La Procura di Salerno ha aperto una indagine sugli straordinari del personale sanitario dell’Azienda ospedaliera San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno. A confermare la notizia la deputata pentastellata Silvia Giordano attraverso una nota stampa. “L’azienda salernitana ha sforato il tetto del fondo destinato agli straordinari con una spesa di 7 milioni e mezzo di euro nel 2014, attestandosi prima nella classifica stilata dalla Regione Campania. Ma questo non basta a Caldoro per sbloccare il turnover, causa principale del ricorso alle ore straordinarie di lavoro. La magistratura certamente saprà individuare le eventuali responsabilità, ma da troppi anni l’Azienda che si vanta di essere il fiore all’occhiello della sanità salernitana ha tante ombre grigie da chiarire”. Il deputato snocciola dati relativi allo sperpero ed ai tanti interrogativi legati ad esso. “Si sono spesi milioni e milioni di euro per appalti e ristrutturazioni che ancora non sono state ultimate. Così come si ricorre troppo facilmente all’uso di consulenti esterni, demoralizzando le risorse interne. Le denunce dei sindacati sugli appalti degli ultimi anni non hanno portato ancora a nessun risultato. In cambio abbiamo un’azienda con una carenza organica di oltre 300 unità, tra operatori socio-sanitari e assistenti socio-sanitari. Con queste conseguenze: il centro trasfusionale, dal prossimo marzo, non potrà garantire più le urgenze e le emergenze se non vengono autorizzati gli straordinari; la sala operatoria di ortopedia è chiusa per allagamento; la terapia iperbarica rischia di chiudere dal prossimo mese per carenza di tecnici. In medicina d’urgenza manca l’operatore ausiliario e c’è un solo Oss per ogni turno, mentre in pediatria si è costretti a ricorrere a rientri pomeridiani. E’ questo il quadro desolante della prima azienda sanitaria salernitana, dovuto al blocco del turnover imposto dal piano di rientro. Un soluzione però c’è: è giunto il momento che il personale sanitario parcheggiato negli uffici amministrativi ritorni a lavorare nelle corsie dei reparti”.
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