Il trattamento ideale per le pazienti con carcinoma mammario metastatico (MBC) dovrebbe considerare le circostanze, le preferenze e i valori della paziente.E’ questo il tema principale che sarà trattato il prossimo 14 e 15 dicembre, nel corso del convegno che si terrà presso NapHub a Napoli, dal titolo “Shared Decision Medicine, nel tumore della mammella metastatico”, rivolto a medici e pazienti, e promosso dalla professoressa Grazia Arpino e dal professore Sabino De placido, responsabili del progetto in collaborazione con i professori Carmine De Angelis e Mario Giuliano e con molteplici professionisti del mondo accademico ed ospedaliero nazionale dedicati al trattamento di questa patologia.Considerati i sostanziali miglioramenti della sopravvivenza e le molteplici strategie terapeutiche disponibili nel tumore della mammella, la personalizzazione del trattamento in considerazione anche delle aspettative delle pazienti diventa possibile e di primaria importanza. Il processo decisionale condiviso (Shared Decision Medicine) è un gateway innovativo per l’assistenza personalizzata non ancora pienamente implementato nella pratica clinica in oncologia. Il corso che si terrà il prossimo 14 e 15 dicembre ha pertanto come obiettivi principali la divulgazione delle modalità con cui la comunicazione medico paziente andrebbe impostata per garantire la completa condivisione dell’iter diagnostico terapeutico e la definizione di un approccio specifico per le pazienti con MBC al fine di promuovere l’applicazione dei processi SDM tra gli ospedali comunitari e i centri accademici onde rendere la terapia più aderente alle aspettative ed agli obiettivi di salute delle pazienti.”Questo è il primo convegno sullo Shared Decision Medicine, ovvero sull’applicazione di processi decisionali condivisi per le scelte diagnostiche e terapeutiche nelle pazienti con tumore della mammella. – spiega la professoressa Grazia Arpino, responsabile scientifico deli due giorni – L’obiettivo del corso è di fornire ai medici, il 14 dicembre, e alle pazienti, il 15 dicembre, gli strumenti comunicativi più idonei per poter stabilire una relazione medico – paziente che permetta di definire degli obiettivi diagnostici e terapeutici il più condivisi possibile. L’applicazione del processo decisionale condiviso permette alla paziente di comprendere i trattamenti disponibili, e di scegliere quello più idoneo secondo le proprie preferenze, credenze, e valori individuali, rendendola parte attiva del percorso terapeutico, più consapevole dei benefici e degli eventuali rischi legati alle differenti opzioni farmacologiche. Resta fondamentale la formazione del personale sanitario circa la strutturazione di modalità comunicative che rendano chiari anche a non medici i diversi trattamenti proposti ma anche l’educazione delle pazienti circa la possibilità di diventare protagoniste del percorso di cura e non più passive fruitrici dello stesso. L’efficacia di un trattamento è sicuramente un parametro fondamentale da tenere in considerazione, ma, talvolta, anche altri aspetti, legati all’impatto di una terapia sulla vita quotidiana e sociale delle nostre pazienti possono essere importanti. Una discussione strutturata, chiara, bidirezionale, in cui non è più soltanto il medico a discutere, ma anche la paziente ad intervenire facendo presente i propri bisogni non solo legati alla malattia ma anche sociali o familiari diventa quindi fondamentale per impostare un adeguato trattamento oncologico. Oggi abbiamo a disposizione più farmaci efficaci nella malattia metastatica, con diversi profili di tossicità, ed in questo contesto la personalizzazione del trattamento oncologico è finalmente possibile. Una personalizzazione-chiarisce la prof.ssa Arpino- non più basata unicamente sulla caratterizzazione molecolari del tumore, ma che deve necessariamente realizzarsi tenendo conto delle aspettative e della volontà delle pazienti. E questo risultato può essere raggiunto solo attraverso una discussione attiva condivisa”.
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