Si avvicina il giorno in cui l’aeroporto di Costa di Amalfi diventerà una parte attiva del nostro territorio con la definitiva messa in servizio dell’infrastruttura tanto bramata. Come nell’attesa di ogni nuovo nato c’è la speranza che il lieto evento sia un segnale di nascita o di rinascita per la nostra provincia e si riveli utile e funzionale per elevare movimentazioni, traffici e commerci a beneficio di tutta la regione. L’accostamento forse irriverente fatto nel titolo all’opera della Fallaci vuol essere duplice: il primo venato di sarcasmo, è che sono certo che questo neonato sarà disputato come proprio da tanti padri. Sarà divertente seguirli dopo i primi vagiti starnazzare in coro …È mio! …E’ mio! Mentre nel mondo degli aerei in genere noi italiani siamo oramai retroguardia quasi in ogni settore, costoro si accapigliano per dubbie paternità. Il secondo è per ricordare la gestazione, il tempo di attesa patito dalla gente della nostra terra per annoverarsi cittadini del mondo moderno. Ovviamente il tempo è la storia che dovrebbe ricordarci che l’attesa è oramai prossima a tagliare il traguardo del centenario. Il tempo impiegato ovviamente non è imputabile ad alcuno. Correva l’anno 1926 quando Il 6 agosto 1926 un terreno appartenente al comune di Montecorvino Rovella, nella Contrada Difesa Nuova fu ceduto in fitto alla Sezione del Genio Aeronautica di Napoli, su quel terreno fu realizzato un “campo di atterraggio di fortuna” e in seguito, il 31.10.1926, fu emesso il Decreto Ministeriale a firma di Italo Balbo, allora sottosegretario che lo istituiva in via ufficiale quale campo di atterraggio. Solo tre anni prima di tale decreto la Regia Aeronautica era stata costituita come una delle forze armate del Regno d’Italia. Erano gli anni dell’”Età dell’oro” per la nostra aviazione militare, che pur vivendo al suo interno visioni progettuali diverse, tra chi era orientato a puntare allo sviluppo degli idrovolanti a discapito degli aerei, che avevano bisogno di grandi strutture aeroportuali terrestri per atterrare e decollare, già si era strutturato l’embrione aeroportuale localizzato nelle terre del Picentino. Erano gli anni mitici delle famose trasvolate oceaniche di Italo Balbo tant’è che nei pressi di Linate si stesse costruendo il famoso Idroscalo, proprio per permettere partenze e ammaraggio dei velivoli tanto prediletti dal ministro. A Milano solo nel 1932 si avviarono i lavori per il primo campo di atterraggio milanese quando prevalse l’idea di realizzare la nuova struttura a ovest dell’Idroscalo, in modo da realizzare l’integrazione fra lo scalo destinato agli idrovolanti e quello destinato ai velivoli terrestri. Nel salernitano dal 1929, con Italo Balbo ministro della regia aeronautica, l’aeroporto delle terre picentine incominciò a essere utilizzato dal 20º Stormo Aeroplani da Ricognizione comandato dal colonnello pilota Mario Martucci. Questi, nato a Salerno il 20 giugno 1892 era stato tra i pionieri del volo attivo già nella grande guerra, diventando in seguito uno dei piloti che affiancarono Balbo nelle trasvolate oceaniche che grande fama portarono al ministro, alla nuova arma aerea e all’Italia in quegli anni. Mario Martucci intanto era passato dal pilotare gli aerei a insegnare la tecnica, anzi, l’arte del volo alle giovani leve. La morte lo colse nel 1933 nel fiore degli anni, tanto che, quando ci fu l’istituzione della Scuola provinciale di volo a vela a lui fu intitolato inizialmente lo scalo picentino. Nel 1935, a dimostrazione che in Italia il dualismo aereo- idrovolante non si era ancora risolto, lo stesso Mussolini per raggiungere Eboli con un idrovolante ammarò nel porto di Salerno. Intanto le tecniche militari introdussero nell’arma aerea l’utilizzo degli alianti tanto che la struttura aeroportuale nel 1938 divenne, Scuola nazionale di volo senza motore. Fu poi nei primi anni di guerra che l’aeroporto prese a ospitare la Scuola di “pilotaggio di 1º periodo”, tant’è che la struttura fu dotata dei primi Hangar costruiti della Savigliano per il ricovero dei mezzi aerei. La ditta torinese Savigliano su progetto dell’architetto Pier Luigi Nervi li realizzò le strutture portanti poi montate in grandi e piccoli aeroporti italiani. Negli anni di guerra la scuola di pilotaggio fu diretta dal tenente pilota Orfeo Mazzitelli, ancora un pilota salernitano, che apparteneva al XXII Gruppo Caccia. Un abile pilota, che raccontano le cronache, durante il secondo conflitto mondiale tenne diversi combattimenti aerei nei cieli del golfo salernitano, levandosi in volo proprio dal nostro aeroporto. Nel 1943 l’aeroporto fu dapprima oggetto di pesanti bombardamenti da parte dell’aviazione angloamericana e poi, tra il settembre e l’ottobre dello stesso anno, durante lo sbarco di Salerno, fu duramente conteso e divenne teatro di violenti scontri tra questi e le forze tedesche del 64 Regimento Panzer che l’aveva occupato lo scalo dopo l’Armistizio di Cassibile. Nel 1962 era l’8 agosto, la pista dei picentini balzò agli onori del jet-set internazionale perché vi atterrò il velivolo con bordo la first lady d’America, Jacqueline Kennedy, con i rampolli del presidente John John e Caroline. Di quest’avvenimento, di quella solare mattinata, ho ricordi diretti in cui il corteo presidenziale fu scortato dai mezzi della polizia e da alcuni uomini addetti alla loro sicurezza. Il corteo avanzò tra due ali di folla in attesa festante lungo le strade da Pontecagnano a Ravello. La semplicità vissuta per quegli eventi gioiosi di popolo solo l’anno seguente a Dallas in me si sarebbe fissata in modo indelebile unite alle immagini televisive dell’assassinio del presidente Kennedy. Volutamente chiudo con un ricordo di un uso non militare della struttura, non posso affermare che quello sia stato il primo uso civile per l’aeroporto, mi piace crederlo, e ricordarlo. Gli anni sono passati, e tanti. Il dualismo aereo idrovolante nessuno più lo ricorda, il mondo è cambiato, noi stessi siamo persone diverse. La sola cosa che sembra non cambiare è il tempo dell’attesa per vedere i primi vagiti della nuova pista aeroportuale. Ci siamo. Ora il tempo è compiuto! Ricordiamo la storia e andiamo a decollare. Giuseppe Mdl Nappo Gruppo scuola Maestri Salerno
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