di Erika Noschese
di Erika Noschese
Simona Libera Scocozza pronta ad entrare in Parlamento. Dopo l’esperienza delle recenti elezioni amministrative a Salerno, l’ex candidata sindaca è oggi candidata alla Camera dei Deputati, collegio Uninominale di Salerno, con Unione Popolare, la lista che vede insieme DeMa, Rifondazione Comunista, Potere al Popolo e Manifesta.
Unione Popolare ha presentato le liste. Si tratta di nomi non calati dall’alto, ma espressione della società civile…
“Assolutamente si. Quando le forze politiche che compongono la lista Unione Popolare (DeMa, Rifondazione, Potere al Popolo, ManifestA) hanno deciso di partecipare a questa campagna elettorale, hanno immediatamente guardato ai territori e a coloro i quali in questi anni hanno rappresentato un baluardo di impegno, democrazia e legalità. Siamo un gruppo di persone che amano i propri territori e che hanno già portato avanti alcune battaglie insieme. Anche per questo motivo sapremo camminare uniti e raccogliere la fiducia dei cittadini”.
Dalla candidatura a sindaco per la città di Salerno alle elezioni politiche. Perché ha scelto di impegnarsi attivamente per questa nuova avventura?
“La mia candidatura a Sindaco è stato un atto di vera ribellione nei confronti di un sistema marcio che vede i cittadini come sudditi. Un sistema corrotto e clientelare che ancora oggi si ripresenta per rovinare i nostri territori. Sono orgogliosa di essere stata sostenuta da molti ex militanti nel Movimento 5 Stelle i quali, nonostante la forte delusione verso il movimento, hanno voluto far sentire la loro voce attraverso la mia candidatura. Poi c’è stato il sostegno di Rifondazione Comunista: sono stati loro a volermi per le prossime elezioni proprio sulla base del lavoro fatto insieme alle scorse amministrative. La mia candidatura, in questo senso, rappresenta il naturale prosieguo di un progetto iniziato un anno fa e che non ha intenzione di arrestarsi”.
Quali sono i temi che secondo Lei dovrebbero essere portati in Parlamento?
“Certamente i temi contenuti nel nostro programma elettorale. Giustizia climatica e sociale. Tutela e il rispetto del lavoro; noi siamo i primi ad aver parlato di salario minimo e abbiamo già scritto un disegno di legge che era pronto per essere depositato prima dello scioglimento delle camere. La ricostruzione di un servizio sanitario unico per le regioni che assicuri a tutti i cittadini italiani lo stesso livello di cura e assistenza, gli investimenti sulla scuola e l’università, ormai da anni mortificati da una politica fatta di tagli. Ma soprattutto credo che si debba porre particolare attenzione sulla questione dell’Autonomia differenziata: il sud è davvero in pericolo e i suoi detrattori li troviamo tanto a destra che nelle coalizioni di “sinistra”, basta guardare a Bonaccini tra le fila del Pd”.
Si parla ancora di Fonderie Pisano. Mentre si attende la delocalizzazione, non è stato adottato alcun provvedimento…
“Dopo il rigetto da parte della Regione Campania dell’istanza documentale presentata dalle Fonderie Pisano per la delocalizzazione dell’impianto da Fratte a Buccino “perché ritenuta inadeguata rispetto alle norme vigenti”, sorge il dubbio che non ci sia un reale interesse della famiglia Pisano nel realizzare un impianto a norma di legge, addirittura di tecnologia d’avanguardia ed in un sito lontano da insediamenti abitativi, nell’area industriale di Buccino. È apparso quantomeno singolare che un’azienda così importante, alla quale non mancano tecnici di prim’ordine, non siano riusciti a presentare un progetto credibile, che risulterebbe addirittura inadeguato, al punto che è stato bocciato dopo appena una manciata di giorni. Sono passati ben diciotto anni dalla data prevista della delocalizzazione e siamo ancora al punto di partenza, infatti non è stato fatto un solo passo in avanti per trasferire l’attività produttiva, addirittura per grossolani errori di formulazione delle domande di permessi. Siamo di fronte ad una situazione che ha dell’assurdo e che vede i cittadini ed i lavoratori vittime innocenti della stessa situazione”.
Cosa ne pensa della scissione interna al Movimento 5 Stelle?
