di Alberto Cuomo
Socotra è una piccola isola del Mar Arabico in territorio yemenita quasi incontaminata, con spiagge dalla rena bianca, piante e animali insoliti, una ricca biodiversità tale da renderla luogo di ecoturismo, dove si dorme solo in tenda, essendo priva di alberghi, e si va in giro esclusivamente con cammelli e fuoristrada. Inizialmente l’isola è stata estranea alla guerra civile tra gli Houthi, in gran parte presenti nello Yemen del nord, lontano dall’isola, e le forze governative. Ma dal 2015, da quando, cioè, l’Arabia Saudita e una coalizione di Paesi del Golfo sono intervenuti militarmente per sostenere il governo contro i ribelli, l’isola è stata coinvolta ospitando truppe saudite e degli Emirati Arabi sbarcate per proteggerla dagli Houthi nella contrarietà degli abitanti timorosi di una maggiore incertezza politica. In realtà tutto lo Yemen è molto bello. Si ricorderà che Pasolini, nel 1970, vi girò alcune riprese del film Decamerone, e fu tanto conquistato dal paese da voler fare, con i resti della pellicola, un documentario di 13 minuti sulla capitale Sana’a, insistendo negli anni successivi affinché essa fosse riconosciuta patrimonio dell’umanità dall’Unesco che, nel 1986, deliberò di inserirla tra le ricchezze culturali degli uomini. Sana’a è da un po’ nelle mani dei ribelli e, dal momento gli Houthi sono appoggiati da Teheran, essendo venuti meno gli Emirati nell’appoggio al governo ufficiale, in quanto legati all’Iran che è il medium dei loro commerci, sono subentrati gli Stati Uniti in quella che è ormai una vera e propria “guerra per procura” (proxy war) qual è, lo si è compreso, quella tra Nato e Russia nel territorio ucraino ed europeo. I bombardamenti americani e gli attacchi degli Houthi sono responsabili di parte della distruzione di Sana’a, città storicamente e culturalmente importante per la civiltà islamica, abitata da circa 2.500 anni e resa molto riconoscibile dai suoi edifici a torre costruiti in mattoni, con porte e finestre decorate in gesso bianco. Ad allargare ulteriormente il conflitto è stata la guerra tra Israele ed Hamas che ha indotto gli Houthi a parteggiare per Hamas contro Israele e l’Occidente tanto da attaccare le navi commerciali europee nel Mar Rosso, mare che le immette nel canale di Suez facendo loro raggiungere il Mediterraneo. Il grave danno per i commerci europei determinati dagli attacchi alle navi, viene presentato come atto di ritorsione contro Israele e determinato dal voler ottenere da parte degli Houthi legittimità e prestigio all’interno del mondo islamico, accreditandosi come difensori della causa palestinese. In questo intrico di contraddizioni, di cui non si sa come venire a capo, si sono infilati i 15 italiani che, turisti nell’isola di Socotra, posta all’imboccatura del Mar Rosso, là dove operano gli Houthi nell’aggressione alle navi commerciali, sono stati bloccati dall’assenza di collegamenti con Abu Dhabi, la città emiratina da cui sono partiti. A proposito dell’’isola di Socotra, il ministero degli Esteri sul sito “Viaggiare sicuri” ha “assolutamente sconsigliato recarsi nell’attuale situazione” e che “l’ambasciata d’Italia a Sana’a ha sospeso le proprie attività fino a nuovo avviso”. Per la stupida superficialità, degli italiani bloccati sull’isola, di cui si sta occupando la Farnesina, che avrebbe ben altri problemi da risolvere, verrebbe da pensare che meglio sarebbe lasciarli a Socotra, tanto più che una di essi, non italiana però, la travel blogger slovacca, Veronika Bednárová, ha postato un video di un di tenore molto rilassato, ovvero se stessa, ripresa dall’alto con un drone, che, distesa su una spiaggia da sogno, sorridente, è accanto a una scritta sulla sabbia che dice in inglese “non aiutateci”. Questa vicenda è emblematica nel farci considerare il turismo e il viaggiare, un tempo legato all’ansia della conoscenza, quali asset consumistico-commerciali, come non avrebbe voluto Pasolini. Basti pensare ai poderosi investimenti degli armatori nel realizzare sempre più grandi navi da crociera le quali in Europa, secondo una associazione americana no-profit che si occupa di ecologia emettono, come non sa Andrea Annunziata, presidente dell’Autorità portuale del Tirreno inferiore, che vorrebbe far attraccare a Salerno ben 4 navi crocieriste, più ossidi di zolfo di 1 miliardo di automobili, ovvero 4,4 volte di più di tutte le automobili circolanti nel continente. E che dire della richiesta del ministro francese alla cultura di spostare il piccolo quadro della Gioconda in altro luogo per evitare che cannibalizzi le altre opere attraendo i turisti che in fila per ore lo guardano per qualche secondo onde fotografarlo. Lo stesso turismo delle cafone “luci d’artista” salernitane che sfruttano l’ignoranza delle persone per attrarle con una definizione vuota. O quello di quanti si recano al polo per fotografare l’aurora boreale senza neppure conoscere i motivi per cui si produce, o di quelli che vanno a vedere i ghiacciai argentini del polo sud o a visitare Machu Picchu e Pompei ignorando i danni che il loro grande numero produce, parte della più grande ignoranza riguardante i siti che visitano. Ma il fatto che gli uomini, nella loro inconsapevolezza si facciano intruppare in contingenti del turismo dove si perde ogni individualità, tanto più quando il viaggio è esclusivo, diretto da guide-pappagallo, può anche perdonarsi. È invece imperdonabile che le istituzioni si abbandonino allo sfruttamento economico dei beni culturali a spese di turisti inebetiti. Si veda in questo senso il provvedimento dell’ex ministro Franceschini di mettere a capo dei nostri musei alcuni manager economici, a Paestum, Pompei, agli Uffizi dove ciò che fa aggio è la cassa. C’è una sempre più ampia volontà di aggiogare gli uomini, i cittadini, con i circenses, un tempo impiegati nei giochi gladiatori e oggi anche nelle manifestazioni culturali, il turismo cosiddetto intelligente, i festival della letteratura, della filosofia, etc.