
Alessandro Turchi, presidente di Salerno Migliore
Fra i cinque capoluoghi della nostra regione, quello salernitano ha il maggior numero di cittadini con sessanta o più anni, ogni dieci abitanti tre e mezzo hanno oltre sessanta anni, con tremila di loro che hanno superato gli ottantacinque. Emerge sempre più che Salerno non è città per giovani, i nostri ragazzi non trovano lavoro, non hanno servizi a loro dedicati, centri di aggregazione, luoghi di ritrovo, impianti sportivi. Questo il motivo per cui scappano dalla città, portando altrove le proprie competenze e la loro preparazione, del resto chi non conosce famiglie con figli che studiano o lavorano in altre regioni se non all’estero? Rimane in città chi ha uno stipendio, o la possibilità di una pensione o chi usufruisce di un benessere, grande o piccolo, ereditato dai genitori o dai nonni, quindi soprattutto le persone più in là con gli anni, persone che hanno più tempo libero ma che devono anche, purtroppo, fare i conti con i problemi di una fisicità ridotta. Per questa fascia di popolazione c’è bisogno di servizi adeguati ma, per una volta, non punteremo il dito su ciò che a Salerno non funziona, non parleremo quindi di servizi inesistenti o inefficienti, piuttosto metteremo in luce quali sono le esigenze di una fascia di popolazione così numericamente importante. Saranno i lettori, poi, a farsi una idea e a rendersi conto se la nostra realtà è coerente o meno con queste esigenze. Secondo noi di Salerno Migliore una città attenta alle persone in là con gli anni dovrebbe puntare su politiche e iniziative che migliorino la loro qualità della vita, promuovendo inclusione sociale, accessibilità e benessere. Per esempio una politica dei trasporti funzionale, con una mobilità, di autobus o della stessa metropolitana, che preveda rampe e posti riservati, ma anche agevolazioni economiche e servizi dedicati, con navette o taxi a prezzi agevolati sia per gli anziani che per le persone con mobilità ridotta. E poi, sempre a proposito di mobilità, le infrastrutture urbane dovrebbero essere accessibili, con marciapiedi larghi e senza barriere, con semafori dotati di segnali acustici e con tempi adeguati per l’attraversamento. È di pochi giorni fa l’ennesimo omicidio stradale di una persona over settanta che stava attraversando sul lungomare, evidentemente in condizioni di scarsa sicurezza. Ci vogliono poi spazi verdi e luoghi pubblici con aree attrezzate, panchine, ombra e percorsi sicuri, luoghi di socializzazione, biblioteche e centri comunitari con accesso facilitato. Passando al discorso dell’assistenza sanitaria e sociale sarebbe auspicabile avere servizi sanitari efficienti, con cliniche, medici di base e farmacie facilmente raggiungibili, ma anche con una capillare assistenza domiciliare che preveda un supporto medico e sociale per anziani con difficoltà di movimento, e centri di assistenza che possano fornire cure diurne, riabilitazione e supporto psicologico. Le persone anziane, negli anni, hanno la assoluta necessità di inclusione sociale, da qui la presenza necessaria di centri ricreativi e culturali, con spazi dedicati ad attività, a corsi di formazione, a eventi culturali e sport leggeri. La solitudine si combatte anche con iniziative adeguate, con programmi di volontariato, con gruppi di incontro e con servizi di telefonia amica, ma anche con eventi intergenerazionali per favorire lo scambio di esperienze e la coesione sociale. Il coinvolgimento attivo potrebbe essere attuato anche con forum o comitati dove gli anziani possano essere coinvolti, esprimere esigenze e proporre soluzioni, con politiche inclusive e progetti urbani e sociali che tengano conto delle loro necessità specifiche. In molte città, specialmente all’estero, esistono iniziative di housing sociale, con abitazioni progettate per questa fetta di popolazione, con ascensori, ambienti sicuri e personale di supporto, con quartieri che prevedano negozi, servizi e spazi verdi facilmente raggiungibili a piedi, ma anche con agevolazioni economiche e sconti su affitti e utenze per chi ha redditi bassi. Poi il grande tema del benessere, che passa dall’educazione sanitaria, dai programmi di prevenzione sull’alimentazione, dalla cura delle malattie croniche, dal supporto psicologico, con servizi gratuiti o a basso costo per affrontare depressione o ansia legate all’età. Infine il capitolo, per Salerno particolarmente ostico, della modernizzazione. L’innovazione tecnologica si attua anche con i corsi di alfabetizzazione digitale per gli anziani, che devono pur imparare a utilizzare smartphone, internet e servizi online, altrimenti la smart city auspicata rimarrà per sempre un sogno irrealizzabile. Ecco, allora, l’auspicio di servizi digitali dedicati, con app o portali web per prenotare visite mediche, trasporti o partecipazione ad eventi, passando dalle tecnologie per la sicurezza, come, ad esempio, i sensori di caduta o i sistemi di telemedicina. Si, lo sappiamo, stiamo illustrando una sorta di libro dei sogni, ne siamo consapevoli, ma per auspicare il miglioramento della nostra città è necessario indicare una direzione chiara e definita. Salerno Migliore, nata pochi mesi fa, lo sta facendo. E poi, diciamola tutta, una città che sa mettere al centro delle proprie politiche le persone più anziane diventa automaticamente una città più vivibile per tutti, perché promuove inclusione, sicurezza e una migliore qualità della vita.