di Pina Ferro
E’ arrivata ad una svolta l’indagine sulla morte di Snejana Bunaclea, una badante moldava di 43 anni, trovata lo scorso 5 marzo priva di vita all’interno di una vasca da bagno nell’abitazione ad Altavilla Silentina. In un primo momento si era ipotizzato che la signora fosse deceduta a causa di un malore. In un primo momento si era ipotizzato che la signora fosse deceduta a causa di un malore. Le successive indagini hanno fatto emergere elementi che hanno fatto supporre agli investigatori di non trovarsi di fronte ad una morte naturale. A conclusione dell’attività investigativa, i carabinieri del Comando Provinciale di Salerno, agli ordini del colonnello Gianluca Trombetti, e della compagnia di Eboli, diretti dal capitano Emanuele Tanzilli, hanno tratto in arresto, il 51enne Gerardo Cappetta , ritenuto il responsabile della morte di Snejana Bunacalea. L’arresto è avvenuto in esecuzione di un ordinanza di custodia cautelare emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Salerno. L’uomo, incensurato, figlio dell’anziana signora, è stato ammanettato ieri mattina dall’abitazione dove gli inquirenti ritengono che, per motivi passionali, abbia ucciso la donna la scorsa primavera. La badandte era in servizio presso quella famiglia da pochi mesi. Il provvedimento eseguito ieri mattina dai carabinieri, si fonda sui gravi indizi di colpevolezza acquisiti dai militari a conclusione di una serrata attività di indagine diretta e coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno, avviata lo stesso giorno del rinvenimento del cadavere della donna, la causa della cui morte, a prima vista, sembrava essere un malore. Insorti subito dei sospetti, gli investigatori, hanno focalizzato l’attenzione sul 51enne, il quale (poi si è scoperto), per depistare le indagini, aveva raccontato che la vittima aveva problemi di salute. Affermazioni che servivano ad avvalorare la tesi di una sua morte naturale. Nonostante ciò, al fine di compiere i necessari accertamenti, fu immediatamente sottoposta a sequestro la parte dell’immobile in cui si era verificato il decesso e il magistrato titolare del fascicolo dispose esame autoptico sulla salma della giovane donna. Successivamente si è provveduto a separare i canali investigativi, assegnando gli accertamenti tradizionali alle cure dell’arma locale, in sinergia con il comando Provinciale, impegnato ad approfondire gli aspetti tecnici e di polizia scientifica. Preziosissima la relazione autoptica dei consulenti medico legali, i cui circostanziati elementi tecnici, calati nel più ampio quadro delle indagini, hanno dato maggiore concretezza all’ipotesi di un omicidio d’impeto, avvenuto con movente di tipo passionale. La visione d’insieme delle attività compiute ha fatto emergere come l’uomo, nel corso della convivenza sotto lo stesso tetto con la badante moldava, si sia invaghito della donna, equivocando verosimilmente taluni comportamenti e non accettando che la stessa avesse iniziato a frequentare un altro suo conoscente, divenuto presto suo rivale in amore. Un appuntamento a cena con quest’ultimo potrebbe essere stata la causa scatenante del litigio che, nell’ipotesi degli inquirenti, sarebbe presto degenerato e avrebbe portato all’omicidio della donna, avvenuto nel bagno del primo piano della villetta dove entrambi vivevano. Raggiunta mentre si stava lavando, dopo essere riuscito a sopraffarla cogliendola di sorpresa, l’uomo l’avrebbe affogata, tenendole schiacciata la testa sul fondo della vasca piena d’acqua. In seguito, sempre secondo quanto emerso dalle indagini, l’omicida si sarebbe reso conto di quanto accaduto e, solo dopo aver alterato la scena del crimine per simulare un incidente, avrebbe allertato i soccorsi. I minuziosi ripetuti sopralluoghi sul luogo teatro degli eventi e gli esami di laboratorio effettuati dai carabinieri del Ris di Roma, uniti alle dichiarazioni di alcuni “testimoni” chiave, hanno evidenziato tutte le incongruenze delle versioni fornite inizialmente dall’uomo, ricostruendo un quadro accusatorio ritenuto assolutamente solido e concreto dal Gip di Salerno che ha disposto l’arresto. L’episodio si inquadra nell’ampio novero della violenza di genere, fenomeno criminale per lungo tempo rimasto sommerso, in relazione al quale negli ultimi anni vi è stata una progressiva presa di coscienza, che ha portato all’adozione di nuove misure legislative volte a tutelare quelle che, tecnicamente, si definiscono le fasce deboli della società. Ad ogni modo, la vicenda di Snejana Bunacalea è particolare, perché, differentemente da tanti altri recenti casi di femminicidio, è stata caratterizzata da un impenetrabile silenzio. L’assenza di parenti e relazioni sul territorio italiano (l’ex marito e i due figli piccoli vivono in patria) ha fatto sì che le circostanze così anomale della morte fossero a livello mediatico presto ricondotte ad un possibile incidente, anche in virtù del fatto che il principale sospettato, oggi condotto in carcere, viveva una quotidianità particolarmente riservata e non si era mai reso responsabile di gesti o comportamenti contrari alla legge. L’opera degli inquirenti restituisce giustizia alla giovane donna moldava ed alla sua famiglia di origine, oltre a fornire un rassicurante segnale dell’attenzione rivolta dall’Arma e dell’Autorità Giudiziaria all’approfondimento dei fatti reato che avvengono all’interno delle mura domestiche e/o in contesti intra-familiari, onde offrire la giusta tutela alle vittime di violenza di genere. L’invito rivolto a tutte le donne vittime di maltrattamenti e soprusi, anche in questa triste circostanza, è quello di denunciare in tutti i modi possibili prima che sia tardi, perché il ciclo della violenza non è mai reversibile.