Sanità negata, storia di un salernitano - Le Cronache Attualità
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Sanità negata, storia di un salernitano

Sanità negata, storia di un salernitano

Anno 2025, anno giubilare. Roma si prepara ad accogliere milioni di fedeli, mentre l’ospedale Gemelli diventa il centro dell’attenzione mondiale. Le telecamere di tutte le principali emittenti sono puntate sul decimo piano, dove Papa Francesco è ricoverato per una bronchite. L’apprensione è tanta: il Pontefice è una figura amata, vicina alla gente, conosciuta per la sua bontà e semplicità. Ma tra i tanti che giungono nella Capitale, c’è un giovane salernitano che non è lì per il Papa, né per il Giubileo. Il suo viaggio ha un altro scopo: ricevere cure che a Salerno e in Campania non ha trovato. La sua storia è quella di tanti pazienti costretti a lasciare la propria terra per potersi curare altrove. La Campania, purtroppo, continua a detenere la maglia nera per la gestione sanitaria. Secondo i dati della Fondazione Gimbe, la regione presenta un saldo passivo di 308 milioni di euro nella mobilità sanitaria interregionale. Con un indice di fuga del 9,6%, la Campania è la regione italiana più indebitata nel settore sanitario. Questo significa che ogni anno migliaia di pazienti campani si spostano in altre regioni per ricevere le cure di cui hanno bisogno, prosciugando risorse economiche locali che, con una gestione più attenta ed efficiente, potrebbero essere reinvestite sul territorio.La situazione è il risultato di anni di malgoverno e sprechi, di una politica sanitaria che non riesce a garantire il diritto fondamentale alla salute. Gli ospedali campani sono spesso al collasso, carenti di personale e di attrezzature adeguate. L’assistenza territoriale è insufficiente, le liste d’attesa sono interminabili, e chi ha bisogno di cure urgenti si trova davanti a un bivio: aspettare con il rischio di peggiorare o partire, affrontando sacrifici economici.La Campania sembra amministrata con lo stesso spirito della celebre scena del film Il Marchese del Grillo, in cui Alberto Sordi pronuncia la storica frase: “Io so’ io, e voi non siete nessuno”. Un malato grave in Campania oggi si sente proprio così: nessuno. Se non ha la forza economica e fisica per cercare cure altrove, rischia di restare prigioniero di un sistema che lo ignora. Questa è la realtà che vivono migliaia di cittadini campani ogni giorno. Una realtà che va denunciata, affinché la sanità non sia più un privilegio per pochi, ma un diritto garantito per tutti, indipendentemente dalla regione di appartenenza. Il viaggio di questo giovane salernitano a Roma è un atto di speranza, ma anche un grido di denuncia: è tempo che la Campania si riprenda il diritto alla salute, con una gestione che metta al centro i cittadini e non gli interessi di pochi.

Salvatore De Lucia