Presso il complesso monumentale di San Giovanni a Cava de’ Tirreni
si è tenuto il convegno dal titolo “Assistenza alla persona e cure domiciliari”, un’interazione dinamica tra caratteristiche medico-sanitarie e modello sociale fondato su un’etica collettiva e sul bene comune.
La manifestazione è stata organizzata da Cesare Guarini e Alfonso Gulmo con la collaborazione di molte associazioni del territorio. Prendendo spunto dal recente libro, scritto da Gerardo Torre, “Un medico normale”, l’evento, moderato dalla giornalista Maria Carla Ciancio e ripreso dalla emittente Ancoradio TV è stato caratterizzato dalla presenza di relatori di diversi campi culturali che hanno espresso il loro punto di vista sull’ argomento. Dai medici agli psicologi, dagli avvocati ai rappresentanti delle partite IVA, dagli insegnanti al mondo del volontariato, tutti hanno dato un prezioso contributo per analizzare in maniera libera e incondizionata le distorsioni sociali, culturali e politiche che hanno caratterizzato il periodo della pandemia con l’ indiscriminato obbligo vaccinale e con l’utilizzo di metodi antidemocratici come il green pass. Ovviamente, il ruolo di protagonista della serata lo ha ricoperto il dott. Gerardo Torre con la testimonianza diretta della sua attività di medico normale. Quella di visitare, curare, rassicurare, guarire e salvare le persone anche scontrandosi con la burocrazia dei protocolli ministeriali e del pensiero unico dei mass media. In sintesi, a benefico di chi non ha avuto la fortuna di conoscere questo umile medico di provincia, diventato un caso nazionale per il suo coraggio e la sua determinazione, riportiamo alcuni passaggi che riassumono le sue vicissitudini degli ultimi anni. Gerardo Torre, conosciuto anche attraverso il mainstream per il suo modo d’approcciare alla pandemia e di gestire il rapporto coi pazienti è rimasto sempre in campo durante l’emergenza Covid-19. Quando i suoi colleghi medici assenteisti o timorosi di opporsi alla “tachipirina e alla vigile attesa”, non accoglievano le richieste di aiuto degli assistiti, in preda al panico e devastati dai sintomi del Covid, fedele al suo giuramento ippocratico, senza timore, era al capezzale dei suoi pazienti.
“Il medico deve visitare il malato da vicino” ha tuonato Torre “non ci sono scuse che tengano per chi vuole esercitare questa professione”. Restando fermo nelle sue convinzioni, raccomandando le terapie domiciliari tempestivamente, alle prime avvisaglie del virus, è stato sempre disponibile verso tutti. Mentre i medici di base si davano alla macchia, irrintracciabili, i centralini degli ospedali erano sempre occupati, le ambulanze accodate, Torre continuava ad operare la medicina tradizionale curando le polmoniti in casa semplicemente con cortisone e antibiotico. Non ultimo era il grande sostegno psicologico che dava ai pazienti, che lo ringraziano ancora oggi attraverso le loro commoventi testimonianze.
Questo umile medico di provincia, obbedendo al giuramento di Ippocrate, ha osato rischiare la vita visitando e curando 4000 malati di Covid, da un lato, e dall’ altro, ha rischiato la sospensione dall’Ordine dei Medici per non aver seguito il protocollo del Ministero della Salute. Se sul territorio italiano ci fossero stati 40000 medici come Gerardo Torre, quante vite sarebbero state salvate?
Gerardo Torre ha chiuso la manifestazione tentando di dare una risposta ai tanti dubbi che sono sorti in questi anni. “Sicuramente è in atto un’epocale battaglia tra la medicina etica e quella utilitaristica. Per questo la medicina preventiva non viene incentivata e quella territoriale è quasi inesistente”.
Carmine De Nardo