Di Alfonso Mauro
“Galeotto fu il reel e chi lo fece”. Dopo aver grattato la crosta del volontariato glamourizzato a mezzo social, e auspicato redistribuzione della ricchezza nella Cultura e nel Turismo — problematizzazione che, seppur circoscritto ai social medesimi, qualche interessante scambio di vedute ha suscitato — siamo stati raggiunti da un già lavorante al noto festival, cui per dover di cronaca si è inteso dar voce preservandone l’anonimato. Il j’accuse di cui all’articolo precedente ineriva un cuore comunicativo-lavorativo; qui si è potuto sbirciare negli ingranaggi di appalti ed erogatori di “service”, senza i quali non vi sono grandi eventi.
Qual è il tuo background? Quale il tuo rapporto con il mondo degli eventi lato sensu, e, nello specifico, con organizzazione e service?
“Fin dai primi 2000 appassionato di musica e tecnologia, sono diplomato come tecnico audio. Musicista di Elettronica, sono stato nell’organizzazione di festival di musica indipendente. Passai poi ai service: saggi, congressi, concerti, registrazioni in studio, produzione dischi, registrazioni… Ho lavorato e lavoro con artisti del panorama nazionale, dal vivo, sonorizzando piazze, teatri, arene, stadi. Con le organizzazioni ho un rapporto di osservatore, potendo vedere come si muovono le varie agenzie e direzioni artistiche”.
“Fin dai primi 2000 appassionato di musica e tecnologia, sono diplomato come tecnico audio. Musicista di Elettronica, sono stato nell’organizzazione di festival di musica indipendente. Passai poi ai service: saggi, congressi, concerti, registrazioni in studio, produzione dischi, registrazioni… Ho lavorato e lavoro con artisti del panorama nazionale, dal vivo, sonorizzando piazze, teatri, arene, stadi. Con le organizzazioni ho un rapporto di osservatore, potendo vedere come si muovono le varie agenzie e direzioni artistiche”.
Qual è l’opinione generale che ti sei potuto fare? La pubblica narrazione è quasi sempre trionfalistica; cosa c’è però dietro le quinte delle realtà grandi e piccole? C’è una differenza tra grandi e piccole?
“I dietro-le-quinte hanno due scenari possibili, e la grandezza dell’evento conta poco; contano la mentalità e trasparenza. Lo scenario negativo: dal grande concerto in stadio al piccolo saggio in palestra, quando su dei fondi si predispone un preventivo lesinando sul quale si riesce ad allungarsi qualcosa in tasca, è sul budget degli operai che si va ad incidere, o della sicurezza, o sul numero del personale. È comune nelle piccole realtà non far neanche mangiare i tecnici pur di sdrucire quella 100€ in più. Vi sono anche scenari positivi”.
“I dietro-le-quinte hanno due scenari possibili, e la grandezza dell’evento conta poco; contano la mentalità e trasparenza. Lo scenario negativo: dal grande concerto in stadio al piccolo saggio in palestra, quando su dei fondi si predispone un preventivo lesinando sul quale si riesce ad allungarsi qualcosa in tasca, è sul budget degli operai che si va ad incidere, o della sicurezza, o sul numero del personale. È comune nelle piccole realtà non far neanche mangiare i tecnici pur di sdrucire quella 100€ in più. Vi sono anche scenari positivi”.
Come sei entrato in contatto con il festival salernitano? Qual era l’inquadramento lavorativo-contrattuale e quali le effettive mansioni? L’organizzazione era solida e/o attenta ai lavoratori?
“Entrai in contatto col festival tramite la ditta per cui lavoravo. La mansione effettiva era di fonico o tecnico audio. L’inquadramento contrattuale era “Poi vediamo, non ti preoccupare”, alias: a nero. È colpevole anche il lavoratore che accetta certe condizioni…? È un mestiere fatto anche di passione, e lavorare nella mia città mi portò a fidarmi. La ditta non era attenta ai lavoratori, né si percepiva altro in orbite più vicine al festival”.
“Entrai in contatto col festival tramite la ditta per cui lavoravo. La mansione effettiva era di fonico o tecnico audio. L’inquadramento contrattuale era “Poi vediamo, non ti preoccupare”, alias: a nero. È colpevole anche il lavoratore che accetta certe condizioni…? È un mestiere fatto anche di passione, e lavorare nella mia città mi portò a fidarmi. La ditta non era attenta ai lavoratori, né si percepiva altro in orbite più vicine al festival”.
Quanto è durata la collaborazione, perché si è interrotta?
“Quattro edizioni. La collaborazione si interruppe poiché fortunatamente ebbi proposte lavorative migliori. L’atmosfera era di pressappochismo; l’organizzazione era assente: in quanto squadra di tecnici, ad esempio, necessitavamo attaccare tanti kW per ledwall e altre richieste? Non sapevamo neanche chi avrebbe dovuto darci la fornitura elettrica… Dall’altro lato era come se non si parlasse la stessa lingua”.
“Quattro edizioni. La collaborazione si interruppe poiché fortunatamente ebbi proposte lavorative migliori. L’atmosfera era di pressappochismo; l’organizzazione era assente: in quanto squadra di tecnici, ad esempio, necessitavamo attaccare tanti kW per ledwall e altre richieste? Non sapevamo neanche chi avrebbe dovuto darci la fornitura elettrica… Dall’altro lato era come se non si parlasse la stessa lingua”.
Sui social c’è chi si è fatto latore di denunce gravi e circostanziate. Cos’altro è utile sapere in merito?
