di Gino Liguori
Salvatore Varese, per i tanti amici ed estimatori Sasà, ha concluso il suo viaggio terreno. Troppo presto per la bravura professionale, la stima, la simpatia, l’affetto che ha saputo donare e per il quale era ricambiato da tutti coloro che lo conoscevano. Aveva 71 anni Sasà. E di questi tempi corre pure la necessità di dire che non è morto di Covid.
Salerno perde così un altro figlio che ha dato tanto nel campo dell’arredamento e ristrutturazione d’interni. Un valore che, una volta tanto, la città gli ha riconosciuto già in vita, con tanti lavori e riconoscimenti tributatigli da varie istituzioni cittadine.
Arredatore di gran gusto, fu apprezzato dai Della Valle, che lo conobbero attraverso una segnalazione dell’attuale sindaco di Benevento Clemente Mastella, all’epoca Deputato in Parlamento. Salvatore non deluse, e dopo la villa dell’ex parlamentare democristiano, curò da par suo anche la dimora dei maestri della calzoleria marchigiani. Ma già in precedenza Sasà Varese aveva arredato con successo importanti abitazioni, come quella della attrice Elsa Martinelli.
Ciò che tutti riconoscevano a Sasà era “il gusto per le cose”, un amore ed un “occhio” per il bello, per l’armonia della composizione, unita alla praticità d’uso a seconda delle esigenze del cliente, tutte qualità che han fatto sì che il suo lavoro andasse oltre la piccola e amata Salerno, lavorando non solo per noti industriali cittadini ma anche del Nord, clienti affezionati che ad oggi lo ricordano come artista del suo campo e persona squisita.
Figlio di Vitale Varese, Salvatore era per ovvi motivi familiari, frequentatore assiduo dello storico bar a pochi metri da quello che oggi è il Teatro Pasolini, all’epoca cinema-teatro Diana; un locale che aveva raccolto intorno a sé la Salerno bene, il mondo industriale e giornalistico. Il Bar Varese con annessa Sala era il punto di ritrovo di politici e intellettuali, di chi allora dirigeva le pagine dei quotidiani locali come Nicola Fruscione, Lino Schiavone, Mario Perrotta, Franco De Ippolitis.
E al Varese non potevano mancare Nino Petrone, Angelo Scelzo, Enzo Casciello, il sottoscritto.
Salvatore era colui che molto spesso animava le serate e intratteneva con cordialità e simpatia i convenuti. La sorella Anna Maria, proprio al Varese conobbe Silvano Scarnicci, e lo sposò. Scarnicci che Petrone battezzò “la tigre del Quarticciolo” fu il protagonista della scalata alla serie B con Tom Rosati.
Michele Martino gli affidò il lavoro della sua nuova parruccheria e Salvatore ne fece un salotto di eccezionale eleganza. E tanti altri lavori suoi, piccoli e grandi sono letteralmente disseminati per la città. Chi apprezzò le qualità e il lavoro di Sasà fu l’allora presidente della Camera di Commercio, Antonio Pastore, che volle anche omaggiarlo di un attestato ricordo.
Sasà lascia un ricordo indelebile fra i tanti che gli vollero bene. Ai funerali che si sono svolti nella Chiesa del Sacro Cuore hanno partecipato oltre ai familiari pochi amici causa restrizioni per emergenza Covid.
Alla sorella Giovanna, ai fratelli Enzo e Franco, va il nostro più caloroso abbraccio.
Ciao Sasà. I pochi salernitani rimasti, non ti dimenticheranno.