Di Adriano Falanga
Agosto, salute mia non ti conosco. Puntuale, da decenni, con l’avvio della stagione conserviera si ripresenta (chiaramente accentuato rispetto al resto dell’anno) il problema dell’inquinamento del fiume Sarno. E così i residenti di contrada Cappelle, ad un tiro di schioppo dal centro cittadino, si sentono meno “soli” dal punto di vista di disagio ambientale. Ma il Sarno, ed i suoi affluenti, non costituisce solo l’unico neo della calda estate scafatese. Dal 2014 infatti, nei mesi estivi, ad accompagnare le notti afose della città anche un’acre e pungente puzza di plastica bruciata. Il fenomeno si presenta durante la notte e fino all’alba. A completare il trittico della mala salute anche la puzza di spazzatura che si eleva prepotente dal sito di stoccaggio della Helios, in zona pip, anche questa contrada Cappella. Sono almeno tre le denunce depositate alla Procura della Repubblica, centinaia le segnalazioni e le chiamate a Vigili Urbani e Carabinieri, che pure hanno già relazionato sull’effettiva puzza che persiste in queste zone. Vivere a Scafati è difficile in Estate, basta scorrere le pagine del social network Facebook per capire quanto il disagio stia esasperando i residenti. Helios, Sarno e plastica bruciata, tre componenti per un filo comune, che porta allo scempio ambientale vero e proprio. A nulla servono le proteste dei residenti, finché la politica e le istituzioni preposte si limitano a raccogliere le proteste ricambiandole in proclami o spot pseudo ambientalisti. Occorre presentare risposte, attuare misure drastiche e soprattutto risolutive. Il fiume Sarno e i suoi canali, si presenta di un coloro rosso “pomodoro” e lo stesso ortaggio è chiaramente visibile tra le acque. In altri tratti le acque sono di colore verde scuro, in altri marrone, ma ad accomunarli è la tipica puzza che gli scafatesi conoscono bene, da decenni. Via Lo Porto, ai confini con San Marzano sul Sarno, via Terze a San Pietro, Canale San Tommaso a Cappelle, Rio Sguazzatoio al centro e a Bagni, canale Marna lato Mariconda. Dalla periferia nord a quella sud, da Est ad Ovest, l’intera città ad Agosto si ritrova a convivere con la puzza del fiume Sarno. Il fenomeno è forse più attenuato rispetto agli anni passati, grazie anche al buon senso degli industriali, che, a partire dalle concerie di Solofra, hanno dotato le proprie aziende di sistemi di depurazione. Ma basta scorrere lungo le sponde dei diversi corsi d’acqua, che pure attraversano la florida campagna dell’agro nocerino sarnese, per vedere spuntare dal nulla centinaia di scarichi abusivi. Il 20 luglio il primo cittadino Pasquale Aliberti, relativamente all’inquinamento del Sarno, aveva scritto una lettera alle diverse autorità preposte. “Mi rivolgo a voi per segnalare il forte disagio che continua a vivere la nostra comunità cittadina, in tema ambientale, disagio che si acuisce particolarmente nel periodo estivo per le condizioni climatiche e le temperature elevate – scriveva il sindaco – I comuni più popolosi del bacino del Sarno, infatti, ed in particolare quelli a monte di Scafati, per la maggior parte continuano a sversare i propri reflui fognari, tal quali, ossia privi di trattamento, nel corso principale del Sarno o nei canali che affluiscono poi allo stesso. A ciò deve aggiungersi che nel periodo estivo diventano particolarmente impattanti alcune attività industriali, le cui autorizzazioni in materia ambientale sono di competenza regionale, e per le quali è necessario che gli organi aventi particolari competenze, anche tecniche, in merito effettuino con particolare frequenza i controlli del caso, verificando la correttezza delle attività svolte rispetto alle autorizzazioni effettivamente rilasciate ed alle relative prescrizioni”. Un appello considerato molto vago secondo le opposizioni, che hanno espresso polemiche sull’atteggiamento “evasivo” del sindaco riguardo la Helios.
QUI HELIOS: dal 2011 ha continuato ad espandersi
Era il 21 ottobre 2011 quando l’Igiene Urbana fu autorizzata dalla Regione Campania, previo silenzio assenso del Comune di Scafati, all’esercizio dell’impianto di stoccaggio e trattamento rifiuti pericolosi e non, ubicato in un opificio che prima ospitava un’industria conserviera, in piena area Pip. E questo, nonostante i piani attuativi degli insediamenti industriali prevedessero il divieto per lo svolgimento di attività insalubre. Il 31 luglio del 2013 l’autorizzazione è stata volturata alla Helios srl, di fatto collegata all’Igiene Urbana che ha lavorato con l’Acse, occupandosi del ritiro del rifiuto organico, fino all’anno scorso. Nel corso degli anni, più volte l’azienda ha fatto richiesta di ampliamento, sostanziale e non sostanziale, della propria attività. L’ultima autorizzazione è stata concessa il 23 dicembre 2015, relativa ad un aumento della volumetria di alcuni tipi di rifiuto, tra cui una maggiorazione del 10% degli scarti alimentari di mense e cucine. Ed ogni volta la Regione ha informato il Comune di Scafati, che puntualmente non ha opposto resistenza o presentato deduzioni. Sarà chiaramente il Noe, a seguito dei controlli effettuati la settimana scorsa su pressione dei residenti e delle forze politiche, a chiarire il tipo di rifiuto stoccato e la regolarità delle operazioni svolte nell’opificio. Di certo c’è che la zona è ai limiti dell’invivibilità, perché il caldo favorisce il proliferare della tipica puzza di spazzatura. E se il problema si presenta così tanto accentuato, è anche grazie all’ultimo ampliamento concesso alla Helios lo scorso aprile, di altri 3.170 mq. Sapeva Palazzo Mayer quindi, sapeva l’ufficio Ambiente di quella richiesta di ampliamento dell’attività, con un maggior volume di rifiuti da stoccare e lavorare, e nessuna opposizione è stata posta. E’ pur vero che le autorizzazioni sono sovracomunali, ma l’ente locale è chiamato ad esprimere pareri in materia. E chi tace, acconsente. Ad ogni modo, la stessa autorizzazione pone anche delle precisazioni alla Helios: “i rifiuti dovranno essere trattati e recuperati senza pericolo per la salute dell’uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all’ambiente ed in particolare: senza determinare rischi per l’acqua, l’aria, il suolo, nonché per la fauna e la flora; senza causare inconvenienti da rumori o da odori; senza danneggiare il paesaggio”. Qualcosa chiaramente non quadra.
