“Sono io, il camorrista della Campania… ti faccio saltare in aria, insieme al ristorante che adesso è mio; sei un’ombra che cammina, ti tolgo l’anima e ti sparo se non mi ridai i soldi”. A pronunciare, in più occasioni tali minacce è stato Pietro Galasso noto imprenditore 52enne di Capaccio Paestum. Per l’uomo si sono aperte le porte delcarceredi Fuorni. Le gravi minacce sono state indirizzate al suo ex cognato, socio del ristorante-pizzeria ‘Regina Sofia’, gettonato locale di cucina napoletana in via Clavature a Bologna città: una “escalation di aggressività”, come definita dal gip Roberta Dioguardi del Tribunale romagnolo, perpetrata nel richiedere la restituzione di un presunto prestito di denaro elargito nella fase di avviamento del locale tramite la sorella, ex moglie del ristoratore. Galasso, alias Pierino, figlio della nota maga cartomante Iside ed ex commerciante di automobili, rivuole per la precisione 1 milione e 200mila euro dall’ex parente acquisito con tutti gli interessi: soldi di cui i carabinieri della stazione di Bologna Indipendenza, però, non trovano alcuna traccia. Ad innescare le indagini l’ennesima denuncia dell’ex cognato, stanco di subire le continue vessazioni, telefoniche e di persona, di Pierino “il camorrista”: proprio così infatti si definisce al cellulare, forse per avvalorare lo spessore delle sue parole minatorie, definendo “soldi della camorra” quelli che vuole riottenere, a tutti i costi, arrivando più volte a presentarsi di persona nella trattoria. “A questo lo devo uccidere, lo sparo davanti a voi, lo faccio schiattare qua, sopra al bancone” afferma Galasso con fare da guappo, davanti a tutti, in una delle sue incursioni a sorpresa nel locale emiliano, comportandosi come se fosse suo in virtù del credito vantato. I precedenti penali del 52enne capaccese, ovvero porto illegale di armi e ricettazione, inducono gli inquirenti ad approfondire i suoi affari, presenti e trascorsi, nella città dei Templi. Intanto, Pierino insiste, batte cassa e cerca finanche di convincere il ristoratore a non presentarsi all’udienza del processo per minacce e molestie nei confronti suoi e dell’ex consorte-congiunta. I carabinieri registrano tutto e la posizione di Galasso si aggrava: il procuratore capo Giuseppe Amato ed il sostituto Domenico Ambrosino lo indagano anche per atti persecutori, violenza privata e tentata estorsione. Accuse che, il 2 aprile scorso, fanno scattare l’arresto: il 52enne finisce ai domiciliari a Ponte Barizzo, con divieto di comunicare con la persona offesa. Chiuso in casa, però, Pietro Galasso non la smette: continua a chiedere i soldi al ristoratore con intimidazioni e rancore maggiori, inviperito. Circostanze che inducono i carabinieri della Stazione di Capaccio Scalo, diretti dal luogotenente . Giuseppe D’Agostino, a chiedere ed ottenere l’aggravamento della misura cautelare, che stamane ha confinato Pierino presso la casa circondariale di Salerno.
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