Dopo dodici anni, giudici e pm tornano – domani – ad incrociare le braccia e a giocare la carta dell’astensione dalle udienze per cercare, facendo pressing sulla politica in vista dei decreti attuativi, di modificare la riforma Cartabia dell’ordinamento giudiziario e la nuova legge elettorale del Csm, due bocconi ritenuti indigesti dall’Associazione nazionale magistrati che con voto bulgaro, lo scorso 30 aprile ha approvato una mozione collettiva e unitaria che proclamava lo sciopero: solo una sessantina i contrari sui circa 1400 votanti. Oggi nel primo pomeriggio si sapranno le percentuali dell’adesione allo sciopero, un’arma alla quale le toghe non facevano ricorso dal 2010 quando le adesioni toccarono quota 80-85%. Oltre all’astensione, le varie sezioni locali dell’Anm hanno organizzato assemblee aperte al contributo di avvocati, giornalisti, e giuristi per spiegare la loro contrarieta’ alla riforma, nel mirino ci sono soprattutto le ‘pagelle’ dei magistrati e il metodo elettorale che secondo il ‘sindacato’ dei giudici finirebbe per aumentare il potere delle correnti. Il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia – la cui leadership insieme a quella del segretario Salvatore Casciaro non e’ in discussione, qualunque sia il risultato ‘percentuale’ dello sciopero – prendera’ la parola all’assemblea di Milano nell’Aula magna del Palazzo di Giustizia, la vice Alessandra Maddalena interverra’ in presenza a Napoli e poco prima anche a Reggio Calabria, in streaming. Momenti di dibattito ci saranno anche a Salerno, Lamezia Terme, Catanzaro, Bologna, Catania, Sondrio, e nelle grandi citta’. Comunque sia, l’agitazione dei magistrati ha gia’ un po’ scompaginato il cammino dell’approvazione della riforma. Martedi’ 17 e’ prevista la conferenza dei capigruppo di maggioranza, che la scorsa settimana aveva lasciato di fatto fuori dal calendario dei lavori parlamentari la riforma Cartabia approvata dalla Camera lo scorso 26 aprile, e ora all’esame della commissione Giustizia di Palazzo Madama. L’obiettivo e’ trovare intese politiche sui temi piu’ controversi anche alla luce dei tempi ristretti dei loro iter. Sulla riforma del Csm – con Lega e Italia Viva di traverso – incombe infatti la data del rinnovo dell’organo di autogoverno, attesa per luglio con elezioni da svolgersi a settembre. La Lega potrebbe avere interesse a ritardare il passaggio in Aula del provvedimento per crescere in visibilita’ e tenere viva l’attenzione a ridosso dei referendum sulla giustizia del 12 giugno. “Una riforma subdola: le procure torneranno porti delle nebbie e non per compiacenza della magistratura rispetto alla politica, come negli anni Settanta, ma per timore”, ha sostenuto Eugenio Albamonte, ex presidente dell’ Anm, oggi pm a Roma e segretario di Area, parlando a Il Fatto dei motivi dello sciopero. “Non voteremo a favore per portare a casa una bandierina purchessia”, ha ribadito la senatrice leghista Giulia Bongiorno a La Stampa parlando della riforma del Csm. “Non facciamo saltare nulla. Siamo tutti d’accordo che la riforma del Csm deve impedire le degenerazioni del correntismo” ha detto Bongiorno che vuole “evitare l’ennesima riforma che non raggiunge gli obiettivi. Le correnti si sono gia’ acconciate: mi danno per certo che avremo 7 eletti di Area e 7 di Magistratura indipendente, piu’ qualche resto per gli altri. Solo il sorteggio spezza il legame tra corrente e eletto. La Lega sta proponendo da tempo miglioramenti. Un breve rinvio di quelle elezioni potrebbe essere il male minore. Forse pochi hanno compreso che la riforma del Csm e’ la madre di tutte le riforme”.
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