L’Accademia Barocca di Santa Cecilia e il violinista e concertatore Giovanni Andrea Zanon, inaugureranno oggi alle ore 21, nel cortile della reggia di Caserta, la IX edizione di Un’estate da Re, firmata da Antonio Marzullo. La parola sposerà la musica nei sonetti che accompagnano le quattro stagioni Di Olga Chieffi Una “piccola scampanata” segnò il 28 luglio 1741, la sepoltura di Antonio Vivaldi in un cimitero viennese riservato ai poveri. Moriva, così, -lontano dall’adorata Venezia, – uno dei più grandi compositori della storia oltre che virtuoso violinista, insegnante, direttore, impresario e sacerdote. Quest’ultima mansione, in verità, esercitata in modo alquanto bizzarro se a quei tempi le autorità ecclesiastiche non di rado impedirono l’esecuzione di sue opere, perché “religioso che non dice Messa e perché ha l’amicizia con la Girò cantatrice”. Alla produzione vivaldiana, quel bizzarro connubio di vecchio e nuovo è dedicato il programma del concerto inaugurale, previsto per stasera alle ore 21, della IX edizione di “Un’Estate da Re”, ospite e anima della Reggia di Caserta, uno dei fiori all’occhiello della programmazione musicale della bella stagione campana, diretta dal maestro Antonio Marzullo. Un’estate calda e tempestuosa quella della Reggia di Caserta che sta già facendo parlare di sé in tutto il mondo poiché il 27 luglio ospiterà il concerto di Valery Gergiev con la Filarmonica Salernitana e i solisti del teatro Mariinskij, chiacchiere politiche in cui, purtroppo, la musica non conta nulla e l’ignoranza vede l’invito non all’eccelso direttore d’orchestra, ma all’amico di Vladimir Putin. L’apertura della serata che vedrà in palcoscenico l’Accademia Barocca di Santa Cecilia e il violinista e concertatore Giovanni Andrea Zanon, verrà inaugurata dal Concerto in mi bemolle maggiore per violino, archi e basso continuo detto “La tempesta di mare”, op. 8 n. 5, RV 253. La descrizione è perfetta per la pagina del Prete Rosso: il Concerto si apre in un turbinio di note che si avvicendano in “crescendo” vorticosi e illusori “diminuendo”. una tempesta che, viene vista nel suo estetico sublime, d’intenzione kantiana. Il primo tempo si conclude sulla dominante “invitando” in questo modo il secondo a subentrare immediatamente. Il Largo descrive la bonaccia momentanea che sfocia nel finale, con un Presto altalenante fra gli echi della movimentata burrasca e il lento ristabilirsi dell’equilibrio fra cielo e terra. La seconda parte del programma sarà invece, interamente occupata dall’esecuzione delle Quattro stagioni, i soli quattro concerti vivaldiani dichiaratamente programmatici, ispirati a sonetti anonimi inseriti nella parte del violino principale. Carte blanche quindi ad un dialogo tra Toni Servillo e Giovanni Andrea Zanon. Vivaldi è stato uno dei pionieri nell’introduzione di una musica descrittiva e programmatica nei suoi concerti. Attraverso le sue composizioni, il Prete Rosso riusciva a evocare gli ambienti, i suoni e gli stati d’animo descritti nei sonetti. Esplorando i versi è possibile immergersi nelle emozioni e nelle immagini evocate dalla musica stessa, che insieme allo spiro di Toni Servillo, ci trasporterà in un viaggio sensoriale attraverso le diverse stagioni dell’anno, creando un’esperienza sinestetica in cui le parole della poesia prendono vita attraverso le note dei quattro concerti. Nella Primavera alcuni passaggi suggeriscono brani famosi di autori successivi come quello che evoca il mormorio delle sorgenti evoca il famoso trio “Soave sia il vento” della mozartiana “Così fan tutte”. Nell’Estate il primo tutti rappresenta sicuramente il passo più importante, con il soffocante ambiente estivo che viene ricreato da stanchi ritmi a sostegno di una melodia pure affievolita. La Borea è espressa con delle figurazioni conturbate e nel Presto finale, anche la tempesta estiva ha un aspetto coloristico alquanto sfruttato. Riguardo l’Autunno, dopo i semplici canti e le danze campestri, è l’entrata dell’ubriaco ad offrire il pretesto giusto per una acrobatica scrittura, la forma è bizzarra: tanti trilli, gorgheggi e modulazioni, mentre splendido è il disegno sincopato che evoca il motivo del coro. Il concerto dell’Inverno è quasi un collage si spunti melodici non sempre nuovi, poiché i trilli dei violini, ad esempio, ricordano quelli degli intermezzi comici delle prime opere e la rappresentazione della tempesta si avvale di schemi già sfruttati. Antonio Vivaldi, consegnando le chiavi della musica dei veneziani ai viennesi, chiuse e aprì due periodi meravigliosi della storia della musica. Per questo non poteva morire, per una delle tante coincidenze storiche che pare accadano ai grandi spiriti, che a Vienna.





