BYD, l’azienda automobilistica cinese, ha superato Tesla nelle vendite di auto elettriche in Europa per la prima volta ad aprile, vendendo 7.231 modelli contro i 7.165 della casa automobilistica di Elon Musk. Questo sorpasso, seppur minimo, è significativo data la rapida ascesa di BYD, che ha iniziato a vendere modelli al di fuori di Norvegia e Paesi Bassi solo nel 2022. Fondata nel 1995 e inizialmente specializzata in batterie ricaricabili, BYD è ora il principale produttore mondiale di veicoli elettrici. Nel frattempo, Tesla sta affrontando un periodo difficile, con vendite in calo e un titolo in borsa in sofferenza.
Per comprendere meglio le implicazioni di questo storico sorpasso e le dinamiche del mercato delle auto elettriche, abbiamo intervistato Vincenzo Santoro, proprietario della concessionaria Autosantoro di Salerno e Potenza.
Byd e Tesla si sfidano a colpi di immatricolazioni in Europa per le auto elettriche.
«Hyundai è il terzo produttore al mondo di autoveicoli. Byd è specializzata e produce esclusivamente elettriche, come Tesla, ma Hyundai come numero di vetture vendute supera di 30-40 volte Byd e Tesla messe insieme, essendo nei primi tre produttori automobilistici al mondo. Noi siamo concessionari ufficiali ed esclusivi per le province di Salerno e Potenza, sappiamo che il settore elettrico per Hyundai è importante ed è in fortissima ascesa. Infatti, Hyundai sta investendo davvero tanto: e non solo sull’elettrico, ma anche e soprattutto sull’evoluzione successiva all’elettrico, cioè l’idrogeno. Hyundai è unico marchio, come Toyota, che ha in listino in vendita una vettura a idrogeno. Se qualcuno in Italia volesse acquistarla, Hyundai ce l’ha. Ovviamente c’è un problema di distribuzione dell’idrogeno, perché ci sono pochissime colonnine posizionate soprattutto a nord, come ad esempio a Bolzano, dove viene utilizzato l’idrogeno soprattutto sui veicoli pubblici e su qualche vettura privata. In Australia, Svezia, Norvegia e Finlandia camminano anche a idrogeno».
Funziona in modo particolarmente diverso rispetto a quello elettrico?
Quello a idrogeno è un motore di trazione che ha la stessa tecnologia dell’elettrico: si trasforma in energia e ha la stessa tipologia di trazione e di tecnologia per la trasmissione di un motore elettrico, con la differenza che abbiamo un’emissione ugualmente pari a zero, perché sappiamo che l’idrogeno emette acqua, non emette sostanze nocive all’ambiente e alle persone. Fatto importante, questo, perché oggi c’è un recentissimo studio dell’Oms in cui si è stabilito che ci sono alte percentuali di mortalità, soprattutto in Asia, dove c’è un quantitativo di smog molto importante dovuto a veicoli a combustione. Oggi, invece, visto che ci sono tutti questi nuovi marchi, soprattutto in Cina, che stanno vendendo soprattutto elettrico, la mortalità o l’insorgenza di malattie oncologiche polmonari è diminuita perché c’è questa tendenza ad andare verso questa energia alternativa».
Superando Tesla.
«Tesla ha anticipato i tempi rispetto alle vetture elettriche, mentre i cinesi stanno arrivando anche in Europa e in Italia soltanto di recente. Ma ho una leggera diffidenza sui marchi cinesi. Non dimentichiamo che un’auto non è una lavatrice, o un frigorifero. Una macchina serve per viaggiare con le proprie famiglie, a 100-120 km all’ora, e ci deve dare un minimo di sicurezza. Se il frigorifero o la lavatrice o il cellulare non ci funzionano ha relativamente poca importanza: al limite non chiamiamo o non laviamo. Viaggiare su una vettura, invece, significa avere affidabilità. Hyundai è un marchio sudcoreano con una storia che nasce più di 60 anni fa ed è certamente diverso da un marchio che prima produceva telefonini, batterie e oggi fa automobili. Manifesto una grossa diffidenza del settore automotive cinese: le auto hanno bisogno di un post-vendita. Vero è che non ci sono motori termici, trasmissioni e altro, ma ci sono centraline elettroniche, organi di trazione, sistemi frenanti e oggi più che mai affidarsi a un marchio come quello da noi rappresentato da più di 40 anni sul territorio è indice di affidabilità e, mi lasci dire, di sicurezza».
Perché in Europa sta crescendo il marchio Byd?
«La scelta della clientela varia: c’è un’offerta ampliata sul discorso elettrico. Oggi, affacciandosi sul mercato, nonostante i dazi che i produttori cinesi hanno bypassato facendo accordi con fabbriche anche in Europa, stanno registrando qualche numero in più ma sono numeri limitati. Non dimentichiamo che non sempre corrispondono alla realtà dei fatti. Un marchio come Byd è un marchio sotto il quale ci sono organi governativi cinesi, dove i fondi sono quasi illimitati; quindi, nulla costa a targare o a far risultare a targare, ma poi in città ce ne sono davvero poche di auto marcianti. Spesso le statistiche non corrispondono ai dati reali di mercato, che sono ben altri».
Ha senso rischiare di falsare i dati?
«Non è un rischio ma la semplice verità: basta che guardiamo il mercato. Noi operatori abbiamo i dati circa le vetture targate a privato e quelle targate come km 0 piuttosto che come società di noleggio. Il mercato del privato, di un marchio come Byd che è una multinazionale di qualità, non corrisponde ai dati reali. Il consumatore finale della Byd non sa neppure pronunciarne il nome, spesso. Non è così diffuso come altri marchi, al momento. A mio parere, un marchio che fa concorrenza deve farlo sempre in modo leale. Parliamo di un marchio cinese, dove ovviamente non si rispettano gli stessi criteri a cui noi siamo obbligati esattamente come altre multinazionali; quindi, è verosimile anche immaginare una concorrenza sleale. Hanno alle spalle fondi governativi e aiuti di Stato che aiutano a mettere sul mercato vetture o a intestarsele, perché è molto importante il dato di sorpassare Tesla. Io so, però, che ci sono piazzali enormi di vetture cinesi targate semplicemente per far uscire il dato che hanno superato le vendite di Tesla o di altri marchi a loro concorrenti».
Non si può credere neanche alle statistiche, quindi.
«Non è tutto oro ciò che luccica. Ho uno scetticismo importante su questi nuovi brand cinesi, che sono infiniti, che prima facevano telefonini e batterie e poi si sono reinventati facendo automobili. Ma fare automobili non è così semplice o scontato come fare un telefonino o un televisore. Affidarsi a un marchio che ha una storia automobilistica vera, con crash test e un’affidabilità costruita nel tempo, è diverso: la vettura si valuta nel tempo, è un bene che mediamente in Italia dura 8-10 anni prima di una sostituzione. La spesa di un’autovettura, che dopo la casa è la spesa più importante per una famiglia, ci penserei due volte prima di farla con un marchio fino a ieri sconosciuto nel mondo automotive».
er.no





