
Olga Chieffi
Ha compiuto ottant’anni lo scorso anno il più celebre e fallito attentato ad Adolf Hitler, uno dei grandi ‘se’ della storia, l’Operazione Valchiria, del conte Claus Schenk von Stauffenberg e una operazione Walkure inaugurerà anche il cartellone lirico del Teatro Verdi di Salerno, l’11 aprile, con il Richard Wagner della prima giornata della tetralogia, essendone Das Rheingold il Prologo. Una produzione interamente affidata all’Opera Nazionale di Sofia, con la sua orchestra, a firma del binomio Evan Alexis Christ e Plamen Kartaloff, che torna a Salerno a sugellare un patto d’acciaio che porterà le masse corali e orchestrali del nostro teatro, in trasferta in Bulgaria nella stagione 2026. Così è iniziata ieri mattina la presentazione del nuovo cartellone della stagione lirica e di balletto, che vedrà quindi una replica anche di Musica d’artista, legato a filo doppio con la kermesse natalizia delle luci, nonché del progetto educational, curato da Rosalba Loiudice, per far almeno assaggiare agli studenti dei licei cittadini e provinciali, l’atmosfera del teatro ed educarli a “stare” ed “assistere” ad uno spettacolo. Una conferenza che ha registrato la prevedibile assenza del Direttore artistico Daniel Oren, il quale solo ieri ha ultimato le repliche di Tosca con la superstar Anna Netrebko, che forse potrebbe, in un prossimo futuro epifanarsi anche qui a Salerno, e con il tenore Vincenzo Costanzo, il quale debutterà il ruolo di Pollione proprio sul nostro palcoscenico , ed è stata, così, animata, dalla parola di Antonio Marzullo. Apertura, quindi, l’11 e 13 aprile con Die Walkure, certamente il titolo maggiormente comunicativo dell’Anello del Nibelungo, super orchestra che comprende tre flauti (due e terze anche ottavini), tre oboi, corno inglese, tre clarinetti, clarinetto basso, tre fagotti, otto corni (che suonano anche due tube wagneriane, in si bemolle e due tube in fa, tre trombe, tromba bassa, 4 tromboni, basso tuba, timpani, grancassa, piatti, triangolo, tamburo, tam-tam, glockenspiel, sei arpe, più, naturalmente, archi, che ci riesce veramente difficile immaginare nel nostro “golfo mistico”, un bel cast che schiera Wotan interpretato da Ólafur Sigurdarson; Fricka sarà Mariana Zvetkova, Siegmund, Martin Iliev, Hunding, Bjarni Thor Kristinsson, Brunnhilde, Gergana Rusekova e Siglinde Tsvetana Bandalovska, per ben cinque ore di spettacolo, dell’ opera in tedesco, che speriamo non spaventi il pubblico salernitano, aduso a quella quindicina di titoli che da anni vengono riproposti. Un leitmotive che è quello della sete di governare il mondo e della spada, che parte con l’anello e attraverserà un po’ tutto il cartellone, in cui il nostro teatro entrerà in gioco in aprile, il 25 e 27, quando andrà in scena Norma, opera cult di Vincenzo Bellini, affidata alle intuizioni registiche di Sarah Schinasi, che ben fece nell’Italiana in Algeri di Rossini.Sul palcoscenico due stelle campane, Gilda Fiume nel ruolo del titolo, gemma del nostro Conservatorio, che debuttò questo difficile personaggio, amato da Wagner, otto anni or sono e avrà il tenore del momento Vincenzo Costanzo, che debutterà in quest’opera e Vasilisa Berzhanskaya quale Adalgisa. Qui l’esplosione della novella potenzialità lirica è chiamata a collaudarsi entro gli argini contegnosi d’una vera e propria ossatura vieux style e, per coinvolgere a pieno il pubblico, ha bisogno di rivivere in voci straordinarie e complete, che saranno dirette, insieme alla nostra orchestra da Michael Balke. Il 16 e il 18 maggio, tutti pronti a contare i 32 fouettes, a ritmo indiavolato, di Kitri come anche il manège di Basilio, brillantezza