Scafati. Aliberti vero dominus del patto elettorale politico-mafioso - Le Cronache Cronaca
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Scafati. Aliberti vero dominus del patto elettorale politico-mafioso

Scafati. Aliberti vero dominus del patto elettorale politico-mafioso

Scafati. “Pasquale Aliberti è il vero “dominus” di tutta l’operazione relativa al patto elettorale politico-mafioso concluso con il clan Loreto Ridosso, sia per le elezioni comunali del 2013, che per quelle regionali del 2015″. Lo scrive la Dda nel suo ricorso di 36 pagine in Appello contro la sentenza di assoluzione per gli imputati. Per fratello del sindaco, Nello, invece, “ha contribuito a quel patto, facendo in alcuni momenti anche da intermediario e comunque da uomo di assoluta fiducia del fratello sindaco, deputato anche al controllo e alla cura del buon esito di quel patto”.voz Barchiesi e Petrucci “abbiano contribuito, rispettivi ruoli visti, a quel patto, quali soggetti incaricati o graditi dalle parti, disposti ad assumere quei ruoli “istituzionali” all’interno della locale pubblica amministrazione, necessari per perfezionamento dell’accordo; Giovanni Cozzolino invece “abbia contribuito a quel patto, sia pure limitatamente alla parte relativa all’accordo per le elezioni regionali del 2015, quale uomo dello staff del sindaco Aliberti deputato a fare da collegamento tra i vari soggetti coinvolti nell’accordo, specialmente per la parte politica”. Monica Paolino invece “abbia contribuito a quel patto, sia pure limitatamente alla parte relativa all’accordo per le elezioni regionali del 2015, quale beneficiaria del patto e, quindi, piano fattuale, anche quale istigatrice o quantomeno rafforzatrice del proposito criminoso del marito Pasquale Aliberti”. Il pubblico ministero Rocco Alfano che per tutti aveva chiesto poco più di 35 anni di reclusione, incentra il suo ricorso innanzitutto sui collaboratori di giustizia che per i giudici nocerini sono inattendibili. “Passaggio importante ai fini dell’attendibilità- scrive il magistrato della Dda- le dichiarazioni di Alfonso Loreto sulle elezioni del 2015 e l’appoggio a Monica Paolino candidata al consiglio regionale allorquando riferiva che inizialmente i tre vertici del gruppo erano molto restii a quell’accordo, tanto è vero che Loreto jr e Gennaro Ridosso (entrambi condannati in abbreviato e poi in maniera definitiva) avevano organizzato proprio un incontro con Pasquale Coppola (candidato all’epoca con Ncd ma non imputato), che era un soggetto per niente scelto a caso, ma anzi frutto di una opzione mirata, perché Coppola in quel periodo pre-elezioni 2015 si era posto contro Pasquale Aliberti, con il quale aveva avuto un acceso scontro politico”. Per Alfano, Coppola ben poteva essere in quel momento non tanto l’uomo di effettivo appoggio del clan Loreto/Ridosso che sapevano – come poi confermerà lo stesso Coppola – che quest’ultimo contava poco politicamente, ma poteva ben veicolare un messaggio di allarme al sindaco Aliberti, a cui di fatto stavano dicendo “che avrebbero potuto appoggiare pure un soggetto politicamente più debole, ma a lui avverso e che grazie al loro appoggio sarebbe potuto diventare un ostacolo per i suoi obiettivi politici”. Alla fine, però, soprattutto perché “Luigi Ridosso era favorevole all’appoggio a Paolino, il gruppo confermò il sostegno alla moglie del sindaco Aliberti, assecondando le volontà di Luigi Ridosso, che all’epoca era come un fratello per Alfonso Loreto. Quindi, nonostante la promessa non mantenuta di dare a Pasquale Coppola una percentuale di voti il gruppo decise di dirottare tutti i suoi consensi su Monica Paolino per non fare vedere che il clan si era spaccato e, dunque, per non dare segnali di debolezza. Su Monica Paolino, poi, lo stesso Alfano rimarca come Romolo Ridosso sia andato in contraddizione quando aveva affermato che poteva far votare la moglie del sindaco anche nei posti dove l’ex consigliera di Forza Italia non era candidata ma “questo non esclude affatto che Romolo Ridosso potesse fare pubblicità elettorale anche presso amici di quelle zone, che se è vero che non potevano votarla, è altrettanto vero che avevano ragionevolmente e prevedibilmente rapporti, amicizie e parentele anche nei confinanti comuni della Provincia di Salerno con elettori che certamente l’avrebbero potuta votare. Stiamo parlando di appoggi elettorali che richiedevano proprio quella capacità operativa dinamica di un’associazione che agisce proprio ai confini a nord della provincia di Salerno. E un dato di comune esperienza che le campagne elettorali si effettuano anche con soggetti non votanti, che potrebbero avere comunque influenze sul territorio ove si vota”, aggiunge Alfano. La procura inoltre torna sulla posizione di Andrea Ridosso (assolto) il quale sarebbe stato “utilizzato, anche per il tramite Raffaele Lupo (teste e ritenuto “ambiguo”), in maniera strumentale dal fratello Luigi e dai vertici del clan, essendo di fatto l’unica persona di cui i primi potessero fidarsi e che allo stesso tempo fosse piuttosto ingenua e comunque presentabile per livello culturale (laureato) e per assenza di precedenti giudiziari”. Per il processo d’appello è chiamato in anche Luigi Ridosso, mai sentito durante il processo