Scafati. Mano pesante della procura Antimafia di Salerno con il pubblico ministero Rocco Alfano che ha chiesto 323 anni di carcere per 23 imputati nell’ambito del processo con rito abbreviato a carico del clan Famiglia che agiva sull’asse Scatati/Agro nocerino/Paesi Vesuviani. Le accuse aggravate da metodo mafioso vanno dallo spaccio di droga al riciclaggio, armi, estorsioni fino alle lesioni. Venti anni di carcere sono stati chiesti per Dario Federico, Corrado Grimaudo, Salvatore Di Paolo, Antonio e Raffaele Forte, Renato Sicignano, Immacolata Orlando e Marius Adrianu Ciortianu. Quindi 18 anni per Raffaele Nappo, Alex Marigliano, Francesco D’Antuono e Giovanni De Angelis. E ancora: 16 anni chiesti per Vincenzo Orlando, Daniel Grimaudo, Alfredo Faiella e Michelangelo Aquino. Mentre 14 anni è l’istanza presentata per Guglielmo Vaccaro, 8 anni per Domenico Tamarisco alias Nardiello, 7 anni per il neo collaboratore di giustizia Giuseppe Di Dato (chiamato a deporre in aula nel processo bis sull’omicidio Faucitano a Scafati), 6 anni per Giuseppe Paduano, 5 anni per Marco Schettino, 4 anni per Matteo Marigliano e 3 per Gianluca Tortora. L’indagine è quella della Dda per associazione a delinquere di tipo mafioso, la cui organizzazione si muoveva a Scafati e nei Vesuviani. Secondo le accuse, gli imputati avrebbero fatto parte di un clan di camorra, autodefinito famiglia, per via dei vincoli di parentela che legano i principali imputati e al cui vertice viene collocato Dario Federico di Boscoreale. Quest’ultimo, come spiegò il gip nell’ordinanza d’arresto, “già condannato quale capo e promotore di una associazione per delinquere di stampo mafioso nel 2007″ avrebbe spostato i suoi interessi criminali dalla storica allocazione a Pompei e Boscoreale, assumendo il controllo criminale del territorio di Scafati” Il blitz nel febbraio 2014 a capo di un’attività congiunta tra i carabinieri e Guardia di Finanza. Il 49enne di Boscoreale Dario Federico (arrestato dopo la latitanza) avrebbe assunto il controllo criminale del territorio di Scafati approfittando del vuoto lasciato dai Loreto/Ridosso e Matrone/Buonocore” scrive la Dda nella richiesta di processo con giudizio immediato per tutti gli imputati. Federico si sarebbe servito della fattiva collaborazione del 47enne scafatese Salvatore Di Paolo anche lui noto alle aule di Tribunali e alle forze dell’ordine. Il gruppo poteva disporre delle armi da fuoco che sarebbero state approvvigionate da Domenico Tamarisco del clan “Nardiello” di Torre Annunziata e gestiva le piazze di spaccio di Scafati e zone limitrofe, controllando quelle di larga zona del comune dell’Agro nocerino fino ad arrivare a Boscoreale e Pompei, dedicandosi anche ad attività estorsive sullo stesso territorio e nelle zone confinanti. Secondo la ricostruzione accusatoria da parte della procura Antimafia salernitana il gruppo, “si era trasferito a Scafati a seguito di un altro vuoto di potere correlato all’arresto eseguito nel dicembre del 2021 di esponenti della cosca collegata dei Matrone , acquisendo una supremazia sugli altri sodalizi criminali operanti sullo stesso territorio, tanto da essere chiamato ad intervenire per regolare le competenze territoriali camorristiche e dirimere gli “sgarri” attuati da altri cartelli malavitosi che avessero sconfinato dai territori di insediamento”. A loro viene contestata anche un’estorsione a Marina di Stabia contro un imprenditore del porto turistico di Castellammare. Dopo le discussioni del collegio difensivo, entro la primavera inoltrata ci sarà sentenza di primo grado per chi ha scelto il rito alternativo davanti al gup Rossi del Tribunale di Salerno.





