Aveva dichiarato sia alla guardia di finanza che alla commissione del Ruggi di essere di essere stato minacciato dall’allora caposala e costretto a timbrare il badge di quest’ultima: in caso contrario, lei non gli avrebbe riconosciuto gli straordinario. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Salerno Vincenzo Pellegrino ha chiesto l’imputazione coatta al pubblico Ministero Francesco Rotondi per Enrico Severeno, dipendente del Ruggi finito nell’inchiesta dei furbetti del cartellino. Le dichiarazioni molto gravi del dipendente sono state oggetto di querela per calunnia e diffamazione che l’ex caposala del reparto di otoralingoiatria del Ruggi, Carmela Di Paolo, ha presentato nei confronti di Enrico Severino. Per tale procedimento il pubblico ministero aveva chiesto l’archiviazione trovando l’opposizione dell’avvocato Gino Bove che difende la caposala. Accolta la richiesta di opposizione all’archiviazione il Gip ha disposto l’imputazione coatta. L’ex caposala Carmela Di Paolo ha denunciato il dipendente ospedaliero Enrico Severino che, sia nei verbali assunti durante le indagini sia nel procedimento disciplinare, dichiarò di essere stato minacciato dall’allora caposala e costretto a timbrarle il cartellino: in caso contrario, quest’ultima non gli avrebbe riconosciuto gli straordinari. Il dipendente ospedaliero, a parere della difesa della Di Paolo, per discolparsi ha accusato la donna di aver commesso il reato di minaccia. Una vera e propria menzogna, come si legge nell’opposizione alla richiesta di archiviazione, anche perché la «Di Paolo non avrebbe potuto influire o meno sugli straordinari fatti da un dipendente».
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