“La condizione lavorativa era pessima, improponibile. Non avevamo turni, e si iniziava dalle 7 del mattino finendo alle 2 di notte, per continui montaggi e smontaggi impianti audio imponenti, cablaggio, piantane luci, proiettori… poiché non era possibile avere un guardiano notturno! Un lavoro di due squadre imposto ad una. Un panino a pranzo e spesso l’assenza di servizi igienici o l’assenza di condizioni igieniche ideali. Poi, dopo allestimento e set-up, la regia degli eventi — più consona alle mie professionalità… ma ho dovuto anche essere facchino, allestitore, autista, tecnico video. Nel 2020 l’organizzazione del festival ad esempio pianificò male la posizione di un palco, e non potemmo montare il ledwall. Fummo costretti a spostare, pur non essendo palchisti e dunque non tenuti né abilitati a toccare il palco se non nella cornice delle nostre competenze. Lo spostammo prendendolo di peso! Senza protezioni, senza assicurazione, senza la presenza di un ingegnere che approvasse una bisogna totalmente fuori norma. Potrei continuare, ma il quadro è abbastanza chiaro. Possibile il preventivo per un evento del genere non prevedesse squadre di facchini e allestitori, turnazioni…? Se su qualcosa si risparmia, c’è una necessaria confluenza altrove”.
“La condizione lavorativa era pessima, improponibile. Non avevamo turni, e si iniziava dalle 7 del mattino finendo alle 2 di notte, per continui montaggi e smontaggi impianti audio imponenti, cablaggio, piantane luci, proiettori… poiché non era possibile avere un guardiano notturno! Un lavoro di due squadre imposto ad una. Un panino a pranzo e spesso l’assenza di servizi igienici o l’assenza di condizioni igieniche ideali. Poi, dopo allestimento e set-up, la regia degli eventi — più consona alle mie professionalità… ma ho dovuto anche essere facchino, allestitore, autista, tecnico video. Nel 2020 l’organizzazione del festival ad esempio pianificò male la posizione di un palco, e non potemmo montare il ledwall. Fummo costretti a spostare, pur non essendo palchisti e dunque non tenuti né abilitati a toccare il palco se non nella cornice delle nostre competenze. Lo spostammo prendendolo di peso! Senza protezioni, senza assicurazione, senza la presenza di un ingegnere che approvasse una bisogna totalmente fuori norma. Potrei continuare, ma il quadro è abbastanza chiaro. Possibile il preventivo per un evento del genere non prevedesse squadre di facchini e allestitori, turnazioni…? Se su qualcosa si risparmia, c’è una necessaria confluenza altrove”.
Credi sia giusto servirsi di volontari presso gli eventi molto finanziati?
“Se da un lato la formazione scolastica ha negli ultimi anni preso a legittimare situazioni del genere, al contempo la linea è sottile: poiché un conto è se i ragazzi non pagati fanno da steward e hostess (eppure…), un altro è se vengono impiegati nella manovalanza — e li ho visti trascinare scatoloni e materiali, madidi di sudore nell’afa estiva pomeridiana su e giù per il centro storico. Con finanziamenti tali si sarebbe potuto chiamare una cooperativa di facchinaggio, manovalanza, pulizie e dare ulteriore lavoro a qualcuno che ne avesse bisogno”.
“Se da un lato la formazione scolastica ha negli ultimi anni preso a legittimare situazioni del genere, al contempo la linea è sottile: poiché un conto è se i ragazzi non pagati fanno da steward e hostess (eppure…), un altro è se vengono impiegati nella manovalanza — e li ho visti trascinare scatoloni e materiali, madidi di sudore nell’afa estiva pomeridiana su e giù per il centro storico. Con finanziamenti tali si sarebbe potuto chiamare una cooperativa di facchinaggio, manovalanza, pulizie e dare ulteriore lavoro a qualcuno che ne avesse bisogno”.
Quali cambiamenti sarebbe necessario instaurare onde rendere più equo e giusto questo tipo di lavoro? Credi la responsabilità sia solo manageriale o anche politica?
“ Nello Spettacolo e negli Eventi, la situazione in Italia resta da tempo immutata. Noi tecnici del service siamo una categoria impalpabile, per così dire — e dunque una in cui più facilmente si insinua l’ingiustizia. Così le altre summenzionate che gravitano intorno. La gara è ad abbassare il costo onde far concorrenza alle altre ditte; e meno soldi significa pagar meno i lavoratori o sfruttarli di più. Non so dove nella linea di comando, nella piramide decisionale (con noi quasi alla base), si verifichi quella che rischia configurarsi quale speculazione. Se una organizzazione è trasparente non accetta al suo interno e ai suoi margini politiche deleterie che speculino su o vilipendano l’umana e lavorativa dignità di chi si prodiga”.
“ Nello Spettacolo e negli Eventi, la situazione in Italia resta da tempo immutata. Noi tecnici del service siamo una categoria impalpabile, per così dire — e dunque una in cui più facilmente si insinua l’ingiustizia. Così le altre summenzionate che gravitano intorno. La gara è ad abbassare il costo onde far concorrenza alle altre ditte; e meno soldi significa pagar meno i lavoratori o sfruttarli di più. Non so dove nella linea di comando, nella piramide decisionale (con noi quasi alla base), si verifichi quella che rischia configurarsi quale speculazione. Se una organizzazione è trasparente non accetta al suo interno e ai suoi margini politiche deleterie che speculino su o vilipendano l’umana e lavorativa dignità di chi si prodiga”.
Quali consigli offri ai giovani che intendano lavorare agli eventi?
“La gavetta può essere accettata ma non deve e non può essere eterna. Si investa sulla propria formazione tramite corsi; ci si specializzi. Si pretendano condizioni di lavoro dignitose”.
“La gavetta può essere accettata ma non deve e non può essere eterna. Si investa sulla propria formazione tramite corsi; ci si specializzi. Si pretendano condizioni di lavoro dignitose”.





