di Pina Ferro
«L’ex tribunale deve avere, necessariamente, una destinazione legata al mondo della giustizia e della cultura anche della giurisdizione». Non ha dubbi il presidente dell’ordine degli avvocati di Salerno, Silverio Sica in merito alla destinazione dell’ex palazzo di giustizia posto nel cuore della città. Per l’avvocato Sica l’ex palazzo che fino a qualche tempo fa ha ospitato il tribunale “deve mantenere la sua vocazione”. Avvocato Sica, l’immobile che ha ospitato per decenni il tribunale di Salerno deve continuare, a suo parere, avere un legame con il mondo della giustizia? «L’ex tribunale in se rappresenta un monumento molto bello anche se legato ad una certa epoca. Dal punto di vista architettonico è la rappresentazione evidente della giustizia incarnata in quelle aule, in quelle stanze così decorate. Inoltre, ricordiamo che ogni stanza ogni corridoio ogni porta ha un suo rilievo davvero architettonico legato a quelle che erano le competenze artigianale del territorio. Non c’è dubbio che quel palazzo deve essere inteso come un monumento. E’ chiaro che un monumento deve vivere e per farlo vivere bisogna legarlo a quella che è la sua storia ed il suo passato. Il punto veramente di riferimento dell’avvocatura salernitana racchiusa in tre aule, tre spazi che sono quelle del Consiglio dell’ordine e che devono restare al Consiglio dell’ordine senza ombra di dubbio». Ci sono proposte o progetti in tal senso? «Noi abbiamo un progetto già varato: una scuola forense distrettuale. Un progetto che può rappresentare un momento di attrazione, un polo di sviluppo culturale e, perché no, anche economico della zona. Noi metteremo in quegli spazi, la nostra scuola permanente della formazione degli avvocati. Si tratta di un progetto già varato. Inoltre l’ex palazzo di giustizia dovrebbe ospitare tutti gli uffici che sono legati alla giurisdizione compresa l’avvocatura dello Stato. L’Avvocatura dovrebbe trovare una sistemazione in quel palazzo, così come è accaduto per i giudici di pace che hanno trovato un’adeguata collocazione. La cosa più triste sarebbe quella di vedere nel palazzo uffici che non hanno alcun legame con la giustizia. Sarebbe questa una cosa che stravolgerebbe anche la destinazione. Quel palazzo ha un piano che io definisco “nobile” e per piano nobile intendo quello dove si trova l’aula “Giacumbi” ed il grande atrio che ha sempre ospitato l’inaugurazione dell’anno giudiziario. E’ quello, un piano che ha una chiara ed inequivoca destinazione, non può essere mosso da come è. Quello è certamente uno spazio destinato ad attività giudiziarie oppure può rappresentare uno location perfetta sia per la scuola dei magistrati, degli avvocati ma anche per gli studenti universitari». La vocazione deve rimanere? «La vocazione deve rimanere. Cosa che io ho già detto nel corso della riunione con il sindaco di Salerno. Io ho molto apprezzato la proposta dell’onorevole Piero De Luca che voglio ringraziare in quanto si sta muovendo in questo solco che richiede una sensibilità politica importante. Bisogna legare la Scuola di formazione dell’università con la scuola di formazione dell’Avvocatura con quella dei Magistrati e del Personale giudiziario. Un percorso che può essere unico o in continua interazione tra di loro. Quindi è una saldatura ideale per gli studenti universitari che vi accedono che entrano in contatto col mondo dell’avvocatura col mondo della magistratura Si tratta di un progetto bellissimo che una città non può disperdere. Bisogna anche pensare ai costi di una struttura come quella e noi abbiamo già mandato al demanio le nostre osservazioni. Noi come Ordine siamo ente pubblico e non economico, ma noi sopportiamo dei costi che poi gravano sulla collettività, soprattutto sulla collettività dei colleghi e quindi noi abbiamo per esempio il diritto di avere la nostra sede per il consiglio di disciplina. Oggi siamo in locazione ed è un fitto passivo. Questo vale anche per altri uffici che non possono essere ubicati preso la cittadella giudiziaria per carenza di spazi. Io penso che allorché si è progettato il nuovo palazzo di giustizia si è pensato già sin dall’inizio che quello spazio dovesse avere una destinazione giudiziaria, dovesse mantenere la sua finalità giudiziaria. Questo perché,obiettivamente la nuova cittadella per quanto spaziosa per quanto ampia non ha spazi sufficienti. Non ci dimentichiamo che noi come ordine abbiamo 4200 avvocati 2000 praticanti. Si tratta di un piccolo paese e non possiamo stare negli spazi che ci sono stati assegnati nella cittadella. Spazi che ci furono assegnati e stabilito la metratura, quando ancora il Consiglio dell’ordine non aveva tutte le funzioni che la riforma ci ha assegnato e quindi noi siamo obiettivamente in una condizione di ristrettezza. In più ci sta un’ultima prole,a noi come ordine, non abbiamo, nel nuovo palazzo di giustizia, la biblioteca che per legge spetta agli avvocati . Quella che abbiamo nell’ex tribunale è una biblioteca storica che non va dispersa e che potrebbe restare dove si trova, accessibile agli studenti. Tra l’ altro non avremo dove collocare tutte quelle centinaia di volumi, poi noi non abbiamo archivi, non abbiamo la sede del consiglio di disciplina non abbiano lo sportello del cittadino che pure abbiamo l’obbligo di istituire . Dunque noi abbiamo necessità di lasciare al centro di Salerno un punto di riferimento. Senza parlare poi delle opere d’arte che sono presenti nei locali che erano dell’ordine. Abbiamo due vetrate di un artista salernitano che furono fatte mettere li dai miei predecessori, sono bellissime. Il nostro patrimonio è in quel palazzo oltre alla nostra storia Noi non abbiamo dove collocare quelle due grandi tele che sono l’emblema giudiziario di Salerno ora presenti dell’aula Parrilli dove in questi anni si è celebrato tutto . Quegli spazi li abbiamo ancora noi. E gli avvocati non la lasciano».