e dell’attraente ritmo voluto dall’autore, né quel fascino dell’esotismo, dove fremiti di flamenco tendono ad esaltare quella spinta passionale che si avverte in ogni evocazione dei simboli musicali tradizionali della Spagna. Questo sarà il Don Quixote di Ludwig Minkus, per la cui performance sono in ballo un terzetto di compagnie, ma che immaginiamo rivedere in questo grande balletto di repertorio, il corpo di ballo ed étoile del Teatro dell’Opera di Sofia. A chiudere la prima parte della stagione il 29 maggio e il I giugno ci sarà finalmente Daniel Oren sul podio salernitano per una rilettura del Rigoletto, che saluterà in regia Giandomenico Vaccari. In scena il buffone gobbo sarà Roman Burdenko, mentre Gilda sarà interpretata da Jessica Pratt soprano australiano perfetta nel ruolo, che ritorna in una Salerno che l’ha sempre calorosamente applaudita. Un deciso colpo di piatti inaugurerà la seconda parte del cartellone, il 24 e il 26 ottobre, quello dell’ouverture della Carmen di Georges Bizet, a 150 anni dalla scomparsa del compositore. Il prodigio “Carmen” inizia così, con un colpo di piatti, con cui Bizet per mezzo di un balzo folgorante e vertiginoso riesce a portarsi nel cuore delle cose, delle persone, delle situazioni, scrutandole fin nel profondo, forte di una percezione acuta fino allo spasimo, partecipe fino alla sofferenza. Ognuno può essere lo spettatore ed ognuno può diventare il fulcro della storia nel momento in cui il destino lo decide. Sul podio ci sarà Daniel Oren con al suo fianco Plamen Kartaloff , con le voci di Elmina Hasan, Stefan Pop, nella parte di Don Josè e Claudio Sgura in quella di Escamillo. A dicembre dal 2 all’8 dicembre arriva il contributo del Conservatorio “G.Martucci”, guidato da Fulvio Artiano, con la partitura più rappresentata di Nino Rota, “Il cappello di paglia di Firenze”, che festeggia l’ottantesimo dalla sua composizione, già rappresentata a Salerno nel 2004. Tutto inizia per colpa di un cavallo di un promesso sposino, che mangia un cappello di una vivace cocotte. Il cappello non è che il motivo che apre la via ad un concatenarsi, preciso ed ineluttabile, di situazioni entro le quale si agitano dei personaggi impeccabilmente disegnati in chiave gustosamente umoristica. La regia è stata, come d’abitudine, oramai, assegnata a Riccardo Canessa, che vedrà l’opera attraverso l’occhio speciale della sua famiglia, sulle tracce di Madame Canessa modista, mentre a Sebastian Weigle, direttore wagneriano, il compito di dirigere la compagine conservatoriale e le voci di Sonia Ganassi, Pierluigi D’Aloia, il grandissimo Carlo Lepore, Maria Sardaryan fino a Nicola Ulivieri. A sigillare la stagione dal 26 al 28, dicembre il Nabucco di Giuseppe Verdi e con consapevolezza aggiungiamo di Daniel Oren. Il maestro la “sente” con tutto se stesso e cerca di offrirne sempre una linea di lettura fortemente ritmata, esasperando i contrasti, in cui invita l’orchestra a seguire la parola. Nabucco è l’opera del “Va’, pensiero, sull’ ali dorate”, il più famoso coro del melodramma italiano, col suo salto musicale di ottava su “ali”, come a spiccare idealmente il volo verso una libertà agognata, un diritto umano (“chi è libero di pensiero è già libero nello spirito” diceva un noto rivoluzionario), il messaggio del nostro direttore artistico di libertà, liberazione, pace che si ripercuote sui destini di entrambi i popoli che si fronteggiano. Ancora una volta Plamen Kartaloff curerà la regia, mentre in scena alcune delle migliori voci del panorama internazionale: Amartuvshin Enkhbat, Galeano Salas, tenore messicano Evgeny Stravinsky e infine, Ekaterina Semenchuck.