di Andrea Bignardi
Continua ad essere incerto il destino dei 78 lavoratori della Treofan di Battipaglia, azienda attiva in loco da oltre mezzo secolo, che produce film in polipropene per imballaggi alimentari. Gli impianti sono fermi ormai da svariate settimane, a seguito della cessione dell’azienda al colosso indiano Jindal Group. Non sono ancora chiare le linee di indirizzo seguite dalla nuova proprietà, eppure le mosse fin ora compiute, a partire dal piano industriale, sembrerebbero, a detta dei dipendenti dell’impianto, lasciar trasparire la volontà di chiuderlo definitivamente. I lavoratori sono in presidio permanente sin dall’inizio delle festività natalizie. Nel giorno di Santo Stefano, aveva fatto visita all’impianto industriale battipagliese il ministro del lavoro e dello sviluppo economico Luigi di Maio che aveva assicurato l’impegno del governo alla risoluzione della vertenza. Nella mattinata di ieri è arrivata anche la visita del deputato salernitano del Pd, Piero De Luca. Il figlio del governatore campano ha visitato gli stabilimenti industriali discutendo con gli operai impegnati nel sit-in e con i loro rappresentanti sindacali. Di fronte all’ ipotesi di dismissione dello storico impianto, De Luca ha manifestato aperto dissenso, dichiarando: “La vicenda ha del paradossale e del surreale, faró il possibile per dare un contributo politico ed istituzionale per scongiurare la crisi di una delle aziende più performanti del Paese e del Mezzogiorno”. Il deputato dem ha definito priva di motivazione apparente la paventata chiusura dello stabilimento Treofan locale, annunciando di seguire “direttamente o indirettamente”, l’incontro convocato allo scopo di mettere un punto alla lunga vertenza per martedí 8 alle ore 16 presso la sede romana del Ministero per lo Sviluppo Economico. Nella mattinata dello stesso giorno, il consiglio comunale di Battipaglia dovrebbe riunirsi in seduta straordinaria e monotematica dinnanzi ai cancelli dell’impianto. Si annuncia, dopo l’imperversare del freddo pungente che non ha fatto demordere i lavoratori in protesta, una ripresa alquanto “calda” per tutti coloro che sono legati alle sorti di quest’ importante realtà produttiva.