“Personalismi e avidità hanno distrutto un sogno bellissimo, ma che alla fine si è trasformato in un incubo! Di Maio ha fatto, ancora una volta, i suoi interessi; addirittura oggi lo vediamo candidato tra le fila dei suoi più acerrimi “nemici”, il “partito di Bibbiano” come lo chiamava lui, insomma con il Pd. Per quanto riguarda ciò che resta del Movimento vedo ancora più delusione da parte degli elettori alla luce delle ultime parlamentarie dei giorni scorsi. Voto su un listino bloccato, possibilità di escludere i candidati senza alcuna spiegazione: ancora una volta il Movimento 5 Stelle inventa delle regole mai scritte nello statuto a favore dei vertici di turno. Era solo il 3 agosto 2022 quando veniva emanato dal Comitato di Garanzia del movimento questo regolamento (su proposta di Giuseppe Conte, attuale presidente del M5S), che prevedeva la possibilità di autocandidatura in un solo collegio (quello di residenza oppure quello del domicilio effettivo). Oggi apprendiamo che alcuni appartenenti al superlistino saranno candidati in più collegi. La deroga alla regola generale è la nuova regola. E il principio di parità dei diritti e delle opportunità, proprio della giustizia sociale, sarà un po’ più difficile da declamare in questa campagna elettorale. Per citare il collega Lorenzo Borrè (storico avvocato che ha portato in tribunale il Movimento 5 Stelle diverse volte), “Il M5S concettualmente non esiste più. Chi voterà la lista con quel nome voterà qualcosa di ontologicamente diverso dal movimento del 2013. Una vittoria per una ventina di persone, una sconfitta per milioni”.
La storia insegna che il centrodestra riesce ad ottenere buoni risultati. Teme un’avanzata della destra?
“La temo, assolutamente si. Ma voglio che sia chiaro il mio pensiero. Non possiamo chiedere agli elettori di votare un partito o una coalizione avendo come unico punto programmatico la frenata dell’ascesa delle destre. Oggi, mentre il quadro competitivo della politica tende ad annullarsi nell’omologazione dei discorsi, la vecchia destra mette a frutto la propria superiore tecnologia del potere e si insedia definitivamente ai vertici delle istituzioni, vincendo le consultazioni elettorali: in Francia, in Ungheria, nel Regno Unito, in Polonia, in Grecia. Una destra composita, che trova il proprio punto comune nell’esorcismo del cambiamento: la destra sognatrice, che vagheggia il ritorno a un’ipotetica età dell’oro tipo fantasy; la destra risentita, che ricerca un capro espiatorio cui addebitare quello che non capisce (ma che la turba); la destra mercenaria, che si mette al servizio come massa di manovra per intimidire chi protesta e si oppone alla cancellazione dei diritti; la destra padronale, che scarica le proprie frustrazioni in odio dei lavoratori; la destra Legge&Ordine, che vuole mettere a tacere la domanda disturbante di giustizia sociale; la destra sovranista, che presume di essere valorizzata da una politica nazionalista del “prima noi”; la destra suprematista, che trae il rafforzamento della propria identità dal disprezzo aggressivo dell’altro (comunque diverso dagli standard correnti nella sotto-cultura del maschio bianco-cristiano-etero). Pensare che da questi residuati della politica e della società, esenti da qualsivoglia acculturamento civile alla convivenza e capacità di governo delle complessità, possa arrivare un progetto socio-economico minimamente plausibile, è una pia illusione. Piuttosto possiamo attenderci prese di posizione identitarie (ad esempio attacchi alla Costituzione repubblicana figlia della Resistenza, a partire dall’Art. 1), regolamenti di conti (contro il lavoro organizzato o i residui centri/soggetti che conservano le tradizioni illuministico-progressiste), saccheggi vari e occupazioni dello spazio pubblico, del sottogoverno, dei luoghi simbolo delle ascese sociali individuali. Attendiamoci il definitivo isolamento internazionale, sostituito dalle frequentazioni di affinità con Stati tendenzialmente “canaglia”. Noi di Unione Popolare abbiamo presentato un programma politico ed economico concreto e realizzabile, al contrario delle coalizioni di destra e delle fantomatiche coalizioni di sinistra”.
Quali sono i temi a Lei più cari?
“Sicuramente quelli che fanno parte della mia storia personale e professionale, ovvero i temi legati all’immigrazione, alla cittadinanza, ai diritti LGBTQ+, ma non mancano quelli che ho avuto modo di approfondire negli ultimi anni come consulente legislativo: penso all’arresto del consumo del suolo, alla tutela dei beni comuni o ai temi dell’economia circolare. Negli ultimi 12 mesi, poi, lavorando con un senatore di Potere al Popolo, ho scritto diversi emendamenti e ddl in tema di salario minimo, eutanasia e cannabis legale. Sono felice di poter dire che ogni anno trascorso diventa per me un arricchimento. Spero di poter portare le mie conoscenze e competenze in Parlamento e realizzare i desideri dei cittadini del mio territorio che poi, alla fine, sono i desideri di tutti: poter vivere una vita libera e felice”.