NOCERA INFERIORE – L’inchiesta per truffa ai danni dell’Inps finisce in Parlamento. E questo, grazie a un’interrogazione, diretta al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, a firma del deputato di Fratelli d’Italia, Edmondo Cirielli. L’ex presidente della Provincia di Salerno ha infatti chiesto spiegazioni in merito al trasferimento del coordinatore della sede Inps di Nocera Inferiore.
I merito alla oramai nota inchiesta denominata «Mastrolindo», partita ufficialmente nel 2012 con il coordinamento del Roberto Lenza, si erano avvalsi anche della collaborazione del funzionario dell’istituto previdenziale.
L’indagine che mira ad accertare un giro di false fatturazioni di diverse imprese di pulizia in alcuni comuni dell’Agro Nocerino-Sarnese si era arricchita, proprio di recente, di due importanti perquisizioni eseguite presso la sede centrale di Roma e quella di Napoli. Nella sua interrogazione, Cirielli chiede chiarimenti sul «trasferimento improvviso» del funzionario nocerino, destinato alla sede pugliese di Bari. Il dirigente, originario di Cava de’ Tirreni e impegnato in importanti mansioni presso gli uffici nocerini, pare abbia avuto un ruolo di «raccordo con gli investigatori». Una collaborazione giudicata “essenziale”, composta da segnalazioni e riscontri di tipo contabile preziose per le stesse indagini. Poi il trasferimento, comunicato allo stesso con una lettera di poche righe, senza motivazioni.
Nel documento, Cirielli chiede «se i ministri siano a conoscenza dei fatti esposti e, accertata la veridicità e gravità degli stessi, quali urgenti provvedimenti ritengano opportuno adottare per accertare la legittimità della decisione assunta dall’Inps di trasferire, improvvisamente e senza motivate ragioni, il coordinatore della sede Inps di Nocera Inferiore ad altra sede Inps nella regione Puglia, privando la maxi inchiesta Mastrolindo di un prezioso elemento».
Il nuovo filone investigativo della maxi inchiesta si sarebbe concentrato, questa volta, sui ruoli dei funzionari dell’istituto previdenziale. I cosiddetti «colletti bianchi», finiti nel mirino della procura a seguito di una raccolta enorme di dati e informazioni. L’ipotesi investigativa ruoterebbe intorno ad una presunta truffa di 50 milioni di euro, con circa 9 mila rapporti di lavoro fittizi. Al centro, una trentina di imprese di pulizia attive nel comune di Pagani.