso c’è in ogni nascere se c’è un dover morire? Perché l’infelicità? Dov’è Dio? Ho cercato di tradurre “l’essere come quotidianità”, così che tutti possano interrogarsi, guardare in modo diverso la realtà e, forse, avvicinarsi a Dio”. Per il sacerdote salernitano “nelle nostre si celano le scelte che determinano la vita, quell’istante che, con il suo decidersi per qualcosa o qualcuno, si irradia nelle sue conseguenze per tutta una vita. La fede è un sentimento e, ove è vissuta, permette di sperimentare nelle vicissitudini della nostra vita la Sua presenza. “. Padre Antonio Quaranta ha conseguito nel 2013 il dottorato in Teologia presso il Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia. Dal 2000 è assistente spirituale dell’associazione Dives in Misericordia, ente privato di diritto diocesano volto alla diffusione del culto della Divina Misericordia voluto da Giovanni Paolo II. Dal 2001 è esorcista e dal 2016 membro Cae della diocesi di Salerno Campagna Acerno. Nel libro ‘Una giornata lunga un vita’ il sentimento dell’amore si fa verbo: “L’amore, nel suo nocciolo essenziale, è cura e l’uomo, nel suo ciclo vitale, manifesta ed esprime questo bisogno vicendevole di essere oggetto e soggetto di amore -sostiene il sacerdote-. Il creato ci manifesta l’amore di qualcuno che si prende cura di noi, cioè ci ama. Ma non basta solo “sentire” qualcosa per qualcuno o qualcosa a determinare la “verità” del sentimento, quindi è necessario conoscere ciò che si ama per poterlo rispettare nella verità del suo essere e conoscere l’amare nella sua forma perfetta: in Cristo c’è l’amore e l’amare perfetto, perché Dio è amore e la sua creatura è una creatura creata per amore e per amare”. Centrale il ruolo della famiglia: “La realtà familiare –precisa don Antonio Quaranta- è la via della vita e la via dell’amore e del “vero amore”, dove si esercita l’amare misurandosi con le proprie e altrui fragilità, trovando nell’amore di Cristo la forza per superarle e nell’amare insegnato da Cristo come correggerle”. “Le vicende umane -prosegue- non spengono la luce su Dio ma dimostrano che l’uomo spegne dentro di sé la luce di Dio. Per noi cristiani il sacramento del battesimo ci dona una condizione straordinaria: siamo resi figli, possiamo chiamarlo padre, ci dona il Suo Spirito. A quale grande intimità possiamo giungere? Gesù nel Vangelo ha detto espressamente: Io sarò con voi fino alla fine del mondo”. Nella seconda parte del libro lo sguardo e la riflessione del sacerdote salernitano sono rivolti al tempo presente: “La società contemporanea è sempre più chiaramente una società post cristiana ma le domande esistenziali sono dentro ogni uomo e scaturiscono proprio dall’essere una creatura d’amore per sé e per gli altri ed emergono davanti alla vita, alla sofferenza e alla morte. Ma queste domande che sono dentro di noi per aiutarci a comprendere la nostra condizione di creatura e trovare in Cristo le risposte, sono depotenziate perché affidate alla scienza e alla tecnica che promettono con le loro conoscenze la soluzione futura alla condizione dell’uomo”. L’uomo, secondo il parroco di San Vincenzo de’ Paoli, “pur avendo conquistato tanto con la scienza e la tecnologia vive la paura del vivere, del soffrire e del morire, e questo accade perché non conosce veramente Dio nella bellezza tenerezza ed eternità. L’uomo ha bisogno di Dio e del suo amore, non solo come conoscenza di un’esistenza, ma come realtà ontologica cioè Dio è indispensabile alla Sua creatura perché possa giungere alla vera felicità”. “Dio –conclude don Antonio Quaranta- non è un postulato o una invenzione umana per giustificare la realtà. La paura che attanaglia l’uomo scaturisce dall’ignoranza di Dio”.