Salerno, mese di ottobre 1943, quando la guerra finì….. - Le Cronache
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Salerno, mese di ottobre 1943, quando la guerra finì…..

Salerno, mese di ottobre 1943, quando la guerra finì…..

Chiusi i giorni delle operazioni militari di Avalanche, neutralizzati gli ultimi cecchini tedeschi, rimasti a presidio di passi, ponti e strettoie per proteggere la ritirata, la vita in città subì una decisa svolta tumultuosa. Tutta la residua popolazione rimasta a Salerno e nel circondario non possedeva generi di sussistenza, non era più funzionante neppure il civico acquedotto tanto che si era senza acqua né per cucinare né per lavarsi. La popolazione era afflitta da parassiti che infestavano pelle capelli e abiti, inoltre le strade erano ingombre di macerie da rimuovere. La maggior parte delle strade di collegamento erano interrotte perché i tedeschi in ritirata avevano fatto saltare i ponti di uscita dalla città. Solo i ponti sull’Irno erano rimasti intatti. A tale quadro catastrofico si aggiunsero le esigenze di ordine militare che gli angloamericani avevano dovendo organizzare le loro truppe in accampamenti provvisori e fornire loro il necessario per vivere. Oltre alle necessità dei vivi i combattenti avevano bisogno di spazi dedicati per i feriti, per i convalescenti e per seppellire in modo degno i caduti. Come area cimiteriale fu individuata uno spazio nella zona della Picciola a Pontecagnano dove si realizzarono tre campi provvisori uno per i caduti del “Commonwealth of Nations” posto al lato verso i monti della strada statale, nei pressi dello stesso furono utilizzati spazi per seppellire caduti USA, mentre un atro campo raccolse i caduti accomunati nelle divise tedesche ma in pratica proveniente dai vari paesi occupati dal 3° Reich. Nei primi giorni escavatori bennati furono usati per realizzare i loculi per seppellire, poi per dare occupazioni e retribuzioni agli italiani, quel lavoro passo a militari e civili italiani che pur di mangiare elemosinavano lavoro nelle vicinanze dei loro campi. Vincenzo Gallo impiegato nel seppellimento racconto che dal vicino campo di prigionia tedesco i teutonici si ribellarono gridando e inveendo verso gli ufficiali inglesi. Alla fine furono ascoltati e chiesero, ottenendolo, che il seppellimento dei loro caduti non fosse fatto da “Italienische Verräter” (italiani traditori). Furono i prigionieri tedeschi stessi a provvedere al seppellimento dei loro caduti non volendo che i loro commilitoni neppure fossero toccati dagli italiani traditori. Un’altra curiosità rimasta impressa al testimone dalle sepolture alla Picciola fu che ogni caduto era seppellito con il rito proprio della religione professato. Per questo dal piastrino s’identificava chi tra prete, pastore, rabbino o altro, doveva presiedere il rito sacro. Lascio Immaginare il caos che si creava in quei giorni solo per fare i riconoscimenti, adempiere le trascrizioni precise per poi seppellire i caduti. Il traffico impazzito nei primi giorni senza combattimenti la fece da padrone su quell’unica strada percorribile da Pontecagnano a Salerno. In città poi il groviglio di mezzi fu ancora più caotico perché sulla zona orientale di Salerno furono concentrate molte delle unità mediche dei vari eserciti che avevano partecipato allo sbarco. Tanto che per dare un minimo di ordine, si creò un grande senso unico da Mercatello a Torrione passando dal Paradiso di Pastena e a ritorno utilizzando la via Posidonia. Le scuole di via Picenza, Via Rocco Cocchia, tutte le strutture del preventorio marino, e edifici privati ancora integri, come la villa dei Ricciardi furono requisiti e utilizzati dagli anglofoni, le stesse terre circostanti furono utilizzate per accampamenti di truppe attendate. Come per le persone anche beni e rifornimenti richiedevano idonei spazi controllati da personale armato pertanto sia la piazza antistante la stazione ferroviaria che la Piazza d’armi furono utilizzaticome deposito di materiali di sussistenza. Nel frattempo un immenso piazzale fu creato come base logistica dei mezzi, occupando l’area tra la statale al mare in località “Casarse”. Quell’area pianeggiante fu usata per auto camion e mezzi gommati utilizzati per la movimentazione di ogni cosa dalle munizioni alle taniche di rifornimento, ai viveri oltre al trasporto truppe. Per tornare ad una parvenza di normalità si impiegarono mesi.
Giuseppe MdL Nappo Gruppo scuola
dei Maestri del Lavoro SA