Di Adriano Falanga
“L’arrivo della commissione di accesso al Comune di Scafati e le indagini della D.I.A saranno un momento di ulteriore chiarezza per l’operato di questa Amministrazione. Ho dato anima, passione ed energia a questa Città, lavorando solo e sempre per migliorare Scafati”. Così il sindaco Pasquale Aliberti, dopo l’insediamento dei funzionari prefettizi. “Ho fiducia nella Magistratura, quello che non mi uccide mi fortifica” aggiunge il primo cittadino. Secondo Mimmo Casciello il lavoro della commissione sarà: “una ulteriore garanzia del nostro operato”. Sollievo da parte di Brigida Marra: “finalmente ha avuto accesso presso il nostro comune la Commissione richiesta con forza dai nostri oppositori. Da avvocato e consigliere comunale auguro alla stessa buon lavoro nell’interesse della città che amo”. Dall’opposizione la musica è però sempre la stessa. “E’ un momento di estrema delicatezza e preoccupazione per la città. Al vaglio della Commissione è la regolarità e la libertà dell’azione amministrativa da eventuali condizionamenti esterni, timore che abbiamo sempre pubblicamente manifestato – si legge in una nota della segreteria del Partito Democratico – Attendiamo l’esito del lavoro della Commissione nella quale nutriamo massima fiducia. Nel frattempo continuiamo a credere che il Sindaco debba rassegnare le sue dimissioni per il bene ed il futuro di Scafati”. Dimissioni chieste anche da Fratelli D’Italia: “dimettersi è l’unico atto di amore verso la citta per evitare un probabile scioglimento del comune per infiltrazione mafiosa e per dare alla commissione un ambiente di lavoro sereno” spiega Mario Santocchio.
IL COMPITO DELLA COMMISSIONE D’ACCESSO
La Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi è l’organismo preposto alla vigilanza sull’attuazione del principio della piena conoscibilità e trasparenza dell’attività della pubblica amministrazione, al quale possono rivolgersi privati cittadini e pubbliche amministrazioni. La commissione svolgerà la propria attività per tre mesi prorogabili per altri tre mesi, al termine redigerà una relazione conclusiva che invierà al Prefetto e questi redigerà un’altra relazione entro 45 giorni da inviare al ministro dell’Interno. Toccherà quindi ad Angelino Alfano decidere se proporre lo scioglimento del consiglio comunale, che avverrà con decreto del Presidente della Repubblica. La Corte Costituzionale ha stabilito nella famosa sentenza n. 103/1993 che gli elementi su cui deve poggiare lo scioglimento sono innanzitutto i collegamenti diretti o indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata o in alternativa il condizionamento che la mafia impone agli amministratori. Questa situazione prevista dalla Corte viene riscontrata dalle commissioni in determinati casi: appalti pubblici affidati in maniera irregolare oppure ad un’impresa collegata direttamente o indirettamente alla Camorra; Concessioni o autorizzazioni amministrative rilasciate in modo irregolare o dietro minacce o pressioni oppure emesse in favore di soggetti collegati direttamente o indirettamente alla criminalità organizzata; la presenza di una o più famiglie mafiose sul territorio comunale, abusivismo edilizio imperante, mancata riscossione dei tributi, adesione culturale o omissioni degli amministratori dinanzi alle gesta della mafia.
L’INCUBO SCIOGLIMENTO
La Corte ha ricordato inoltre che per arrivare allo scioglimento di un ente locale per infiltrazioni mafiose gli elementi probatori non devono essere granitici (come invece è richiesto per provare la responsabilità penale di un soggetto o sottoporlo a misure di prevenzione) perché questo istituto è una misura di prevenzione sociale e si deve intervenire anche quando c’è il pericolo che una o più cosche “inquinino” l’ente pubblico. E qui giocano un ruolo fondamentale le dichiarazioni eventuali del neo pentito Alfonso Loreto, che starebbe già raccontando di appalti anomali, tra cui quello sulla sorveglianza degli immobili comunali, o quello sulla loro pulizia, o ancora la famosa tangente pagata dall’Aipa al clan Ridosso-Loreto sulla gestione dei parcheggi comunali. Indagini delicate che rientrano nel corposo fascicolo aperto dalla Direzione Distrettuale Antimafia, a carico del sindaco Pasquale Aliberti, del fratello Nello e della moglie consigliere regionale Monica Paolino, nonché della segretaria comunale Immacolata Di Saia e dello staffista Giovanni Cozzolino, tutti accusati a vario titolo di associazione per delinquere, voto di scambio politico mafioso, corruzione, concussione, abuso d’ufficio.