Di Adriano Falanga
Agli scafatesi pagare la Tari non piace particolarmente. Certo è che l’imposta è tra le più alte della provincia, certo è pure che il servizio di raccolta non è eccellente, ma questo non è chiaro in che misura influisce sul mancato pagamento del tributo. O meglio, il tasso di evasione è alto perché la gente non riesce a pagare oppure perché la gente non vuole pagare? Una differenza sostanziale, perché nella risposta c’è la soluzione al problema. Magro il lavoro di riscossione portato avanti dalla Geset, che su queste cifre pure influisce per oltre un milione di euro. Sia gli ispettori del Mef che il collegio dei Revisori dei conti del Comune hanno espresso perplessità sul lavoro della società di riscossione tributi. E se il dato percentuale di raccolta differenziata non cresce, non cresce neanche la percentuale di imposta incassata. E’ un cane che si morde la coda, e sia la commissione straordinaria che il cda dell’Acse presieduto da Daniele Meriani sono impegnati nel trovare una soluzione. I dati allegati al bilancio di previsione 2017-19 appena approvato sono eloquenti, e preoccupanti. Nel 2014 su un accertato di 10,4 milioni di euro di tassa sui rifiuti, è stato incassato appena lo 0,94%, pari a meno di 100 mila euro. Nel 2015 l’accertato è di 11,8 milioni di euro, sarà incassato appena il 14% pari a 1,6 milioni di euro. Meglio nel 2016, quando sugli 11,7 milioni di euro vengono incassati circa 5, pari al 42,9%. Ricordiamo che l’intero ciclo di raccolta e smaltimento rifiuti, Acse compresa, è coperto economicamente dal solo gettito della Tari. Un incasso minore finisce con l’indebitare il Comune, che comunque è chiamato a pagare la convenzione stipulata con l’Acse. Meglio va invece con l’Imu, dove la percentuale di incasso effettivo arriva al 92,4% nel 2015.