Il pubblico ha accolto in proscenio il direttore d’orchestra Andres Mustonen e il regista Mariano Bauduin, con una salve di “Vergognatevi” e “Bhuuu” per il Flauto napoletano
Di OLGA CHIEFFI
La grande attesa e l’entusiasmo del pubblico salernitano che ha affollato il teatro Verdi, per questa prima assoluta per Die Zauberflote, non è stata stavolta ricambiata dalla produzione che ha proposto l’opera stravolta, con lunghi dialoghi e monologhi, raccolti in un libretto infruibile. Dopo la pausa del primo atto, diversi posti vuoti nei palchi e in platea. Alla fine contestazione aperta nei confronti del direttore d’orchestra Andres Mustonen e, in particolare, del regista Mariano Bauduin, il quale ha ecceduto nel voler riscrivere l’intero libretto, affastellando simboli, rimandi e situazioni, in una partitura dalla perfetta balance tra luce ed ombra. Diversi i contributi giuntici in redazione dopo la prima, tra cui quelli di Alessandra Totoli, soprano e docente di musica, e dell’Ingegnere Antonio Capone. “Non c’è molto da dire purtroppo – afferma Alessandra Totoli, presidente e fondatrice dell’Associazione Amici della Lirica – solo lo sconforto di aver assistito ad uno scempio. Io sono favorevole alle novità, ma senza deturpare ciò che ha scritto l’autore, avere avuto il coraggio di rifare una drammaturgia tipo cocktail da bar nonsense, fa tanta rabbia. Che dire, poi, dei ridicoli costumi che indossati dai bambini meritavano una denuncia per deturpazione d’immagine. Non dimentichiamo l’improvviso voltafaccia al prestigioso regista argentino, Hugo de Ana, per il Don Giovanni del 2009, a causa di alcuni nudi in scena, con buffetteria sado-maso, e si è dato spazi a falli indossati con piccoli in scena per giunta ben oltre la mezzanotte. Voler poi, imitare un regista come De Simone che di cultura ne ha da vendere solo per far parlare di sé in maniera negativa… Dispiace oltremodo per i bravi cantanti che hanno generosamente cercato di interpretare l’opera. Il pubblico salernitano che pur sostiene da sempre il Teatro Verdi non meritava questo oltraggio a Mozart”. “Non sono contrario per principio – ha dichiarato l’Ingegnere Antonio Capone, assiduo frequentatore dell’ambiente musicale – a riletture ed innovazioni di capolavori operistici o teatrali, purché da tali iniziative l’opera ne esca arricchita, rinnovata, magari stravolta, ma carica di nuovi messaggi, significati, sentimenti da trasmettere al pubblico. L’unico sentimento che la prima de’ “Il flauto magico”, venerdì sera è riuscito a trasmettere al pubblico, almeno al sottoscritto, è l’indignazione. Feroce. Condivisibile l’idea di tradurre il libretto dal tedesco. Tuttavia, la totale mancanza di senso compiuto dei testi, sembra indicare l’utilizzo di qualche maldestro traduttore automatico reperibile on line; il risultato è mortificante non solo per l’intreccio narrativo, ma soprattutto per l’interpretazione del cast, di ottimo livello. Tra improbabili ambientazioni da fiaba popolare napoletaneggiante, eccessi buffi che sfociano nel grottesco, costumi fallici tanto ridicoli da non riuscire neanche ad essere volgari, si perde qualsiasi significato. Con l’intenzione, o forse la presunzione, di svuotare l’opera mozartiana dalla ‘polverosa’ intonazione massonico-iniziatica, illuminista, con la dialettica tenebre/luce, ignoranza/ragione, si finisce per mettere in scena non un divertissement teatrale, bensì una cacofonia di parole e note. La musica, meravigliosa, luminosa, ironica dell’ultima opera di Mozart sparisce, non arriva allo spettatore desideroso, non riesce a superare l’impianto folkloristico, popolaresco nel quale la regia lo imprigiona. Siamo all’assurdo: l’opera che più chiaramente e gioiosamente mette in scena la vittoria della ragione sugli istinti bassi, della luce della sapienza sulla tenebra degli istinti beceri, scompare nell’ignoranza. Questa volta, al Verdi, non è la luce e La Sapienza di Sarastro a trionfare, ma la cupa notte senza luna che ingoia tutto: pubblico, regia, direzione, orchestra. Neanche la partitura scintillante di Mozart può vincere tanta oscurità. Considerando la qualità degli interpreti a disposizione, un vero peccato, un’occasione sprecata”.