Tilde, dal dolore alla forza - Le Cronache
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Tilde, dal dolore alla forza

Tilde, dal dolore alla forza

Erika Noschese

Un dramma nel dramma. La disperazione per aver perso entrambi i figli e un destino beffardo che l’ha sottratta alla vita per un ritardo nei soccorsi, a causa della sosta selvaggia. E’ la storia di Matilde Salerno, l’insegnante in pensione colpita da un infarto nella notte tra domenica e lunedì. La professoressa Matilde non aveva avuto una vita facile: il lutto per la perdita di un figlio in giovane età, la morte della figlia in un incidente stradale avvenuta lo scorso anno ed una nipotina, oggi 13enne a cui badare. E tutta la sua famiglia era la piccola che oggi si ritrova da sola e la badante che aiutava l’ex insegnante nelle faccende domestiche. Per superare la morte del figlio aveva dato vita ad un’associazione per aiutare i ragazzi in difficoltà: Ombra Luce, fondata nel lontano 1992, su iniziativa di un gruppo di docenti, di genitori di ragazzi diversamente abili e di volontari. Dal 1997 l’associazione ha sede a Giovi San Nicola, presso un ex sede scolastica, su assegnazione del Comune di Salerno. Ombra Luce, si occupa di ragazzi dichiarati non scolarizzabili, fuori dalla fascia dell’obbligo scolastico ed ha lo scopo di garantire il mantenimento e la generalizzazione degli apprendimenti attraverso l’interazione degli insegnanti, dei genitori e degli operatori dell’Associazione. Un modo per mantenere vivo il ricordo di un figlio, presto troppo presto. Un destino crudele che si è poi accanito sulla figlia e su di lei. Un infarto, troppi i 15 minuti di attesa dei soccorsi, impossibilitati a raggiungere l’abitazione di via Madonna del Monte, al civico 7, a causa della sosta selvaggia. Una corsa contro il tempo, quella dei soccorritori, che hanno tentato di raggiungere l’abitazione a piedi. Eppure, nonostante il tentativo, non c’è stato nulla da fare: quando gli uomini del 118 sono giunti sul posto non hanno potuto far altro che costatarne il decesso. “Siamo dolenti di comunicare che questa notte ( la notte tra la domenica e lunedì ndr) infausta ci ha portato via la testata d’angolo della nostra associazione, colei che la fondò, la accudì, la sostenne e ci credette dal primo momento. Colei che dedicò tempo, amore e fato a chi di lei aveva bisogno senza negarsi mai, senza sottrarsi mai. Non vogliamo che questo sia il momento per parole di disperazione. La gioia di averti conosciuto, la formazione che ci hai dato, l’esperienza che ci hai lasciato, l’amore per il prossimo che ci hai insegnato non colmeranno il vuoto dei giorni tristi che verranno senza te. Ma ci consola saperti con il cuore gonfio d’amore insieme a Giovanpaolo, Lella e Vittorio, nuovamente uniti nella gloria di Dio, che tanto ti consolò davanti alle grandi prove della tua vita. Tilde, il tuo nome e i tuoi insegnamenti non lasceranno mai questo mondo, finché ci sarà qualcuno ad onorarli e farne virtù. Noi cercheremo di esserne all’altezza, ma tu con sguardo benevolo veglia sempre su di noi da lassù e proteggici. Ne abbiamo bisogno. Sei e sarai sempre la nostra Presidente”, scrivono i membri dell’associazione. Rabbia e dolore tra coloro che avevano conosciuto quella donna segnata dalla vita già abbastanza, una vita vissuta nel dolore e nel lutto per la perdita dei suoi figli. La rabbia per quelle auto parcheggiate in sosta vietata che hanno imedito il passaggio dei mezzi di soccorso e la conseguente polemica su una tragedia annunciata da chi, in più occasioni, aveva richiesto il presidio permanente della Polizia Municipale per impedire agli automobilisti di parcheggiare nelle zone più critiche della città. Ora qualcuno dovrà pagare per questa morte. Ma chi? Perchè, nonostante le tante richieste, denunce e polemiche, nulla è cambiato? Perchè, ciò che più si temeva si è realizzato ai danni di una donna che aveva ancora tanto amore da dare alla sua nipotina che, ancora una volta, si ritrova a ricominciare. Stavolta completamente sola. Domande a cui, come facilmente prevedibile, nessuno darà una risposta ma ora poco importa. Che questo dramma non resti impunito. Che mai più in città si verifichino episodi simili. Intanto, resta il dubbio: un pronto intervento del 118 l’avrebbe salvata?