di Pina Ferro
Un call center della droga organizzato su tre turni quotidiani dove i pusher godevano del giorno di riposo e delle festività. Un attività imprenditoriale che fruttava fino a 5000 euro al giorno, mentre, lo stipendio che veniva assicurato agli spacciatori arrivava fino ad 800 euro. Una rete di spaccio ben organizzata, quella, che è stat smantellata dai carabinieri del comando provinciale dei carabinieri al termine di una laboriosa attività investigativa coordinata dal magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia Vincenzo Senatore e dal procuratore aggiunto Rocco Alano. Sono state 21 le persone destinatarie di provvedimenti restrittivi. Le ordinanze, firmate dal giudice per le indagini preliminari Vincenzo Pellegrino, sono state eseguite a carico di soggetti residenti nei comuni di Montecorvino Pugliano, Calvanico, Bellizzi, Salerno e Marano di Napoli. Per 12 degli indagati è scattato il carcere, altri 7 sono finiti agli arresti domiciliari, 2 invece i divieti di dimora nella provincia di Salerno. Nel corso delle perquisizioni, ad uno degli indagati, sono stati sequestrati circa 6.000 euro in contanti avvolti nel cellophane. In carcere sono finiti: i fratelli Guido e Marco Sabatino, Francesco Raglia (già detenuto per altro), Maurizio Landi (già detenuto per altro), Matteo Coscia (già detenuto per altro), Gerardo Landi (già detenuto per altro), Luca Luordo, Giovanni De Feo, Youssef El Gassab e Alessandro Cannavò di Salvatore. Ai domiciliari sono finiti: Giuseppe Farace, Moreno Russo, Angelo Maria Ricciardelli, Giovanni Canale, Francesco D’Ordo, Alfonso Adinolfi, Mario Viviani. Obbligo di dimori fuori dalla provincia di Salerno per i gemelli Ciro Maria Novella, Francesco Pio Novella. Sono oltre 40 gli indagati. Tutti sono gravemente indiziati, a vario titolo, di “associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti”. I provvedimenti scaturiscono da una complessa indagine svolta dal nucleo investigativo del Comando Provinciale e dalla Compagnia di Battipaglia, avviata nel 2017 attraverso metodi tradizionali, supportati da attività tecniche, con mirati servizi di osservazione, controllo e pedinamento. L’indagine ha permesso di ricostruire l’esistenza di una associazione che coinvolgeva diverse persone dedite allo spaccio di cocaina, crack, eroina e hashish, operativa nella città di Salerno (zona orientale) e nei comuni della Piana del Sele, con frequenti rifornimenti che avvenivano mediante corrieri provenienti direttamente dall’hinterland napoletano. L’attività investigativa ha consentito di accertare la divisione degli indagati in diversi gruppi criminali, con a disposizione una fitta ed organizzata rete di pusher. Un gruppo operante a Salerno e a Pontecagnano e gli altri a Bellizzi e Montecorvino Pugliano. Le associazioni erano anche in stretta collabarozione tra di loro nella gestione delle pseudo piazze di spaccio. Infatti, non esisteva la classica piazza di spaccio ma tutto avveniva telefonicamente e dopo aver preso gloi appuntamenri la consegna avveniva o presso il domicilio dei pusher oppure in luoghi convenuti. Gli indagati utilizzavano un’utenza telefonica dedicata in via esclusiva allo spaccio, trasferita da uno spacciatore all’altro al termine di ogni turno, sulla quale ricevevano le chiamate degli acquirenti della sostanza. Erano tre i turni giornalieri di lavoro prestabiliti per i pusher (7/13- 13/19.30 – 19.30/ 4) per l’attività di spaccio in luoghi abituali noti ai clienti. Gli utilizzatori erano non solo tossicodipendenti del capoluogo, ma anche persone che provenivano dall’intera provincia nonché dall’Irpinia e dalla Basilicata, i quali non esitavano ad affrontare un lungo viaggio per approvvigionarsi di consistenti quantitativi di droga. In soli due mesi di attività investigativa i militari hanno intercettato ben 24mila telefonate. Il ricavo giornaliero stimato, dalla vendita dello stupefracente è di circa 5000 euro al giorno. Nel corso dell’attività investigativa sono stati arrestati, in flagranza, 15 indagati, sono stati sequestrati complessivamente circa 2 Kg di stupefacente e 50.000 euro in contanti. I fornitori erano soprattutto di Marano.
L’operazione partita ha fatto luce su tre gruppi di spacciatori
L’indagine che ha preso il via nel 2017 è partita da Montercorvino Pugliano. L’attività investigativa portò a fare luce su una prima associazione di spaccio facente capo ai fratelli Ciro Maria e Francesco Pia Novella e operante tra Montecorvino Pugliano e Pontecagnano. Con il prosieguo delle indagini venne fuori che l’attività di cessione degi stupefacenti era molto ramificata. L’altro associazione era capeggiata da Luca Luordo era operativa a Bellizzi successivamente venne portato alla luce il terzo gruppo capeggiato da Guido e Marco Sabatino. Il tutto era organizzato come una vera e propria attività imprenditoriale dove ognuno aveva un ruolo ben preciso. I tre gruppi collaboravano tra loro, considerata anche i guadagni che derivavano dall’attività di spaccio. La droga arrivava o direttamente da Napoli, attraverso dei corrieri oppure si recavano personalmente ad acquistarla. Tra le persone destinatarie dell’ordinanza alcuni sono già noti alle forze dell’ordine.
Tra i destinatari della misura due appartenenti a De Feo e Viviani
Tra i destinatari dell’ordinanza cautelare anche Mario Viviani e Giovanni De Feo, appartenenti a due famiglie ben note alle forze dell’ordine salernitane. La presenza di un elemento dei De Feo potrebbe indurre a pensare che in qualche modo l’attività posta in essere aveva ottenuto il placet dei vecchi sodalizi criminali operanti tra i Picentini e la Piana del Sele. Lo scorso 30 luglio, la Procura aveva debellato un’altra alleanza, nata per la gestione dello spaccio di droga nella stessa area in cui operavano le tre associazioni azzerate ieri mattina. A stringere l’alleanza era stato il clan De Feo e il clan Pecoraro – Renna. I gemelli Enrico e Sergio Bisogni, referenti del clan camorristico Pecoraro- Renna, come si leggeva nell’ordinanza del 30 luglio, sarebbero stati i promotori dell’alleanza con Vito De Feo, capo dell’omonimo clan camorristico. Entrambi i sodalizi operano sullo stesso territorio ed in passato sono stati contrapposti. L’alleanza era finalizzata alla comune gestione del traffico di sostanze stupefacenti materialmente organizzata e diretta sul territorio da Adelchi Quaranta e Carmine Quaranta. Enrico Principale è invece l’organizzatore dell’associazione e l’anello di congiunzione tra i due clan a cui venivano periodicamente e materialmente versati parte dei proventi ad essi destinati.