di Marta Naddei
Salerno tra le grandi d’Italia… per soldi spesi ogni anno. Il “sogno” del sindaco Vincenzo De Luca di vedere il nome di Salerno accostato a quelle delle grandi metropoli come Roma, Milano, Napoli e Torino, diventa realtà. Il neo, però, è che una realtà di provincia si accosta alle grandi città italiane in termini di spesa pubblica annuale.
Stando ai dati riportati dal portale soldipubblici.it, e ripresi in uno studio sul Corriere della Sera a cura di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, Salerno si attesta al tredicesimo posto della classifica dei Comuni italiani per spesa complessiva. Nell’appena trascorso 2014, infatti, l’amministrazione guidata da Vincenzo De Luca ha speso la bellezza di 539.511.469,00 euro: una cifra che ha gravato, su ogni singolo salernitano, per un importo di 4.089 euro. Una somma che dovrebbe tramutarsi in servizi che, però, in città spesso e volentieri latitano.
Ma Salerno conquista, dopo essersi piazzata -nella classifica generale – alle spalle della capitale Roma, delle industrialissime Milano e Torino, della cugina Napoli, un primato, mettedosi davanti a tutte loro. Alla voce “Organizzazione manifestazioni e convegni” primo in graduatoria è proprio il Comune di Salerno con i suoi 6 milioni 282mila euro. Tradotto: ogni evento organizzato dall’amministrazione comunale costa ad un cittadino salernitano quasi 50 euro. Nel corso dell’anno passato, oltre alla consolidata rassegna di Luci d’artista, che parecchio grava sulle casse comunali, si può ricordare anche il convegno Italia Viva, a cui presero parte, tra gli altri, Vittorio Sgarbi e Ricardo Bofill, progettista del mastodontico Crescent di Santa Teresa.
E la cifra che l’amministrazione cittadina spende per le sua manifestazioni supera di quasi un milione di euro quella messa in bilancio dal Comune di Roma e di due milioni quella dell’amministrazione meneghina di Giuliano Pisapia.
Insomma, un primato non proprio felice soprattutto se, spulciando tra le varie voci, balza agli occhi quella relativa alla somma che l’anno scorso l’Ente di via Roma ha trasferito alle famiglie salernitane con difficoltà che si ferma a 1.142.900 euro.
Cinque milioni e mezzo di differenza tra due settori che, pur ognuno con la propria importanza, si suppone abbiano una priorità differente.
Dati su cui si è soffermato anche il coordinatore provinciale di Forza Italia Mara Carfagna che, commentando il report dei due cronisti del Corsera, ha sottolineato come «il sistema Salerno costruito da De Luca inizia ad implodere di fronte alle cifre ingiustificate che dovranno iniziare a far ricredere anche chi viene continuamente incantato dal racconto di una Salerno “città europea” non inflitta da particolari problemi. E, invece, mentre il Comune lascia arricchire una stretta cerchia di ‘potere’ i semplici cittadini restano al palo e la crescita della città è solo in termini di ‘quantità di turisti’ che per un paio di mesi all’anno affollano il corso di Salerno». Anche il consigliere comunale di Ncd Roberto Celano ha sottolineato il poco edificante primato di Salerno. «Salerno prima in Italia, in spese che servono soprattutto a foraggiare l’immagine e la visibilità del primo cittadino abusivo. I cittadini di Salerno costretti poi a pagare tributi locali tra più alti d’Italia a causa delle spese folli del Sindaco sprecone».
Tra le altre spese di maggiore rilievo segnalate dal portale soldipubblici.it spunta anche quella relativa ai pagamenti da regolarizzare derivanti dalle anticipazioni di cassa (231.568.504,00 euro); quella per le “altre infrastrutture” pari a 30.322.025,47 euro. Alti anche i costi della macchina comunale: dal costo delle competenze fisse del personale a tempo indeterminato (26.313.497,81 euro), passando per i quasi 10 milioni di utenze ed energia elettrica, per i 3 milioni 767mila euro per telefonia e reti di trasmissione, per i poco più dei 3 milioni di euro di spese per i contenziosi legali, per giungere infine ai 602mila euro di incarichi professionali esterni che consentono al Comune di Salerno di piazzarsi al 22esimo posto in tutta Italia.
Insomma, per un’amministrazione che si definisce “francescana”, probabilmente, il posto in classifica sarebbe dovuto essere ben diverso.