Torre Angellara: Dai militari canadesi all’istituto Don Gnocchi - Le Cronache
Salerno

Torre Angellara: Dai militari canadesi all’istituto Don Gnocchi

Torre Angellara: Dai militari canadesi all’istituto Don Gnocchi

A Torre Angellara il seme riabilitativo piantato dai medici canadesi cadde sul terreno fertile dell’”Ippocratica Civitas”. La città devastata dalla guerra riuscì a mantenere un polo di soccorso particolarmente attivo affidandolo all’ONIG (Opera nazionale per gli invalidi di guerra). Una benemerita opera d’assistenza che a Salerno aveva messo radici già nel 1917, tanto che ancora oggi un quartiere è appellato come “Rione Mutilati”. Nel dopoguerra fu grazie all’ONIG che la partenza delle truppe angloamericane e l’addio dei medici canadesi, non significò la chiusura del polo riabilitativo della struttura a Torre Angellara. Gli spazi, le camerate, le attrezzature, le competenze infermieristiche e di ospedalizzazione dei mutilati si mantennero e s’incrementarono. I diversi edifici che costituivano Il villaggio marino-sanatoriale di Torre Angellara, un complesso progettato da Camillo Guerra e da Flavio Cermola, costruito nel 1930 e adibito da ONB a colonia marina permanente per la cura della tubercolosi sono stati poi utilizzati per scopi diversi. Al tempo dello sbarco i locali furono utilizzati dai canadesi come spazi di cura e riabilitazione. Poi furono utilizzati per dare accoglienza e cura per gli invalidi mantenendo la struttura di riabilitazione tanto che esso fu l’unico istituto del centro sud che riuscisse a dare accoglienza a piccoli mutilati e invalidi motori. Torre Angellara ben presto si trovò ad accogliere principalmente bambini e ragazzi mutilati. Nel dopoguerra il problema dei mutilatini fu una della priorità sociale non solo di Salerno ma di tutta la penisola straziata dalla guerra in ogni suo lembo. I piccoli mutilati trovarono in Don Gnocchi, un prete milanese, un educatore di ragazzi il primo paladino morale.
Dal 1945 don Gnocchi fu nominato direttore dell’Istituto Grandi Invalidi di Arosio (Co) lì accolse i primi orfani di guerra e i bambini mutilati. Iniziò quell’opera che lo porterà a guadagnare sul campo il titolo di “padre dei mutilatini”. L’Opera di Don Gnocchi nel 1949 ottiene un primo riconoscimento ufficiale: la “Federazione Pro Infanzia Mutilata”, da lui fondata l’anno prima per meglio coordinare gli interventi d’assistenza nei confronti delle piccole vittime della guerra, fu riconosciuta ufficialmente con decreto del Presidente della Repubblica. Nello stesso anno fu il Capo del Governo, Alcide De Gasperi, a nominare don Carlo Gnocchi consulente della Presidenza del Consiglio per le azioni a favore dei mutilatini di guerra. Quando nel 1947 la città di Salerno ospitò la prima mostra sulla ricostruzione, alla manifestazione intervenne il presidente del Consiglio Alcide De Gasperi fu l’occasione per prospettargli che una delle necessità fosse di accogliere adeguatamente gli orfani di guerra, spesso tra questi erano orfani che portavano addosso anche menomazioni fisiche. Fu così che la struttura riabilitativa di via Leucosia da De Gasperi fosse portata nell’orbita del prete milanese che tanto si prodigava per i piccoli mutilati. Negli ultimi mesi del 1951 il centro di Torre Angellara passò dall’ONIG alla Federazione Pro Infanzia Mutilata di Don Gnocchi. Per don Carlo fu la realizzazione di un progetto individuato da qualche tempo. Estendere anche nel meridione, dov’era più pressante il bisogno di cure e di assistenza, tutte le iniziative di accoglienza e formazione professionale pensate e messe in opera a favore dei mutilatini. Tempo dopo si arrivò allo scioglimento della federazione dei mutilatini e tutti i beni e le attività furono attribuiti al nuovo soggetto giuridico creato da don Gnocchi: la Fondazione Pro Juventute. Grazie alla Fondazione Pro-Juventute sorsero o s’ingrandiscono le scuole, le officine, i laboratori per meccanici, radiotecnici, tipografi, tecnici agricoli, cartotecnici, ceramisti, sarti. Luoghi dove i mutilati oltre al recupero fisico erano impegnati in un percorso di crescita culturale e abilitante. Nel 1953 la Fondazione aveva sette collegi: cinque per i maschi (Roma, Torino, Parma, Salerno e Inverigo) e due per le bambine mutilate (Pessano e Pozzolatico), per un totale di duemila posti letti. L’opera di don Gnocchi crebbe rapidamente il suo progetto di rieducazione integrale dell’individuo si rivelò efficace e rispettoso degli individui, soprattutto se si considera che le discipline riabilitative allora fossero agli albori. Nel 1952 don Carlo scelse proprio Salerno per realizzare la “Giornata del Mutilato”. Fu un’iniziativa di risonanza nazionale che aveva l’obiettivo di far conoscere l’Opera e facilitare il reclutamento di ragazzi in tutti il Paese. L’anno successivo, sempre Torre Angellara ospitò il “Campo d’Agosto del Mutilatini d’Europa”, una straordinaria manifestazione che vide per la prima volta l’abbraccio e il confronto a livello continentale di tante piccole vittime uscite straziate dagli orrori della guerra. Il Collegio ospitò all’inizio un’ottantina di allievi cui fu data la possibilità di frequentare le scuole superiori: si trattava di ragazzi in parte già ospiti di Salerno integrati da altri provenienti dalla capitale. Il Collegio fu affidato ai Fratelli delle Scuole Cristiane che mantennero la direzione anche dopo la scomparsa di don Carlo nel 1956. Essi diressero il Collegio per Mutilatini fino al 1980, quando fu trasformato in Centro di riabilitazione. Oggi, dopo ottant’anni la struttura d’assistenza di Torre Angellara, Centro S. Maria al Mare – Fondazione Don Carlo Gnocchi rappresenta ancora un’eccellenza nel complesso mondo della riabilitazione cittadina e regionale.
Giuseppe MdL Nappo
Gruppo Scuola Maestri
del Lavoro
Del Consolato
provinciale di Salerno