Di Adriano Falanga
Finisce davanti al Tar lo scontro tra il Comune di Scafati e il gruppo Helios-Aurum-Igiene Urbana, titolari di proprietà e attività industriale di stoccaggio e lavorazione rifiuti di via Ferraris. Materia del contenzioso è l’ordinanza di demolizione e ripristino dei luoghi emessa da Palazzo Mayer il 7 febbraio di quest’anno. La vicenda nasce nel momento in cui le forti proteste dei residenti (e le relative denunce all’autorità giudiziaria) per la puzza e i rumori provenienti dal sito, convinsero gli uffici preposti comunali ad effettuare sopralluoghi all’interno dell’opificio. Questo è avvenuto il 16 novembre 2016 da parte dei Vigili Urbani in forze al comparto Urbanistica. I caschi bianchi accertavano la presenza di un fabbricato abusivo: piano seminterrato di mq. 151; piano rialzato di mq. 155 e primo piano di mq: 155. Parte dello stabile risulta addirittura non presente nella delimitazione dell’opificio e adibita a civile abitazione. L’ordinanza di abbattimento viene emessa nei confronti dei proprietari dell’abitazione privata e dei legali rappresentanti delle società Aurum srl (proprietaria di parte del terreno) della Helios srl (affittuaria) dell’Igiene Urbana (affittuaria di un’altra porzione dell’area, di proprietà di una Banca). Le tre società, tutte collegate dallo stesso cartello di soci, hanno depositato contro l’ordinanza ricorso al Tar in data 16 marzo, assistiti dall’avvocato Francesco Armenante. Un altro ricorso è stato poi presentato dalla Helios e Igiene Urbana avverso il ritiro del parere favorevole degli uffici Ambiente e Urbanistica rilasciato nell’ambito della conferenza dei servizi, relativo alla conformità urbanistica edilizia del sito di trattamento rifiuti. La commissione straordinaria delibera la costituzione in giudizio, dando incarico al noto legale Lorenzo Lentini. Una vicenda venuta fuori grazie al lavoro dell’ex commissione speciale voluta dal consiglio comunale per fare luce sulle autorizzazioni rilasciate al gruppo industriale per l’esercizio di quest’attività fortemente contrastata, ancora oggi, dai residenti di contrada Cappella.