di Olga Chieffi
Se fino al Settecento i luoghi del teatro erano le corti signorili, a partire da Don Ferrante Principe di Sanseverino, per le rappresentazioni, anche in feste e cerimonie, e le cantine e i luoghi di pubblico intrattenimento, per gli spettacoli degli istrioni, a partire dall’800 con l’istituzione di teatri quali La Flora, il Politeama, che ospitò le chantose dell’epoca, Elvira Donnarumma e Gilda Mignonette, unitamente al grande Ettore Petrolini, il Savoia, il Real teatro San Matteo, teatro Luciani, trasformato in Kursaal Luciani e, quindi, nel Metropol, che vide recitare gli Scarpetta, padre e figlio e il giovanissimo Eduardo, l’Augusteo, e le riviste di Macario e la Wandissima, e il teatro Verdi, diviso tra grande lirica e prosa, come spesso ci racconta, il critico Francesco Tozza, enumerando le diverse gemme che sono passate per la nostra splendida “provinciale” che era Salerno, e che aveva la fortuna di distare soli cinquanta chilometri da Napoli, tra cui ricordiamo la prima assoluta de’ “I figli del Sole” di Gorkij al Verdi, il 4 gennaio 1907 allestita dalla compagnia di Italia Vitaliani, cugina della Eleonora Duse, tenuto in cartellone per una settimana, che attirò la stampa nazionale ed estera in città, per non parale dello stellare periodo che va dal 1954 al 1965 che ha visto passare da Salerno i massimi nomi dell’epoca, Gassman, Buazzelli, la compagnia dei Giovani, Albertazzi, sino alla rivoluzione degli anni ’70, che ancora salutavano Salerno come centro ferace di attività teatrale e musicale, questa sera, alle ore 21, il sipario del teatro Verdi, si leverà ancora su di un debutto nazionale,“Le signorine” di Giovanni Clementi, per la regia di PierPaolo Sepe. La produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo, ha scelto proprio il nostro massimo per lanciare la tourneè di Isa Danieli e Giuliana De Sio, reduci dai palcoscenici salernitani, la prima con l’incantevole “orchestrazione” di Ruggero Cappuccio del Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare, in duo con Lello Arena, la seconda con la convincente interpretazione di “Notturno di donna con ospiti” di Annibale Ruccello. Icone di diverse generazioni del nostro teatro si incontrano sulle tavole del palcoscenico che ben dominano, sulle parole di un testo che sceglie la via della tragicommedia che lo stile di scrittura di Clementi. Certamente una comicità mai fine che usa dialoghi brillanti e scherzosi per toccare comunque temi di una certa rilevanza sociale, argomenti che coinvolgono un po’ tutti, come la distanza di età tra Addolorata e Rosaria due sorelle “zitelle”, “signorine”. La pièce si svolge in una piccola storica merceria in un vicolo di Napoli, ormai circondata da empori cinesi e fast food mediorientali, in cui Addolorata (Giuliana De Sio) e Rosaria (Isa Danieli, la più anziana) trascorrono gran parte della loro giornata, tra quelle mura che ricordano un vecchio animale vicino alla sparizione. Le due convivono nella loro casa: fanno lo stesso lavoro, conducono la stessa vita, una vita che si basa su piccole cose, litigi, diverbi, dovuti alla loro diversità di carattere: Rosaria è attenta, misurata, parsimoniosa fino all’eccesso, in una sola parola avara, apparentemente arida nei sentimenti, mentre Addolorata è più superficiale, ha smanie più goderecce, tende a voler spendere i suoi risparmi per rinnovare casa ed è attaccata alla tv. Le due sorelle trascinano così un’esistenza piatta, senza sfumature, resa ancora più difficile dalle reciproche disabilità motorie, perché sono fisicamente claudicanti e “zoppe” nell’animo. Purtroppo Addolorata è succube della sorella e questo non fa altro che creare continui dissapori e discussioni fra loro due. Ma proprio quando le due sorelle sembrano destinate a questo gioco delle parti, un inaspettato incidente capovolgerà le loro sorti, offrendo finalmente ad Addolorata l’occasione di mettere in atto una vendetta covata da molti anni Immaginiamo momenti di riflessione soprattutto sulla solitudine e sui problemi economici che affliggono la società contemporanea, rappresentata simbolicamente dal salotto casalingo delle due sorelle, chiuso al mondo esterno. Si mostrano visioni differenti della vita, si evidenziano aspetti deboli dell’ animo umano attraverso atteggiamenti esasperati, inaspriti, eccessivi, tutto costruito e innalzato dai “virtuosismi” delle due attrici.