
“Il ritardo della giustizia, ma anche la sua inefficienza, ha un forte impatto negativo economico sul sistema Paese, rendendolo scarsamente attraente, sebbene non sia l’unica causa, per l’iniziativa economica italiana e, soprattutto, per quella straniera”. A ribadirlo è Walter Troisi, portavoce del comitato idonei addetti ufficio per il processo. La situazione, oramai ben nota, si trascina avanti da tempo e investe anche il tribunale di Salerno. Alla fine del mese di gennaio scorso, la mappatura ministeriale indicava circa 240 addetti in servizio presso la cittadella giudiziaria salernitana. Dati che, però, non coinciderebbero con quanto emerso dalle verifiche trimestrali. La dotazione organica attuale, infatti, lascia intendere una copertura quasi totale dei posti disponibili, ma senza tener conto, ad esempio, delle dimissioni volontarie da parte di alcuni vincitori del concorso che hanno liberato nuove caselle per ruoli non ancora assegnati dal ministero. Inevitabilmente, la mancata stabilizzazione del personale Aupp, assunti con contratto a tempo determinato, continua a generare forti proteste tra i lavoratori che auspicavano una conferma stabile nell’amministrazione, e non uno stato di perenne precarietà, per colmare le evidenti carenze dei tribunali che determinano, ogni giorno, gravi ripercussioni. Dall’espletamento del primo concorso per il reclutamento di nuovo personale a sostegno della giurisdizione nel 2021, meno della metà dei fondi stanziati sono stati spesi. Difficile comprenderne il motivo. Gli addetti all’ufficio per il processo sono, infatti, il “capitale umano” le cui assunzioni sono finanziate da fondi europei, capitolate nell’investimento 1.8 del PNRR 2021-2026. Tra gli obiettivi vi è il deflazionamento del contenzioso civile e penale, nonché, il drastico abbattimento del “disposition time”, ovverosia le tempistiche di trattazione di ogni procedimento in corso, come previsto anche dal progetto “Pinto paga” per azzerare in due anni gli arretrati per i decreti depositati dalle Corti d’appello dal 2015 al 31 dicembre 2022. Si tratta di una situazione debitoria che determina un continuo aumento dei costi a carico del Ministero in termini di interessi e di spese per i giudizi di esecuzione e di ottemperanza proposti dai beneficiari/creditori. A far cessare per lo meno in parte questa situazione di grave inefficienza del sistema di giustizia italiano è stato previsto proprio il potenziamento dell’ufficio per il processo e l’assunzione del personale addetto. Il Ministero della Giustizia ha, quindi, avviato un piano straordinario di reclutamento di personale amministrativo a tempo determinato di 10.000 unità, diretto a migliorare le prestazioni degli uffici giudiziari e a potenziare la struttura dell’ufficio per il processo. Tutto questo per abbattere l’arretrato e favorire la riduzione della durata dei procedimenti, dando altresì supporto ai giudici nell’attuazione della transizione digitale della giustizia. Per il finanziamento degli obiettivi programmati sono state stanziate risorse per 2.268.050.053,73 di euro, di cui 1.083.396.280,51 di euro già spesi al 31 dicembre 2024 per stipendi, procedure di reclutamento e formazione. Aspetto toccato anche dal ministero della giustizia in occasione dell’inaugurazione del nuovo anno giudiziario. Il contingente massimo del personale Aupp è fissato dal decreto-legge n. 80 del 2021 in 16.500 unità, tuttavia, il Ministero della Giustizia ha decretato (in data 06.03.2024) un limite assunzionale massimo di 9.560 unità. Alle 3.299 dimissioni tra il personale Aupp, si aggiunge adesso che nemmeno con la chiamata in servizio dei vincitori e degli idonei (mediante scorrimento) il Ministero della Giustizia è riuscito a raggiungere i livelli occupazionali previsti, nonostante la capienza di risorse economiche che consentirebbero, oltre alla copertura dei posti vacanti, anche un’estensione della figura dell’Aupp ad altri uffici giudiziari attualmente sprovvisti, tra questi basti pensare all’istituendo Tribunale unico per la famiglia, i minori e le persone (inizialmente previsto per ottobre 2024 e, poi, rinviato prima di un anno e poi al 2026). Le risorse attuali vengono centellinate all’interno dei vari distretti di Corte di Appello e all’interno di questi tra i vari uffici con conseguente impennata dei procedimenti pendenti. “I Fondi Pnrr destinati al comparto giustizia – aggiunge, in tal senso, il portavoce Walter Troisi – rappresentano, se ben sfruttati, un’opportunità da non trascurare per raggiungere un obiettivo oramai inderogabile: ottemperare all’art. 111 della Costituzione declinato nel giusto processo e nella ragionevole durata del processo, fermo il contraddittorio ed il giudice terzo ed imparziale. La carenza di personale, a supporto del processo, è lamentata da numerosi Tribunali e Corti d’Appello. Il Ministero può contare, oltre al personale già in servizio, di gran lunga inferiore rispetto all’esigenza dei singoli Tribunali e alla previsione del D.L. 80/21, anche su un folto gruppo di idonei non vincitori del concorso AUPP 2024”. Ma, ad oggi, nulla si muove e, insieme alle inefficienze più volte denunciate, si rischia concretamente di non raggiungere gli obiettivi Pnrr relativi allo smaltimento del contenzioso per la giustizia. (red.cro.)