di Olga Chieffi
Ci saranno sedicimila persone all’Olimpico, per la partita inaugurale degli Europei di calcio, in programma l’11 giugno a Roma. La decisione è stata oramai presa, altrimenti, l’evento sarebbe stato immediatamente affidato ad altra nazione. In primo luogo bisogna salvaguardare il giro di danaro che ruota attorno a questa manifestazione che una nazione come la nostra non può assolutamente perdere. “Le partite di Euro 2021 non saranno giocate davanti a tribune vuote e tutti i Paesi ospitanti dovranno garantire la presenza dei tifosi”. Il presidente dell’UEFA, Aleksander Ceferin è stato chiarissimo. L’edizione degli europei già rinviata di un anno, la prima che sarebbe dovuta essere itinerante e forse ancora potrà esserlo. Le 12 città coinvolte (Roma, Amsterdam, Baku, Bilbao, Bucarest, Budapest, Copenaghen, Dublino, Glasgow, Londra, Monaco e San Pietroburgo) hanno dovuto “presentare il loro scenario”, dagli stadi aperti a quelli chiusi passando per varie percentuali di presenza: il 19 aprile, nella riunione del comitato esecutivo Uefa, verrà presa una decisione. Se più città dovessero tenere chiusi gli stadi potrebbe addirittura cambiare la formula con un solo Paese ospitante: in pole c’è l’Inghilterra che riaprirà i suoi stadi in vista dell’ultima giornata di Premier League. C’è da scomodare Marx, ma è troppo semplice. Perché, nelle «Mille e una notte», i ricchi sono i mercanti e non i produttori o i banchieri, o la “peste nera” del Trecento, che spazzò via, fra atroci sofferenze, circa la metà della popolazione europea – ebbe, nel dopo-peste, conseguenze positive sull’economia? Sono le catastrofi e le rivoluzioni che cambiano i corsi della storia e affinano le leggi dell’economia. I legami fra storia, costumi ed economia seguono talvolta piste inattese e circuiti convoluti. Oggi si aprono gli stadi per un pubblico di “sportivi” seduti, proprio dove questa pandemia è esplosa, non dimentichiamo quell’Atalanta-Valencia del 19 febbraio dello scorso anno giocata a San Siro, ma lo sport di base, i “dilettanti” sono serrati da oltre quattordici mesi, si chiede da tutte le parti lo stesso impegno per riaprire palestre, sale per lo studio della danza, piscine, cinema, teatri, dopo che si è investito l’impossibile per porre tutto in sicurezza. Uno schiaffo in pieno volto anche al mondo dello spettacolo, del teatro, del cinema, della cultura tutta, per il quale si sta ancora a pensare e a studiare per una qualche stagione all’aperto e festival centenari, come quello dello Sferisterio di Macerata che ha spostato la nuova produzione del Barbiere di Siviglia al prossimo anno, ponendo le mani avanti anche per l’Aida del Centenario e lo spettacolo della Zacharova, devono barcamenarsi nella massima insicurezza di protocolli, pubblico e anche con gli artisti che hanno bisogno di spazi acusticamente adatti a performance di rilievo. La notizia degli stadi aperti ha fatto pensare anche qui a Salerno. Il mandato comunale per gli eventi estivi è stato firmato e le idee sono già su carta ma “Stiamo discutendo – sottolinea Daniel Oren – ancora sul luogo e i titoli da mettere in scena durante estate. Io ritengo che bisogna sfruttare i mesi più caldi e tornare finalmente a fare musica sinfonica e opera all’aperto per il momento. La speranza più forte è quella di tornare nei teatri. Ma questo è un discorso che si farà al livello nazionale quando ci sarà più gente e vaccinata in Italia e verrà raggiunta finalmente quell’unità di gregge che ci permetta di ritornare a vivere la nostra libertà”.