di Erika Noschese
Ha le idee ben chiare sul futuro della Campania Pasquale Sorrentino, consigliere provinciale e vice sindaco di San Giovanni a Piro, candidato al consiglio regionale della Campania con la lista Avanti, la civica del Psi. Tra le priorità, per Sorrentino, la valorizzazione dei territori attraverso il turismo e, di pari passo, la necessità di connettere servizi e trasporti a una ospitalità accessibile per tutti. Tra gli altri punti del suo programma le aree interne e la necessità di colmare il divario con le aree urbane, investendo nel capitale umano anche attraverso investimenti culturali che diventano essenziali per i territori della Campania.
Consigliere Sorrentino, ultimissime settimane di campagna elettorale. C’è entusiasmo ma anche timore per l’astensionismo.
«Si deve aggiungere politica alla campagna elettorale e non il contrario. Esibizionismo, improvvisazione e corse personali disorientano e allontanano. Noi siamo sempre partiti dal programma».
Turismo in Campania, quali iniziative adottare?
«Il Turismo è la naturale conseguenza della qualità della vita delle comunità locali. Connettere servizi e trasporti a una ospitalità accessibile, adatta a tutte le tasche, è la giusta cornice a un’opera meravigliosa: la Campania, distretto turistico mondiale».
Turismo religioso, può essere una soluzione per incrementare e valorizzare?
«È un segmento decisivo. Mescola bellezza, arte e identità. Dal 5 al 7 dicembre presso la Certosa di Padula si terrà la prima edizione di Anima Meeting Turismo Religioso, evento della Provincia di Salerno, nell’anno giubilare, che raccoglie l’invito di Papa Francesco: promuovere l’incontro».
Quali sono, secondo lei, le principali difficoltà socio-economiche della provincia di Salerno che la regione dovrebbe affrontare con urgenza?
«Colmare il divario aree interne – aree urbane investendo nel capitale umano e promuovendo investimenti culturali. Infine un piano formativo sulle opportunità digitali ed europee e sul cooperativismo d’impresa».
Come pensa di operare per contrastare lo spopolamento dei piccoli comuni e incentivare i giovani a restare o tornare a lavorare sul territorio?
«Mi preoccupa di più lo “spaesamento” ovvero la perdita di identità, il lamento perenne di chi “resta in attesa” senza osare. Le opportunità ci sono.
Lo spopolamento si combatte indagando la vocazione specifica delle singole comunità, agendo in funzione di essa e elaborando modello di cooperazione vera tra Comuni. Non più opere “gemelle” e cattedrali nel deserto.
Resto dell’idea che il futuro dell’Italia é nei paesi. Vivere in un monolocale a Milano pagando l’impossibile non è un orizzonte».
In che modo vede la Campania tra cinque anni e quale contributo vuole dare per farla evolvere verso quel scenario?
«Vorrei vedere dei “Campani” più consapevoli della propria forza, oggi abbiamo recuperato orgoglio e senso di appartenenza. Io non mi sono mai girato dall’altra parte, guardando sempre a cosa potevo fare io, per non rimproverarmi nulla un domani. Gli errori sono una componente essenziale. Basta riconoscerli!».





