di Andrea Pellegrino
Trattenuta dell’Inps pari al 20 per cento dell’intero importo lordo della rata mensile della pensione. Torna in tribunale la vicenda degli ex lavoratori della Marzotto che si sono visti richiedere indietro il contributo per l’esposizione all’amianto, benché riconosciuto e liquidato. Una pronuncia del Tribunale ha già imposto, per un lavoratore, la cessazione del prelievo mensile da parte dell’Inps che ora viene, nuovamente, tirato in ballo da parte dell’avvocato Anna Amantea per un altro ed analogo caso. Anche questa volta l’ex dipendente della Marzotto non riesce a far fronte alle spese minime. Tra l’altro, la signora è affetta da malattie patologiche ed è costretta dal mese scorso ad acquistare costosi farmaci che non vengono più rimborsati dall’azienda sanitaria. Per l’avvocato Amantea, «la quota mensile assolutamente impignorabile è pari a 672,10 euro. Ossia, onde assicurare al pensionato mezzi adeguati alle sue esigenze di vita , le somme dovute a titolo di pensione, di indennità che tengono luogo di pensione o altri assegni di quiescenza, non possono essere pignorate per un ammontare corrispondente alla misura massima mensile dell’assegno sociale, aumentato della metà, risultando pignorabile la sola parte eccedente tale ammontare». Ma ancora, la pensionata è affetta da patologie oncologiche. Tra l’altro ricollegabili anche all’attività lavorativa, tant’è che una certificato medico attesta l’esposizione all’amianto. Patologie che comportano spese, così come descrive l’avvocato: «Così come decurtata la pensione è del tutto insufficiente a consentire alla signora di soddisfare anche le minime esigenze di vita. Inoltra a decorrere dal settembre 2016, la terapia farmacologica non è più in esenzione».