
Olga Chieffi
La celebrata “leggerezza ponderata”, per dirla con Alessandra Mauro, curatrice della mostra dedicata a Philippe Halsman “Lampi di genio”, per Tempi Moderni, racconti del contemporaneo, stavolta di Marco Russo e Raffella Bonaudo, ha inaugurato con un salto il restaurato scalone monumentale di palazzo Ruggi d’Aragona, sede della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici per le province di Salerno e Avellino, sin dal 2011 e ieri pomeriggio ridonata in nuova veste al pubblico, con ospiti tre immagini del fotografo finlandese. “Niente tagli del nastro – ha annunciato la soprintendente – ma un salto in leggerezza sulle tracce di Halsman, per aprire anche i nostri spazi ai visitatori e avere un contatto reale anche per illustrare il nostro lavoro quotidiano”. Un tuffo nel cuore nobile di Salerno, in Via Tasso, a poca distanza dal Complesso archeologico di San Pietro a Corte nella parte “longobarda” dell’antica Salerno, il più grande e prestigioso del centro storico con questo scalone a cascata, nell’attuale veste settecentesca, anche se il palazzo e della fine del Cinquecento. rimaneggiato dal marchese Ruggi con i lavori eseguiti dall’architetto Ferdinando Sanfelice. Fu ristrutturato nel Settecento, acquistando uno stile parzialmente barocco grazie al Sanfelice. Nel Novecento il Palazzo fu danneggiato nel 1943 dai bombardamenti alleati e quindi nel 1980 dal terremoto dell’Irpinia. La suddivisione dei due blocchi, separati dalla storica via Tasso e collegati da una galleria, suggerisce un’attenta pianificazione architettonica, mentre l’ampio portale con lesene e capitelli ionici conferisce un senso di grandiosità all’ingresso principale. Il cortile rettangolare, con la sua Scala d’ingresso rappresenta un elemento centrale di accesso che guida i visitatori verso il piano nobile, suggerendo l’importanza della struttura. La presenza della “Fontana del Nettuno” nel cortile arricchisce ulteriormente il valore estetico e simbolico del palazzo. La fontana, con la sua vasca semicircolare e l’ornamentazione che include un leone rampante e un gruppo scultoreo di divinità e mostri marini, sottolinea l’influenza della mitologia e dell’arte barocca, rendendo il luogo non solo un esempio di architettura ma anche di espressione artistica, testimone di epoche passate e delle trasformazioni che ha subito nel tempo, mantenendo un fascino che continua ad attrarre l’attenzione. Per la mostra diffusa che anima l’intero centro storico, con installazione tra le antiche pietre della Fondazione Ebris, nell’archivio di Stato di Salerno e nell’ipogeo di San Pietro a Corte, oltre che a Palazzo Fruscione, per un dialogo continuo tra la bellezza attraverso i millenni, per lo scalone monumentale sono stati scelti tre immagini ironiche di Philippe Halsman, una del balletto del NYC e due di Jacques Tati, due elementi fondanti in queste immagini il gesto, cioè la gag, della quale Tati è stato maestro, rielaboratore della tradizione e innovatore e le modalità attraverso le quali il cineasta francese ha saputo mettere in scena il proprio mondo comico, “inventando” letteralmente un universo originale, attraverso la critica struggente della “modernità” e la costruzione degli spazi filmici che attraversano l’intera sua filmografia. Un lampo di genio Tati ritratto nella sua celebre partita a tennis, del film “Les vacances de M. Hulot”. Un monolito che si staglia come Halsman nella fotografia, d’altronde, nel panorama del cinema mondiale e attua, ogni volta, uno scarto decisivo rispetto al passato, spalancando nuovi orizzonti verso il futuro. Un’abile miscela di ironia, profondità e inventiva, le fotografie di Halsman offrono un ritratto vibrante e sorprendente dei suoi soggetti, non solo ritratti, ma profonde indagini psicologiche sintetizzate in uno scatto. Solo un genio è in grado di coniugare tradizione e innovazione, al tempo stesso imprimendo nella sua opera il proprio lucido e personalissimo marchio e riuscendo a catturare con infallibile coerenza il sentimento di un’epoca, la sua atmosfera, il suo respiro invisibile e intimo. (foto Armando Cerzosimo)