Di Adriano Falanga
<<Nei compattatori è finito l’indifferenziato raccolto la sera prima. Non è colpa nostra se tanti cittadini nei sacchetti mettono di tutto>>. Michele Calabrese è rsu all’Acse. Uno storico tra gli operatori in forza alla partecipata che si occupa della raccolta rifiuti a Scafati. E’ qui da sempre, quando l’amministrazione di Nicola Pesce diede vita alla società interamente partecipata dal Comune di Scafati, con il compito di gestire i servizi esterni. Era un lsu Calabrese, oggi guida uno dei tanti mi compattatori adibiti alla raccolta differenziata. Rappresentante sindacale Cgil dei lavoratori in forza all’Acse, assieme ad Enrico Di Leva della Cisl, Calabrese fornisce la sua versione di quanto è accaduto mercoledi scorso, quando la Polizia Municipale, su input del maggiore Carmine Apicella, sovraordinato prefettizio e coordinata dal comandante Pasquale Cataldo, ha varcato i cancelli del deposito Acse di via Catalano e via Diaz, facendo scaricare a diversi mezzi il loro contenuto. Dentro per, piuttosto che esserci il differenziato come da calendario, c’era di tutto, compreso fogli di polistirolo. Il verbale redatto dai caschi bianchi, che continuano le loro verifiche, andrà presto sulla scrivania della commissione straordinaria, per eventuali provvedimenti. Qualora fosse accertata una responsabilità diretta degli operatori segnalati, potrebbero scattare sanzioni nei loro confronti, fino al licenziamento e alla denuncia per il danno arrecato all’ente. I controlli sono scattati a seguito degli alti costi che la città di Scafati paga alla discarica per lo smaltimento del rifiuto non differenziato. <<Noi non abbiamo nessun interesse a mischiare tutto, ma gli scafatesi non sempre rispettano la giusta modalità di conferimento – spiega Calabrese – noi operatori prendiamo il sacchetto e lo depositiamo nel mezzo. Non sempre, e questo capita spesso, siamo in grado di capire il contenuto. Ad esempio, molti cittadini non hanno ancora capito che il secco non equivale all’indifferenziato, ed è questo che è stato riscontrato nei mezzi. Noi siamo sereni del nostro operato>>. Secondo il sindacalista, ciò che non è plastica, carta, vetro o umido dovrebbe finire nel rifiuto secco. Ed è quello che poi viene smaltito in discarica, con un costo calcolato in circa 200 euro a tonnellata. Invece in molti credono che il secco sia il rifiuto non differenziato, ecco perché nelle buste ci finisce umido, plastica, e pure vetro. Nel momento in cui l’operatore scopre che il sacchetto non contiene il materiale che gli compete prelevare, lo lascia a terra in attesa del collega adibito a quel rifiuto. Ecco il perché l’Acse in queste settimane ha avviato una campagna di informazione per scongiurare ai cittadini l’uso di buste nere, non trasparenti. <<Vi faccio un esempio, mentre raccolgo la plastica trovo una busta con diverse bottiglie di vetro, cosa dovrei fare? Lasciare tutto a terra? Il vetro è pericoloso, può finire per strada. Noi abbiamo da sempre ordine di pulire il posto di conferimento, soprattutto al centro città. Sta al cittadino capire che deve differenziare sempre e nel modo corretto i rifiuti>>. Del resto, ogni notte l’Acse lascia uscire anche i mezzi adibiti all’indifferenziato, con costi aggiuntivi derivanti. E qui dentro vi finisce una quantità non indifferente di rifiuti, che potrebbero essere differenziati e invece finiscono in discarica. <<Finisce in discarica anche il rifiuto prodotto dalle spazzatrici, che ovviamente non è differenziato>> aggiunge ancora Michele Calabrese.
DUE GLI OPERATORI SEGNALATI
Sarebbero due gli operatori segnalati dai caschi bianchi per il carico alla rinfusa riscontrato sul loro mezzo. La difesa del sindacato ascrive alla mancata differenziata la responsabilità del contenuto: non sarebbe possibile, o almeno non sempre, capire l’esatto contenuto del sacchetto. <<Da un sacchetto scuro e chiuso l’operatore può dedurre che ci sia dentro il rifiuto giusto da conferire, ma quando questo non è possibile, noi prendiamo comunque tutto, avendo disposizioni di lasciare pulito e soprattutto essendo nelle condizioni di non poter aprire il sacchetto>>. La giurisprudenza vieterebbe agli operatori ecologici di aprire le buste, per la tutela della privacy. Intanto sarà il maggiore dei carabinieri Carmine Apicella a verificare fino in fondo la vicenda, e poter escludere ogni responsabilità diretta dei due operatori segnalati. Le indagini sono ancora in corso.
Adriano Falanga