Di Adriano Falanga
A spaccare la maggioranza sulla sfiducia o sulle dimissioni non è solo il ritorno alle urne, ma soprattutto lo spettro del commissario prefettizio. Già, perché solo la decadenza avrebbe evitato lo scioglimento del consiglio comunale e della giunta, mentre qualsiasi altra ipotesi comporterebbe l’arrivo di un commissario. Un’evenienza che riporterebbe la città indietro negli anni, quando subì l’onta dello scioglimento per infiltrazioni camorristiche. Inoltre, l’arrivo di un commissario bloccherebbe inesorabilmente l’attività amministrativa del Comune, riducendosi alla ordinaria gestione. Non è poi detto che il funzionario governativo possa restare solo pochi mesi, perché qualora lo ritenesse opportuno, si potrebbe restare commissariati anche per tutti e 18 mesi. “I nostri elettori capiranno? Come possiamo fare una campagna elettorale dopo aver voluto noi stessi l’arrivo del commissario?” è questo che sostengono gli alibertiani perplessi, che numeri alla mano, costituiscono la metà dei consiglieri di maggioranza e la quasi totalità della giunta. Eppure Pasquale Aliberti sembra un treno in corsa, disposto a fermarsi solo quando avrà ottenuto il terzo mandato. E’ convinto di avere la città dalla sua parte, e di riuscire a vincere facilmente una terza sfida elettorale. Una scelta, la sua, che ha comportato due esposti alla Procura,che ha aperto un fascicolo. Ancora, due ricorsi al Tar, dopo “l’autoconvocazione” del consiglio comunale del 27 novembre su cui il vice Prefetto Giuseppe Forlenza aveva visto “profili di illegittimità”. Pasquale Aliberti però, supportato dalla segretaria comunale Immacolata di Saia e dal responsabile dell’Avvocatura Francesco Romano, è assolutamente convinto di agire nella piena legalità. Il 12 gennaio il primo verdetto del Tar di Salerno, che farà luce sulla legittimità del consiglio comunale contestato del 27 novembre.