di Erika Noschese
Una normale e periodica revisione sulla sicurezza delle sostanze, come previsto dal rigido Regolamento europeo sui cosmetici, si è trasformata in un caso che sta mettendo in subbuglio il mondo dell’estetica. Al centro delle discussioni c’è il TPO, un “fotoiniziatore” fondamentale per far solidificare gli smalti semipermanenti sotto le lampade UV, che dal 1° settembre non può più essere utilizzato. A seguito di nuovi studi scientifici, la sostanza Trimethylbenzoyl diphenylphosphine oxide è stata riclassificata nella categoria 1B delle sostanze CMR (cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione), rendendone l’uso automatico non consentito nei prodotti cosmetici. Nonostante le aziende produttrici fossero a conoscenza di questa riclassificazione dal 2021, la notizia è arrivata tardi in molti centri estetici, che ora si trovano a dover gestire lo smaltimento delle scorte. Mentre sui social si sono diffuse notizie allarmistiche, i titolari dei centri estetici si trovano a dover rispondere alle preoccupazioni dei clienti, gestire lo smaltimento delle scorte e trovare rapidamente soluzioni alternative. A farne le spese sono anche le loro tasche. Ne abbiamo parlato con Annachiara Sessa, titolare del “Centro Estetico Bliss Beauty Nails”, per approfondire le ripercussioni di questo divieto sul loro lavoro.
Il cambio dei prodotti è stato obbligatorio. È stata colta alla sprovvista?
«Fortunatamente noi abbiamo un’azienda molto importante, OPI, che già dall’anno scorso aveva cambiato la formula del prodotto quindi già da un anno lavoriamo con prodotti senza TPO. Chiaramente i vecchi li abbiamo dovuti togliere. Certamente c’è stato un danno: la mia attività è aperta da 7 anni, io colleziono intere collezioni di smalti e colori, quindi molti sono stati buttati. C’è sato un “piccolo” danno economico, ma nulla di gravissimo. Più che altro è quello che arriva alla gente che è sbagliato, perché spaventa. Il cliente arriva spaventato, non sa cosa sta facendo né cosa gli stiamo applicando, quindi le informazioni sono sempre esasperate».
Un danno d’informazione al cittadino, quindi, più che economico.
«Se la mettiamo sul piano del danno economico, ogni colore che acquisto costa circa 51 euro. Ne ho dovuti gettare via circa un centinaio, quindi il conto è presto fatto. Il danno c’è stato, ma chiaramente non si può fare diversamente. Si va avanti e si ammortizza in altri modi. Qui nel nostro centro, per fortuna, offriamo tanti altri servizi quindi il colpo si riesce a gestire».
È fondamentale salvaguardare i clienti, e non solo.
«Assolutamente sì. Tutto ciò che può essere dannoso deve essere eliminato, sia per il cliente sia per noi che lo respiriamo circa 8 ore al giorno, quindi è importante soprattutto per noi. Certo, sicuramente ci saremmo aspettati da parte dell’Unione Europea un’attenzione in più verso noi estetiste, perché un danno del genere bisognerebbe anche fare in modo che passi dietro tutele di tipo economico e sanitario, considerando che questa del TPO è una cosa che loro sapevano già da tempo».
Alcune aziende hanno proposto una sorta di rottamazione per ammortizzare i costi.
«Anche l’azienda da cui mi rifornisco io ha attuato una sorta di rottamazione, che consiste in questo: restituendo 10 smalti vecchi, ognuno di questi mi viene “pagato” 18 euro, però devo acquistarne altri 10. Stringendo, chi ne paga le spese? Soltanto noi centri estetici?».
La clientela ha fatto domande in merito? C’è preoccupazione?
«Fortunatamente noi abbiamo una clientela che si fida tanto di noi. Quindi alcune clienti, ma parliamo di una percentuale molto bassa, mi hanno chiesto se avessi tolto questi prodotti contenenti TPO. Mi hanno anche chiesto cosa fosse, ma poi è finita lì, niente di che. In questi 7 giorni, da quando c’è questo nuovo divieto, solo una cliente mi ha detto: “Purtroppo non le farò più le mani, perché sono molto spaventata”. In genere chi fa semipermanente o gel non ama fare la manicure classica».
C’è effetto ed effetto, persona e persona.
«Sono personalità, ovviamente: c’è chi si informa e chi si lascia andare a paranoie. Se vengono inalati 3 mg di questo prodotto può essere cancerogeno, per cui è legittimo avere preoccupazioni».
Lei, in quanto titolare, e le sue operatrici, siete preoccupate?
«Adesso siamo spaventate, più che altro. Non mi spaventa la cliente che si è sottoposta a manicure ogni 3 settimane, ma noi che ci abbiamo lavorato 8 ore al giorno, adesso, ci stiamo preoccupando tantissimo per questa cosa. Respirare ogni giorno questi prodotti non sappiamo cosa ci abbia potuto eventualmente procurare né se o cosa ci porterà nel lungo periodo. Almeno adesso siamo sicure di non dover lavorare più con prodotti contenenti questa sostanza, per la nostra sicurezza e quella della nostra clientela, ma speriamo si possa chiarire quanto prima se ci siano controlli da effettuare per chi, come noi, ha inalato per anni questa sostanza per diverse ore al giorno».





