Di Adriano Falanga
Aliberti protocolla le sue controdeduzioni, e parte il conto alla rovescia. O meglio, ne partono due, quello di maggioranza e opposizione. Sui tempi previsti dal Testo Unico degli Enti Locali (Tuel) è un braccio di ferro interpretativo, e non è chiaro quale sia la giusta applicazione. L’articolo in questione è il 69, comma 2, che recita: “L’amministratore locale ha dieci giorni di tempo per formulare osservazioni o per eliminare le cause di ineleggibilità sopravvenute o di incompatibilità”. La delibera è stata pubblicata il giorno 19, contestualmente Pasquale Aliberti ha rinunciato a rimuovere la causa, rifiutando i restanti giorni concessi dalla legge per fare le sue “riflessioni”. Ora la domanda che divide le forze politiche è questa: bisogna aspettare comunque i restanti nove giorni, oppure si può procedere già a convocare la seduta consiliare? Nel primo deliberato del 17, la maggioranza ha approvato un emendamento in cui si afferma chiaramente che il consiglio deve essere convocato nel momento in cui le deduzioni sono state depositate. Ergo, bisognerà ritornare in aula entro il 29 novembre. Non ha dubbi l’avvocato Francesco Romano, responsabile del settore Avvocatura che ha già pronta pure la proposta di deliberazione, come lui stesso ammette, e annuncia che comunicherà al presidente del consiglio Pasquale Coppola di convocare l’assise entro il 29 novembre. “Lo spirito della norma è quello di dare massimo impulso e celerità al processo di decadenza – spiega il legale di Palazzo Mayer – il legislatore si è preoccupato di cadenziare senza indugio le procedure, per arrivare al più presto alla dichiarazione di incompatibilità”. Non ha dubbio alcuno l’avvocato Romano, occorre procedere in tal senso. “Altrimenti potremmo pensare che ci possano essere delle connivenze se uno aspetta per poter favorire qualcuno. Dal momento in cui il sindaco ha protocollato le due controdeduzioni partono i dieci giorni per convocare il consiglio comunale – e infine ammonisce – anche l’emendamento votato va in questa direzione”.
E’ avvocato anche la consigliera Brigida Marra, che si dice certa di quanto votato in aula. “La norma dice <<entro dieci giorni l’amministrazione può>> ciò significa che può farlo anche il giorno successivo. L’emendamento ha rispettato assolutamente quello che la norma prevede – spiega la forzista – piuttosto la riflessione da fare è un’altra: Rispetto ad una norma che espressamente dispone che qualora sopravvenga una causa di incompatibilità il consiglio deve contestarla come è possibile votare contro? Credo che chi ha commesso un atto non dovuto siano proprio loro. Non avrebbero potuto assolutamente votare contro. In sintesi, aldilà del merito del contenziosi che a noi consiglio non compete, l’opposizione pur di non consentire ad Aliberti la possibilità di un’eventuale ricandidatura, ha violato una disposizione normativa chiara art.53 lite pendente e 69 comma 1 <<il consiglio gliela contesta>>”. Anche qui vi sono diverse interpretazioni, perché c’è chi ritiene che l’aula può anche rifiutarsi di far decadere il primo cittadino, e questo non perché non riconosce il contenzioso, bensì ritiene opportuno che l’amministratore incompatibile si difenda tramite l’istituto delle dimissioni, qualora ritenga di non rinunciare a quello che del resto è un suo diritto.
La palla passa a Pasquale Coppola, che fin da subito ha scelto di procedere sfruttando tutti i giorni utili che lo Statuto gli concede. “Non per ostruzionismo, ma per permettere a tutti di approfondire fino in fondo l’argomento e arrivare in aula consapevoli di ciò che si vota” ha sempre detto in sua difesa. E tutto lascia pensare che anche in questo caso sceglierà comunque di aspettare il decimo giorno che la legge concede al sindaco, nonostante questi abbia già rifiutato di rimuovere il contenzioso. Insomma, questa tettoia s’ha da fare, Aliberti la ritiene indipensabile. E se l’attuale presidente del consiglio non terrà conto di quanto anche l’avvocato Romano suggerisce, pronta per lui la mozione di sfiducia, che apre al piano B. Tolto Coppola, il nuovo presidente andrebbe senza indugio a convocare subito l’assise. A rimpiazzare il titubante Coppola la sua vice Teresa Formisano.