QUI PLASTICA BRUCIATA
Via Domenico Catalano, Via Passanti, via Della Resistenza, fino ad arrivare nei pressi del casello autostradale: via Pasquale Vitiello, via Martiri D’Ungheria. In questo perimetro, densamente abitato, sono almeno due anni che puntualmente, nei mesi estivi, la notte è caratterizzata da una forte puzza di plastica bruciata. E c’è anche chi sull’auto o sul balcone ha ritrovato dei residui bruciacchiati, probabilmente trasportati dal vento. Qualcosa brucia la notte a Scafati, e brucia quasi sempre nei mesi estivi, di notte. E la notte la Polizia Municipale non è di turno, quindi niente controlli. Difficile individuare l’esatta ubicazione, perché complice il buio, che copre il fumo nero, risulta impossibile notare l’origine del rogo. C’è chi parla di discariche abusive volutamente date alle fiamme, mentre c’è chi punta l’indice contro agricoltori disonesti, che in questo periodo,in questo modo, si disfano delle vecchie coperture in plastica delle serre, in attesa di stendere le nuove nei mesi a venire. Tutte ipotesi chiaramente, che non risolvono certo il problema che pure rappresenta la terza triste causa di allarme ambientale a Scafati. “Sono anni che d’estate succede questo e con i bimbi piccoli è ancora più inaccettabile che la stanza si riempia di aria irrespirabile” così Giovanna, mentre Giuseppe, tramite social, lancia un vero e proprio allarme: “Sarno, monnezza e plastica bruciata. Scafati è una bomba sul punto di esplodere. Una connivenza tra politica e imprenditoria che bisogna condannare. Stanno rovinando la città. Basta girare la testa dall’altra parte. Le istituzioni cosa fanno?”. Risposta scontata: scrivono lettere.
LE PROTESTE POLITICHE
“Aliberti deve ancora spiegare che rapporti professionali esistono tra lui o persone a lui vicino, con l’Igiene Urbana, Helios e Am Tecnology – così Mario Santocchio – Cappelle è diventata la pattumiera della Campania, il Pip non prevede l’insediamento di quel tipo di aziende. Chi l’ha autorizzato?”. “E’ una vita che viviamo nei veleni e nessuno muove e un dito e poi lo vogliono dai cittadini. Sia chiaro noi tutti abbiamo colpe. La politica eletta deve fare muro contro chi è causa di tutto ciò senza scuse. Al governo abbiamo Renzi, in Regione De Luca e a Scafati Alberti e cosa succede? Nulla, e continuano ad avvelenarci” , così Giuseppe Sarconio e Alessia De Angelis Minervini di Scafati in Movimento. “Rete fognaria di Scafati che fine ha fatto? Moltissimi scarichi civili vanno direttamente nel fiume. Ricordiamo la grande campagna elettorale della Paolino per le regionali dove la rete fognaria era una delle perle. Nel tempo i lavori si sono arrestati e i problemi aumentati soprattutto con la pioggia. La politica entra da tutte le parti ogni volta che ci sono le elezioni. Si fanno portare a braccetto… perché non fanno lo stesso anche ora e fanno qualche blitz come ha fatto il sindaco di Roma Raggi?” chiosano i due attivisti cinque stelle. “Bisogna avere il coraggio di denunciare da un lato e di adottare politiche sanzionatorie dall’altro, tese a punire chi si macchia di questi reati che mettono a rischio la salute dei cittadini e la salubrità dell’ambiente che ci circonda. Ancora una volta chiediamo all’amministrazione cosa è stato fatto per monitorare eventuali illiceità e quali azioni sono state adottate per limitare un fenomeno che non è più tollerabile – così Francesco Carotenuto, per Scafati Arancione – In qualità di ufficiale di governo, il Sindaco è responsabile della salute dei cittadini e con il potere di ordinanza attribuito dalla legge ha l’obbligo di difendere la propria comunità, altrimenti, per l’ennesima volta, ci rivolgeremo al Prefetto di Salerno per chiedere un intervento d’ufficio vista la negligenza di questa amministrazione”.