di Michele Albanese
Negli ultimi giorni è stato lanciato, come già palesato dal sottoscritto in altre circostanze, un grido di allarme per la pubblicazione di alcuni dati che hanno fatto emergere un generalizzato calo nell’erogazione dei prestiti bancari. Il nostro “grido di allarme”, infatti, era fondato e non è bastato.
Era una notizia un po’ attesa e che mette in evidenza una tendenza abbastanza preoccupante, oltretutto, in un contesto di fattori molto delicati che incidono sugli andamenti dell’economia, come l’aumento dei tassi di interesse, una regolamentazione bancaria europea sorda e spesso abbastanza avulsa dalla realtà, lo spettro della recessione, i critici equilibri internazionali.
Qualcuno ha scritto “Tira una brutta aria”.
Dal mio modesto punto di vista è da tempo che il mare è in tempesta senza che, da parte di chi ne ha la responsabilità, vi sia la giusta consapevolezza delle conseguenze e degli effetti che un approccio simile possa generare nella realtà.
Ho apprezzato molto e condiviso in toto l’intervento di Vincenzo Tortorici, Senior partner strategy&transactions di EY in Italia, pubblicato pochi giorni fa su Il Sole 24 Ore.
Le sue puntuali analisi mettono sul tavolo argomentazioni di grande attualità, le quali fanno rilevare che il malessere del credito bancario sia il naturale e consequenziale risultato di un atteggiamento che conduce, attraverso l’applicazione di regole disegnate “con in mente i grandi”, sul sentiero della progressiva contrazione del credito per “piccoli e medi”.
È chiaro l’orientamento del dott. Tortorici, che io condiviso pienamente, di un’azione mirata del regolatore bancario europeo a favore di grandi imprese e grandi banche. Emerge, quindi, una evidente azione di desertificazione bancaria a danno degli istituti più piccoli e, di conseguenza, verso il loro target di elezione come le PMI e le famiglie.
È questo un dato di fatto, più volte sottolineato, che non fa altro che ribadire lo stato di grande incertezza che regna nel nostro mondo, dove ormai si punta alla completa standardizzazione dell’offerta e dei comportamenti senza valutare adeguatamente la realtà e senza ponderare il ruolo che queste imprese hanno nell’economia italiana per PIL prodotto e posti di lavoro creati.
Il punto di vista contenuto in questo articolo punta ad un approccio molto pragmatico (quello che, con grandi sforzi, stiamo tentando di stimolare): adattarsi alle regole del gioco, adeguandosi ai tempi ed al contesto.
Come?
Nel mio precedente intervento ho affermato come banche e aziende giochino la stessa partita, siano dalla stessa parte, non da avversari, come qualcuno voglia far passare.
Non è solo una questione di business, è un problema di azione comune verso obiettivi speculari che, in un’economia globale, devono convergere.
Le Banche vogliono stare al fianco delle aziende e sostenerle, e nel caso delle BCC creare valore nella comunità attraverso un approccio cooperativo, di mutualità e di miglioramento nel contesto territoriale in cui operano. Le banche, soprattutto le Bcc, esistono per questo e non per trasformarsi nell’ennesima struttura dove regna una burocrazia imperante e spesso fuori controllo.
Come sempre accade, la verità sta nel mezzo, ma non posso non osservare come nessuno di noi vorrebbe tirare i remi in barca e, nello specifico, chiudere i rubinetti del credito come confermano i dati europei e come sta accadendo nell’intero panorama bancario.
Più credito significa più circuito economico, più ricchezza, più investimenti, più posti di lavoro, insomma alimentare un processo di sviluppo che diventa circuito e, quindi, progresso.
Quando questo si arresta o vengono meno le condizioni per alimentarlo, i problemi man mano emergono, fino a diventare crisi irreversibile.
Tutto questo si sposa perfettamente con un passaggio contenuto nell’articolo che ritengo possa diventare, se presa seriamente in considerazione, la soluzione.
Il dott. Tortorici sottolinea, con straordinaria puntualità e lucidità, come le aziende debbano partire da una genuina presa d’atto, il periodo in cui potevano ottenere ciò che desideravano alle condizioni che volevano e’ da tempo finito per motivi esogeni alle banche e non più aggirabili. “Le imprese”, continua l’intervento, “devono essere consapevoli che, per avere credito, devono patrimonializzarsi adeguatamente, ma anche dotarsi di un impianto contabile, di reporting e di trasparenza documentale che consenta alle banche di finanziarle”.
Da tempo ormai è finita la fase dell’approssimazione, del pensare al presente senza pianificare, con cura, il domani.
Le PMI hanno necessità di vivere da protagoniste questa fase storica con professionalità e con il giusto accompagnamento sia degli istituti di credito sia dei loro consulenti.
C’è necessità di una visione che non sia solo quella puramente imprenditoriale, c’è urgenza di un approccio completo e non approssimativo, perché ormai la direzione è quella, lo dicono i fatti, lo dimostrano i numeri. Quando, purtroppo, ancora oggi, ci troviamo di fronte ad imprese che non hanno approvato, ad esempio, il bilancio, quasi come se fosse la normalità ritardare questo importante adempimento, e poi si punta il dito verso le banche che non erogano credito oppure lo fanno con tempi più lunghi, allora è proprio vero che siamo di fronte ad una crisi talvolta silenziosa, ma molto più pericolosa, che è quella di natura non solo economica, ma principalmente culturale.
Sarò, forse, spesso monotono su questo argomento, ma il tempo per correggere il tiro è ormai scaduto e c’è necessità di cambiare rotta, innalzando il livello qualitativo dei comportamenti.
Lo dice perfettamente il dott. Tortorici: i motivi per cui succede questo sono esogeni alle banche e, dall’interno, mi sento di affermare che il nostro approccio vorrebbe essere completamente opposto, ma le regole, ormai, sono chiare e senza possibilità di aggiramento.
Bisogna giocare la stessa partita, ma rispettando tutti le regole del gioco e, per farlo, bisogna conoscerle e approcciarle con lo spirito giusto, critico e professionale.
“Credito in calo con le nuove regole, serve un’alleanza tra banche e PMI” chiudo dal titolo di questo intervento, così attuale, che ho voluto condividere nell’analisi e nei concetti, in quanto, ritengo che analizzi al meglio un momento molto particolare per le banche, le PMI e le famiglie.
Banche, soprattutto le nostre Bcc, che non sono quelle da “profitti ingiusti”, come, facendo di tutta un’erba un fascio, sta passando nelle ultime settimane, andando a criminalizzare e puntare il dito come se avessero aumentato i margini attraverso manovre irregolari, ben sapendo che le nostre Bcc sono proprio quelle che conoscono bene il loro ruolo e vorrebbero esercitarlo sempre meglio, tendendo la mano alle PMI con condivisione e compartecipazione, facendo dell’ascolto e del sostegno i contenuti veri della nostra storica e consolidata anima di artigiani del credito.